DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
1. IL TETTO AGLI STIPENDI PER GLI ARTISTI IN RAI È IMPROPRIO, MA TOCCA AI VERTICI AZIENDALI INTERVENIRE, DICE IL SOTTOSEGRETARIO GIACOMELLI AL ‘CORRIERE’. PER FRENARE POPULISMI TUTTI FACCIANO LA LORO PARTE
Da "Primaonline.it"
“Ritengo sia improprio, oltre che concettualmente sbagliato, estendere alle collaborazioni artistiche la portata della norma che introduce il tetto alle retribuzioni. Su questo punto, tuttavia, capisco che non è sufficiente la mia personale opinione. Credo sia giusto approfondire giuridicamente e, se necessario, sollecitare una norma più chiara da parte del Parlamento”.
A sostenerlo il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che, con una lettera indirizzata al direttore Luciano Fontana, risponde alle riflessioni, riportate ieri sullo stesso quotidiano, della presidente Rai Monica Maggioni, focalizzandosi sul tanto dibattuto tema del tetto agli stipendi per le collaborazioni artistiche nel servizio pubblico.
CAMPO DALL ORTO E MONICA MAGGIONI
Chiedendosi se realmente la Rai non abbia mai in qualche modo contribuito a incentivare la deriva populista di cui è vittima parlando di stipendi, Giacomelli mette l’accento sul “voto insolitamente bipartisan del Parlamento su quella norma”. “Durante il dibattito sulla riforma della governance”, ricorda ancora Giacomelli, “il governo e la maggioranza hanno più volte respinto emendamenti di quel tipo. Non lo abbiamo fatto per mantenere lo status quo”, spiega, “ma esplicitando chiaramente il convincimento che toccasse prima di tutto ai vertici aziendali, con i poteri conferiti dalla legge, intervenire in modo organico per razionalizzare e dare sobrietà ad un sistema di retribuzioni e compensi non più sostenibile”.
“Lo abbiamo fatto ribadendo la tesi che nella gestione Rai dovesse affermarsi una logica aziendale ed industriale, senza impropri o parziali interventi della politica negli elementi di gestione”. “Ho l’impressione e probabilmente l’ha avuta il Parlamento, che siano andate perdute in questo senso molte occasioni”, dice il sottosegretario citando come esempi l’assenza di “un piano organico sulle retribuzioni” che accompagnasse la pubblicazione dei compensi, imposta dalla riforma Rai, “l’assenza di risposta da parte della Rai rispetto alle irregolarità o illegittimità segnalate da Anac nei percorsi di nomina di 21 dirigenti dell’azienda” e ancora “l’attesa di un piano editoriale innovativo”.
“La legge attribuisce chiaramente ai diversi soggetti poteri e responsabilità. Il governo ha fatto e farà la sua parte”, conclude Giacomelli, anticipando che tra pochi giorni il ministro Calenda presenterà in Consiglio dei ministri la proposta per la nuova convenzione con la Rai per la concessione del servizio pubblico. “Ma se si vuole che non prevalgano irrazionalità e populismo occorre che tutti, ciascuno nel proprio ambito, facciano la parte di lavoro che compete loro”.
2. GIACOMELLI HA RAGIONE, LA DIRIGENZA RAI DEVE RIFLETTERE, DICE IL DEPUTATO PD ANZALDI. CI SI ASPETTAVA UN SEGNALE CHIARO, MENTRE SONO TANTI I DUBBI SUL LORO OPERATO
Da "Primaonline.it"
“Quelle del sottosegretario Giacomelli sono parole giustamente dure che dovrebbero far riflettere. Se oltre a maggioranza e opposizione, anche il Governo ritiene fallimentare il bilancio di questa dirigenza Rai, il segnale politico è chiaro e bisognerebbe trarne le conseguenze”. Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della Vigilanza Rai, commenta così la lettera del sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, pubblicata oggi sul ‘Corriere della Sera’.
“Giacomelli”, spiega Anzaldi all’Ansa, “ha ragione: questa dirigenza Rai ha perso troppe occasioni, tradendo le aspettative di rinnovamento e il mandato ricevuto. Lo sostengo da tempo, ora vedo che i miei dubbi sono gli stessi che segnala il sottosegretario”.
“Ma veramente si può pensare che il problema principale della Rai siano i mega stipendi di qualche decina di artisti e giornalisti?”, dice tornando sul tetto agli stipendi e riprendendo le considerazioni espresse a riguardo da Giacomelli. “Vedendo l’improvvisa e generale alzata di scudi della dirigenza di Viale Mazzini, dg e presidente ma anche i consiglieri, qualcuno evidentemente sembra crederlo.
Dai vertici Rai nominati durante il Governo Renzi, che ha fatto dei tagli ai maxi stipendi uno dei suoi primi provvedimenti, ci si attendeva però un segnale chiaro. Invece, come giustamente sostiene il sottosegretario Giacomelli, hanno fatto melina, sono andati avanti a colpi di assunzioni esterne, e alla fine è dovuto arrivare l’intervento del parlamento”.
“Abbiamo scoperto le storture dei mega stipendi grazie alla trasparenza voluta per legge dal Governo nella Riforma Rai”, aggiunge ancora. “Ma gli interrogativi sull’operato dei vertici Rai sono tanti: sull’assenza di un piano editoriale, sullo smantellamento dell’informazione, sulle mancate risposte all’Anac”. “Dubbi che”, conclude, “esprimo da mesi e che ora ritrovo anche nelle parole del Governo”.
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