DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Giordano Bruno Guerri per "il Giornale"
In Perù 500 ciclisti nudi (o quasi: i sellini possono essere intraprendenti) per chiedere maggiore sicurezza sulle strade. In Canada, migliaia di studenti nudi per le strade, a chiedere una riduzione delle tasse universitarie. Allo stadio di Kiev, prima della finale dei campionati europei di calcio, femministe a seno nudo e con il volto coperto da un passamontagna a manifestare contro il leader bielorusso Lukashenko. Nudi persino i pompieri delle Asturie spagnole, perché «a forza di tanto tagliare ci hanno lasciato nudi».
I casi di protesta collettiva come t'ha fatto mammeta, insomma, si moltiplicano e non resta che aspettare il prossimo episodio, magari qui in Italia, favorito dal caldo e dai motivi di protesta, che di certo non mancano. C'erano una volta, e ci sono ancora, gli streaker, quelli che improvvisano una corsa disinibita Âmagari nel bel mezzo di una partita di calcio in mondovisione - per esibizionismo o per protestare contro qualcosa. Le nuove manifestazioni di massa, o almeno di gruppo, invece, hanno un senso diverso.
Più pratico e allo stesso tempo più simbolico. Pratico, praticissimo, perché scoraggia la polizia da cariche violente, che non avrebbero senso e sarebbero assai pericolose di fronte a mani e pudenda indifese. Simbolico, simbolicissimo, perché niente più dell'assenza di abiti può significare la trasparenza delle richieste: e ora, in più, lo stato di bisogno in cui molti manifestanti versano; per non dire della difficoltà che avrebbe persino il governo Monti a togliere soldi da tasche inesistenti.
C'è da aspettarsi,dunque,che la protesta svestita abbia sempre maggiore successo, anche perché -rigore o non rigore-prosegue l'ossessiva ricerca dell'essere in forma, e ogni scusa può essere buona per mostrarsi, senza la seccatura di dover andare in spiaggia in mezzo a tanta concorrenza.
In realtà , però, come al solito non c'è niente di davvero nuovo sotto il sole. Il corpo è sempre stato il principale mezzo di comunicazione, dopo la parola, e uomini e donne di ogni epoca ne hanno fatto uso abbondantissimo per far sapere questo o quello. Basti pensare alle pitture e ai disegni corporali, se non ai tatuaggi, che ovunque e sempre hanno indicato stati di pace, di guerra, di disponibilità o di rifiuto.
O a quale importanza hanno avuto sempre i capelli e la loro acconciatura: prima della Rivoluzione francese, i nobili amavano portare come segno di distinzione dei codini curatissimi, infiocchettati e impomatati; la rivoluzione provvide a tagliarli, spesso insieme a tutta la testa, e i codini tornarono dopo la Restaurazione, tanto da dare nome e caratteristica di appartenenza ai reazionari che li portavano: «codini», appunto.
Infine,una delle più grandi rivoluzioni sociali e estetiche del Novecento è stata proprio all'insegna di una maggiore nudità : le minigonne, prova di liberazione umana e sessuale, combattevano con pochi centimetri di stoffa in meno tabù e tradizioni durate secoli e secoli. Come si vede non era, così si diceva, qu'un debout.
Ma un dubbio resta, oggi come allora, quando portava la minigonna solo chi se la poteva permettere, dopo un attento controllo davanti allo specchio. Il dubbio, quasi una certezza, è che la protesta sia una buona scusa per mostrare il lavoro del proprio chirurgo plastico o, al meglio, quello fatto in palestra.
STUDENTI CANADESI IN PIAZZA NUDI CONTRO LAUMENTO DELLE TASSE UNIVERSITARIE PROTESTA DEI CICLISTI NUDI A LIMA IN PERU LA SCRITTRICE BRASILIANA VANESSA DE OLIVEIRA PROTESTA NUDA CONTRO LA PIRATERIA IL GRUPPO FEMEN PROTESTA A KIEV CONTRO IL PRESIDENTE BIELORUSSO LUKASHENKO I POMPIERI ASTURIANI MANIFESTNO A MADRID CONTRO I TAGLI DEL GOVERNO RAJOY FEMEN A DAVOS
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