COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Domenico Megali per Adesso
Nella notte tra il 4 e il 5 aprile del 1970 a Magdeburgo (ex DDR) cinque uomini, tre russi e due tedeschi, sono in missioni per conto di Leonid Breznev. Il leader sovietico vuole mettere la parola fine a una leggenda che aleggia in Europa dal 1945.
I cinque uomini posteggiano una Wartburg 353 e un piccolo fuoristrada ARO nel cortile in ghiaia di una villa al numero 36 di Klausener Strasse. I tre russi sono agenti speciali del Kgb capitanati da Nicolaj Kovalenko, braccio destro del grande capo Jurij Antropov.
Gli altri due, tedeschi fedeli all’Urss, sono lì per fare il lavoro sporco: vangare. L’obiettivo della missione è top secret. Ne sono al corrente solo loro e i grandi capi di Mosca: riesumare il cadavere di Adolf Hitler e distruggerlo per sempre.
Ma come era nata questa missione? Lo abbiamo chiesto a Giovanni Mari, giornalista del Secolo XIX e studioso della propaganda politica che, sull’argomento, ha scritto il romanzo storico Klausener Strasse - 1970: caccia al cadavere di Hitler, il diario segreto del KGB.
Come nasce la missione Klausener Strasse?
Nasce da Stalin che nel gennaio del 1946 decise di seppellire i corpi di Hitler e dei gerarchi che erano con lui nel bunker di Berlino, in un luogo sicuro e segreto. Stalin voleva mantenere la paura di un ritorno di Hitler per avere mani libere e poter compiere qualche missione sporca come quella denominata Nemo. Per questo cercò di occultare quei corpi al resto del mondo, facendoli sparire.
Cosa decise di fare?
Dopo aver svolto le autopsie nell’ospedale di Buch sul corpo di Hitler - grazie anche al confronto con la dentatura del cadavere e le radiografie fatte nel 1944, nel gennaio del 1946 Stalin decise di sotterrare segretamente i corpi in un terreno di competenza dell’Armata Rossa a Rathenow vicino a Magdeburgo.
E poi cos’è successo?
Non se ne seppe più nulla. Sulla vicenda cadde il silenzio mentre la leggenda sulla scomparsa del corpo di Hitler cresceva. Nel 1970 il KGB fa notare a Breznev che il luogo dove erano stati sepolti i corpi non era più sicuro. Bisognava disfarsene in maniera definitiva e così ordina la missione all’allora capo del KGB, Jurij Andropov.
Come si svolsero i fatti?
Il giorno prima della missione i cinque avevano recintato il terreno con un telo per tenere lontani sguardi indiscreti. I due tedeschi spalano fino ad arrivare a cinque bare che secondo le precise indicazioni del KGB contenevano nell’ordine: Adolf Hitler ed Eva Braun, Goebbels e sua moglie Magda, Hans Krebs, capo di stato maggiore dell’esercito tedesco tumulato insieme a tre dei sei figli di Goebbels, le altre tre figlie del gerarca, e infine la bara con i due cani di Hitler, Wolf e Blondi.
Ma come avviene il riconoscimento, come fanno a esser certi che quei resti appartengono ai corpi seppelliti 25 anni prima?
soldato sovietico nel bunker di hitler
I tre agenti russi sanno cosa cercare perché nei rapporti consegnati a Stalin nel 1946 vengono elencati minuziosamente cosa indossano nel momento della sepoltura. Cercano spille, pistole, porta sigarette, calzari, copricapi, la protesi della gamba destra di Goebbels, misurano le altezze dei bambini. Tutto tornava.
A quel punto cosa decidono?
Issano quel carico sulle due vetture e si dirigono in una radura isolata a Schönebeck dove bruciano tutto: poi di corsa al Schweinebrücke (Ponte dei Porci) di Biederitz sul fiume Elba dove disperdono quel carico così ingombrante.
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