SUL CAMPIDOGLIO SVENTOLA CALTAPAPÀ - PERCHÉ ORA PIERFURBY SMANIA PER FORNICARE CON BERSANI SU RIFORME E ELEZIONI? PER AVERE IN CAMBIO LA POLTRONA PIÙ IMPORTANTE PER CALTAGIRONE: QUELLA DEL SINDACO DI ROMA - MA PER MANDARE IL “TRONISTA” ALFIO MARCHINI IN CAMPIDOGLIO BISOGNA SEGARE LE PRIMARIE PIDDINE E SMORZARE LE AMBIZIONI DI GASBARRA-BETTINI, GENTILONI E RICCARDI…

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Fabio Martini per "la Stampa"

Nell'interminabile tira e molla sulla legge elettorale, il barometro ieri sera volgeva di nuovo al brutto, eppure dietro le quinte tra il Pd e l'Udc si sta tessendo un accordo significativo, che potrebbe assumere una valenza strategica. Tra Bersani e Casini si sta lavorando ad un patto che tenga dentro partite diverse e delicate: i candidati comuni in Lombardia, Lazio, Molise e Roma, la riforma elettorale e, dulcis in fundo, un accordo di governo a due per il dopo-elezioni.

Certo, accordi di questo tipo restano fluidi sino a quando non sono chiusi ma nell'ultima settimana sono maturate grosse novità seppure ancora sotto traccia. A fine settimana, a Montecitorio, ne avrebbero parlato Pier Ferdinando Casini e Maurizio Migliavacca, il più fidato ambasciatore di Bersani. L'Udc, fa sapere Casini, è pronta ad un accordo sulla legge elettorale, con un premio più consistente di quello previsto attualmente, sulle preferenze si può discutere, ma al tempo stesso i centristi rivendicano importanti ruoli di responsabilità sul territorio.

E per ottenerli - ecco la grossa novità - all'Udc sono pronti a vistosi giri di valzer, alleandosi con il Pd nel Lazio, in Lombardia e anche a Roma. In cambio, per la prima volta negli ultimi anni, l'Udc punta ad avere un candidato di suo gradimento in una grande città: per la corsa al Campidoglio, il preferito è Andrea Riccardi, ministro del governo Monti e leader della Comunità di Sant'Egidio, ma come seconda opzione è stato indicato Alfio Marchini, ultimo rampollo dei Marchini, i palazzinari comunisti costruttori del palazzo delle Botteghe Oscure, poi donato al Pci, da qualche anno in ottimi rapporti con Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore a tutto campo, ormai l'uomo più potente di Roma.

Ma una giravolta così veloce non è semplice. Soprattutto nel Lazio dove Luciano Ciocchetti personaggio da quindicimila preferenze, un partito nel partito - è ancora vicepresidente della giunta Polverini di centrodestra in quota Udc.

Ma anche a Roma non è semplice paracadutare un candidato, pur prestigioso come Riccardi, a quel punto cancellando per decreto le Primarie del centrosinistra già fissate per il 20 gennaio e di cui ieri, non a caso, si è fatto garante il segretario regionale del Pd Enrico Gasbarra, fautore di una procedura più partecipata: «Il Pd ha scelto per ricostruire il Paese, la strada delle Primarie. Di fronte ad un progetto così ambizioso non esistono coalizioni a tavolino, nè fantomatici equilibri nazionali».

Un altolà lanciato anche per esorcizzare quello che è il vero spettro della sinistra romana: un ballottaggio al secondo turno con il candidato del Cinque Stelle che, secondo un sondaggio, potrebbe contare oggi a Roma su una percentuale impressionante: il 27%.

Alle Primarie continuano a credere i candidati di maggior peso che il Pd potrebbe schierare: l'ex ministro Paolo Gentiloni, che conosce bene il Campidoglio, avendo affiancato Francesco Rutelli, nella sua stagione da sindaco; l'ex Tg1 David Sassoli, un buon radicamento nei movimenti cattolici; soprattutto Enrico Gasbarra, già presidente della Provincia e appoggiato da Goffredo Bettini, il personaggio di maggior intelligenza ma anche di maggior potere del Pd romano, che vedrebbe nel suo candidato la garanzia della continuazione del suo «sistema», meglio noto come «Modello Roma».

 

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