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Sara Gandolfi per il “Corriere della Sera”
David Bowie è scomparso, lunga vita alla sua leggenda. Dopo l' annuncio via twitter della morte, milioni di fan attendono con il fiato sospeso i funerali dell'«uomo che cadde sulla Terra».
Le indiscrezioni, ieri, si rincorrevano in rete e sui giornali britannici. Lo scandalistico ma ben informato The Sun sostiene che il Camaleonte del rock dovrebbe essere sepolto con una cerimonia privata negli Stati Uniti, dove sarebbe morto e dove viveva, in un attico a Manhattan, con la seconda moglie Iman e la figlia quindicenne Alexandria.
A loro - e al figlio maggiore Duncan - andrà un' eredità di tutto rispetto: il cantante avrebbe accumulato una fortuna pari a 230 milioni di dollari (212 milioni di euro, ma per il Sun arriva a 800 milioni di euro), e le vendite dell' ultimo album «Blackstar», decimo della sua caleidoscopica carriera, non faranno che aumentarla.
La voce di Bowie da ieri domina la Top di iTunes e il canale di musica in streaming Spotify ha registrato un aumento esponenziale dei fan del Duca bianco, che in vita ha venduto oltre 140 milioni di dischi.
Imprenditore del suo talento, nel 1997 emise, prima rock star al mondo, le obbligazioni «Bowie Bond» sui diritti d' autore dei suoi album. All' inizio avevano tassi del 7,9%, poi le royalties furono bruciate da internet e i bond liquidati. Ma tant' è: a lui l' operazione fruttò decine di milioni. «Vengo dalla classe operaia, ho sempre l' ansia di non lasciare abbastanza alla mia famiglia», confessò qualche anno fa.
Tutti ormai sanno chi è Ziggy, l' alieno dagli occhi di ghiaccio cui oggi qualcuno vorrebbe dedicare un pianeta (una petizione online invita l' Unione astronomica internazionale a cambiare il nome di Marte in Bowie).
Pochissimi però sanno chi era David Jones (suo vero nome), quali i segreti della sua vita e della sua sofferenza. Ieri qualche notizia è filtrata, oltre l' invisibile barriera che i suoi familiari hanno saputo costruirgli intorno.
David aveva obbligato amici, medici e collaboratori alla consegna del silenzio sulla sua malattia, un cancro al pancreas diagnosticato nel 2014, le cui cellule si erano diffuse al fegato.
E nulla è trapelato sui sei infarti che, a detta della biografa Wendy Leigh, lo avrebbero colpito negli anni recenti. La verità forse non uscirà mai dalle mura della sua Penthouse newyorchese da 3 milioni di sterline, nel quartiere trendy di Soho.
Il mondo della musica, però, continuerà ad idolatrare il suo alieno. I Brit Awards, il prossimo 24 febbraio a Londra, si trasformeranno in un mega-tributo per «una delle più grandi icone inglesi».
E già si va formando la coda di star e starlettes che vogliono cantare (o sfilare) in suo onore, il 31 marzo, alla Carnegie Hall di New York: il concerto con Cindy Lauper e altre voci del brit-pop era stato annunciato la scorsa settimana ma ora si fanno i nomi dei baronetti musicali Sir Elton John, Sir Mick Jagger, Sir Paul McCartney.
Nel dubbio di quel che sarà, David ha provveduto per sé.
«Aveva fretta di finire l' album "Blackstar"», dice il suo produttore Tony Visconti. Un Requiem, come quello di Mozart, che lui però è riuscito a finire.
«Look up, I' m in Heaven».
MICK JAGGER E DAVID BOWIEBOWIEdavid bowie e mick jagger jpegDavid Bowie Mick Jagger jpeg
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