DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes. Ancora film francesi. Inutili. Anche se "La passion de Dodin Bouffant" diretto dal vietnamita Tran Anh Hung, curioso ritratto di uno chef di fine 800, è un tour de force notevole per riprese continuamente in movimento, bollio di pentole, polli farciti, gran disquisizioni sul componimento del menu, dialoghi romantici tra Benoit Magimel, il grande chef Dodin, e la sua amata compagna, Eugenie, interpretata da una indaffarittissima Juliette Binoche ottima anche in volo da una pentola all'altra in cucina.
Il punto più alto è la descrizione del matrimonio come un menu alla rovescia, visto che si comincia col dolce. Come Il punto più basso e quando si passa dal primo piano di un pera cotta spellata che poggia su un manto di crema al sedere nudo della Binoche in attesa di essere morsa sul letto dal suo chef. Diciamo che non c'è tanta storia, visto che solo i primi 26 minuti sono occupati dalla preparazione e la messa a tavola dei piatti di Doodin. Poi tutto l'interesse si sposta su quale menu possa ideare il nostro chef come risposta al pranzo di otto ore che gli ha preparato il principe di Eurasia e su come finirà la storia d'amore tra i due protagonisti, visto che la bella Eugenie è malata ma non si sa di che.
Girato e interpretato benissimo è Assolutamente da vedere assieme.e ai programmi sugli chef di Sky. In concorso a Cannes magari è in piatto sbagliato. Avevamo lasciato la bionda Virginie Efira palpitante e malmenato dal marito molesto e padronale in "L'amore et les forets" di Valerie Donzelli e la ritroviamo sempre palpitante, senza marito, con un fratello tossico, un lavoro notturno in discoteca, madre di due figli, e i servizi sociali che gliene vogliono portare via uno nell'opera prima "Rien a perdre" di Delphine Deloguet passato a Un Certain Regard.
Ne' bello ne' brutto, più o meno un'anteprima in quel di Cannes che permette di lanciare il film, di far fare un po' di foto e di interviste alla Efira, palesemente incinta, e di dimostrare che è assolutamente indispensabile al cinema francese.
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