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Matteo Sacchi per âIl Giornale'
Ormai le vere star non sono più gli attori, i cantanti o i grandi presentatori tv. O almeno non solo. Un ruolo tutto loro se lo sono ritagliato le star dei fornelli, i cuochi stellati che impazzano sul piccolo schermo e che hanno trasformato i propri ristoranti in luoghi di culto gastronomico-esistenziale. Che in tutto questo ci sia abbondantemente del ridicolo l'ha notato Gaetano Cappelli, scrittore potentino dotato di prosa agile e facile all'ironia corrosiva. Col fascino del cibo e della gastronomia gli è già capitato di giocare, basti ricordare La vedova, il Santo e il segreto del pacchero estremo, o Storia controversa dell'inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo.
Ora si è rimesso ai suoi fornelli letterari per servire caldo caldo al lettore il nuovo romanzo Stelle, starlet e adorabili frattaglie (Mondadori, pagg. 182, euro 14,90, dall'11 febbraio nelle librerie). La location principale è un territorio dimenticato dalla rete viaria nazionale e dalle guide turistiche; quella Basilicata che Cappelli conosce così bene. Già dall'incipit si descrive uno dei veri «drammi» dello chef contemporaneo: come riuscire a essere davvero glocal. Ovvero come avere una taverna, cucinare i piatti della nonna (sempre meglio di quelle schifezze frullate e preparate con l'azoto) e riuscire lo stesso a farsi una passerella tv o ottenere le stelle sulle guide che contano.
Detto più pane al pane e vino al vino, il romanzo racconta le peripezie del nobile Adelchi Caraffa d'Acquaviva il quale, invece di fare l'avvocato come prevede la tradizione familiare, apre un locale in paese con gran patema (purtroppo non paté) del dotto e signorile padre... La Taverna Acquaviva però, nonostante l'orto biodinamico e la cucina onestamente ottima, non decolla.
E qui inizia una sciarada, con inganno levantino, a caccia del successo che finirà per trascinare nel locale del giovane Adelchi (che nel capitolo anticipato in questa pagina si scoprirà cuoco «neoarcaico»), una serie di personaggi squinternati... Alla fine ne esce anche un bel ritratto delle bizzarrie di questi anni Dieci dove tutti possono essere famosi per un quarto d'ora, a patto che preparino un sufflè davanti a una telecamera. Però la parte veramente seria del libro arriva alla fine. Quando Cappelli vi regala una serie di belle ricette. Solo Pellegrino Artusi ne ha scritte di così letterarie.
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