DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Cristiana Lauro per Dagospia
Francesco Paolo Valentini e Leonardo Pizzolo sono due noti artigiani del vino.
Abruzzesi, fanno una viticoltura meno invasiva possibile, con forte attenzione al rispetto della vigna e si sono rotti i coglioni di tenere la bocca chiusa e andare avanti come se niente fosse: il clima negli ultimi anni è cambiato e gli effetti sono preoccupanti.
Come dice il geologo Mario Tozzi sulla rivista La Màdia Travelfood:”dobbiamo smettere di ignorare gli effetti devastanti del cambiamento climatico in atto sull’agricoltura. Le cause non sono più naturali come in passato, ma è colpa prevalentemente delle nostre attività produttive. La produzione di energia, l’allevamento di bestiame destinato al consumo di carni per alimentare l’uomo, il traffico per le strade...Se andiamo avanti così va a finire che il Prosecco si produrrà ad Oslo mentre qui coltiveremo palme, ananas e banane”.
Da Ceresio 7 a Milano per la prima volta due produttori di vino si sono messi a nudo e hanno parlato di cambiamenti climatici, di vendemmie mediocri, perché non sono tutte vendemmie del secolo come dichiarano ogni anno molti produttori in evidente malafede. Hanno portato in assaggio alcuni vini mai usciti sul mercato (ci vuole coraggio a non uscire, a rinunciare alle vendite, per dirla in soldoni).
Vini figli di annate modeste, compromesse da turbe climatiche repentine, assurde se pensiamo che in pochi anni l’epoca di vendemmia è anticipata mediamente di una ventina di giorni. È un dato preoccupante e d’altra parte nel 2003 Richard Geoffroy - chef de cave del noto Champagne Dom Pérignon - ha vendemmiato con quasi quaranta gradi centigradi di temperatura costante, che è impensabile da quelle parti.
Caldo torrido, annate tremendamente siccitose, oppure gelate ad aprile che uccidono le gemme sulle piante. Insomma, sta succedendo un gran casino.
Per presentare davanti a una platea di “grandi palati”, provenienti dai più noti e stellati ristoranti italiani, i propri vini più discutibili, i figlioli imperfetti, un po’ claudicanti - essendo due bravi e celebrati produttori di vino - ci vuole il coraggio di Sandokan. Non era mai successo prima, anche se dubito che quest’uscita clamorosa e di grande rigore etico avvenuta da Ceresio 7, possa andare oltre qualche tiepida simpatia fra i produttori di vino. Non ammasserà cumuli di proseliti nel settore produttivo. Ma io sono sempre dalla parte del cliente, del bevitore appassionato, quello consapevole della differenza sostanziale fra qualità vera e virtù chiacchierate.
Sul finale il pubblico presente, composto da veri giganti del servizio di sala e della ristorazione, s’è bagnato il becco con alcune annate imbattibili, ineguagliabili. Vini magistrali, che durano nel tempo, quelli prodotti in grandi annate come la ‘78 per Valentini o la 2015 per Valle Reale, l’azienda abruzzese fra il Gran Sasso e La Maiella di Leonardo Pizzolo. Insomma i vini delle annate regolari, non quelle incasinate dai cambiamenti climatici in atto negli ultimi decenni.
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