LA CANNES DEI GIUSTI - TUTTI A VEDERE IL GRANDE FAVORITO, IL FILM DA PREMIARE, "AMOUR" DI HANECKE CON TRINTIGNANT E EMMANUELLE RIVA. DUE ORE E SETTE MINUTI DI SOFFERENZA E D'AMORE DI UNA VECCHIA COPPIA BORGHESE CHE SI AVVIA ALLA MORTE, CON INTERPRETAZIONI CHE VANNO AL DI LA' DEL CINEMA - MALE ACCOLTO ALLA PROIEZIONE DELLA STAMPA, "JAGTEN", DEL CELEBRATO REGISTA DI "FESTEN", TOMAS VINTENBERG - CRONEBERG, DIFFICILE FARE IL MESTIERE DEI GENITORI…

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Marco Giusti per Dagospia

Cannes 2012. Quinto giorno. Domenica. Piove e tira vento. Stremati da un festival finora di non cosi' alto livello siamo tutti andati a vedere il grande favorito, "Amour" di Michael Hanecke con Jean-Louis Trintignant e Emmanuelle Riva. Due ore e sette minuti di sofferenza e d'amore tra una vecchia coppia borghese, musicisti parigini con figlia, Isabelle Huppert, mal sposata, che si avviano alla morte.

Sappiamo da subito che la polizia entrera' nella loro casa e trovera' lei morta. E' li' che arriva, non ironicamente, il titolo "Amour". Perche' e' di amore che si parla nell'accudimento da parte del marito per la moglie malata fino alla sua morte. Haneke non ci risparmia nulla del calvario che in molti conosciamo dei nostri vecchi verso la morte e della reazioni d'amore dei loro compagni e compagne.

Se la prima parte lascia qualche spazio alla commedia fra i due grandi attori protagonisti, la seconda e' tutta in discesa nella malattia e nel dramma, l'abbandono di lei e l'amore e il dolore di lui nel vederla cosi'. "Senza nessun sentimentalismo", era l'ordine del regista, ha ricordato Emmanulle Riva in conferenza stampa.

Sostenuto, anzi vissuto dai due protagonisti con interpretazioni che vanno al di la' del cinema ("e' la prima volta che mi e' piaciuto vedermi al cinema" ha detto Trintignant in conferenza stampa), costruito da Haneke con uno sguardo moralmente esterno, totalmente distante da qualsiasi forma di fede religiosa, privo di compiacimento nei suoi aspetti più pornografici, ma di grande rigore cinematografico, e' ovviamento il film da premiare.

E Trintignant, che torna al cinema dopo lo schock della morte della figlia Marie, e' l'attore che Cannes, che lo premio' tanti anni fa per "Z" di Costa Gavras, non puo' scordare. Diciamo che tutto il festival sembra essere costruito su quest'evento, anche se la gran massa di critici non giovanissimi lo hanno molto sofferto.

Di fronte al film di Haneke scompare un po' quello di Tomas Vintenberg presentato ieri sera. Bello, complesso, con qualche punta di gia' visto, e male accolto alla proiezione della stampa, "Jagten", "La caccia", del celebrato regista di "Festen", che ripropone il suo ricco stile di cinema per un dramma tutto ambientato in un piccolo centro danese. Il maestro Lucas, interpretato dal bravo Mads Mikkelsen, una star nordica che ha fatto anche il cattivo nel bondiano "Casino Royale", cerca di ricomporre la sua vita dopo un recente divorzio, ma una bambinetta bionda di cinque anni, Klara, una specie di Lolita in miniatura figlia del suo miglior amico, Theo, lo accusa di pedofilia.

Gli avrebbe fatto vedere il pisello e forse anche di più. Quello che per la bambina e' una piccola vendetta nei confronti dell'amato maestro che non ha accettato il suo bacio e un cuoricino in regalo, diventa un incubo per il povero insegnante che si trova in breve tempo additato come un mostro dall'intera comunita'. Non solo nessuno gli crede, ma finisce sotto processo, perde il posto, la custodia del figlio.

Costruito dal regista seguendo due mesi, novembre, con una grande scena di caccia tra maschi iniziale, e dicembre con la preparazione del Natale, funziona per svelare i meccanismi di esclusione e di odio represso della piccola comunita' e dell'intera societa' danese. Non un capolavoro, ma un film di grande intelligenza e finezza che ci mostra, come in certi classici dell'avventura, "Ciclone sulla Giamaica" per tutti, quanto certi angioletti possono essere maligni e pericolosi.

Quanto a "Antiviral", opera prima del bizzarro figlio di David Cronenberg, Brandon, sorta di medicin-fiction dedicata allo smercio dei virus delle star in un gelido futuro, a parte un bell'impianto visivo, diciamo che tutto appare un po' inerme e privo di fascino.

A parte un Malcolm McDowell invecchiato e un protagonista molto glamour che si atteggia a Lapo Elkann, comprendiamo perche' papa' Croneberg si sia buttato ultimamente sulla psicanalisi. Ma non capiamo perche' imporlo a Cannes. Difficile fare il mestiere dei genitori.

 

AMOUR-TRINTIGNANTAMOUR-TRINTIGNANTHANEKE - HUPPERTTomas Vintenberg ANTIVIRALCronenberg, BrandonCronenberg e figlio Brandon