“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA…
Lettera di Bobo Craxi a Dagospia
Caro Dago;
Leggo una lunga dissertazione filologica dell’amico Molendini sulla genesi del conclamato pezzo di Jobim “Aguas de Março”
Sono io che ho raccontato, tramandandola, l’epopea della breve frequentazione degli artisti brasiliani al Raphael negli anni dell’esilio prima di trasferirsi nella periferia Nord Romana.
Fu Sergio Bardotti che mi raccontó che una sera al piano Tom Jobim accennó alle note di Agua de Março,probabilmente ancora in gestazione, che certamente non si ispira all’albergo romano ma ha avuto un suo primario concepimento al piano che stazionava nella Hall.
Che la “risciacquatura” del celeberrimo pezzo avvenne con la vista della Baia di Guanabara, come sostiene Molendini, é sicuro e non probabile.
Che il parto dell’intuizione musicale possa essere avvenuta al Raphaël come raccontava il compianto Sergio Bardotti in questo caso non dubiterei.
E comunque Tommaso Labate ha reso poetica una Storia che sta alle nostre spalle e che tutti, da Rio a Roma rimpiangiamo.
jobimtommaso labateMARCO MOLENDINI CON JOAO GILBERTOAntonio Carlos Jobim
Bobo Craxi
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