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1- "CARO PAUL, MA SEI IMPAZZITO?" LE LETTERE SEGRETE DI JOHN LENNON
Gino Castaldo per Repubblica
Alla fine si pensa di conoscerlo, come fosse un vecchio amico. E del resto la storia dei Beatles è forse la più indagata in assoluto nella storia della cultura popolare. Ogni giorno della vita dei quattro, e quella di John Lennon in particolare, è stato studiato e setacciato, passato al microscopio incrociato della storia e della leggenda.
Eppure quando si pensa di essere arrivati a comprendere davvero, Lennon sfugge, è oltre, sembra rifiutarsi di lasciarsi stringere nella morsa delle definizioni, delle categorie. Era matto, era megalomane, era fragile come un bambino, era un genio, era tenero o aggressivo, un deliberato working class hero o un guerriero romantico, cinico e assente per il primo figlio, amoroso e devoto col secondo.
A rovistare nella vicenda personale di Lennon c'è da perdersi, ma ne vale la pena, anche perché a un certo punto la sua storia personale, i suoi tormenti, la sua utopia, sono
diventati un patrimonio dell'umanità .
Leggere per la prima volta tutte queste lettere inedite fa una certa impressione, ma non attenua il mistero. "Le lettere di John Lennon" (in uscita da Mondadori) appassiona come fosse un romanzo, anche se fatto, oltre che di lettere vere e proprie, di cartoline, stralci, messaggi concisi, scherzi, perché ci restituisce una parte dell'umanità di Lennon. Ce lo mostra un po' più da vicino, e ci permette di capire meglio le sue tante facce.
Certo, si tratta di una scelta mirata. Il libro è quello che si definirebbe una "biografia ufficiale", se fosse una biografia, ma in un certo senso lo è, curata dal fido Hunter Davies, amico della band, portavoce che già molti anni fa produsse una biografia riveduta e corretta dai quattro Beatles.
Anche questa volta, ovviamente, c'è il benestare - e non è stato immediato come racconta Davies nell'introduzione - di Yoko Ono, che alla fine ha accettato, certo, ma di sicuro non avrebbe permesso che uscissero lettere, e sicuramente ne esistono, più scabrose, più scandalose.
Insomma, Davies non è uno di quegli accaniti e violenti biografi che hanno scavato intorno ai segreti di Lennon per scoprire l'inverosimile. Del genere: aveva avuto una relazione omosessuale con Brian Epstein, aveva picchiato il suo amico Stu Sutcliffe, si era drogato come un pazzo e via dicendo. Lennon era semplicemente il ragazzo che aveva trasformato la sua vita in un'opera d'arte e lo aveva fatto partendo dalla riscrittura del rock'n'roll americano elaborata sui grigi dock di Liverpool fino all'invenzione di un territorio della musica ancora inesplorato.
Il suo estro irriverente lo percepiamo già nella sua vocazione di scrittore e disegnatore che lo portava a organizzare giornalini scolastici pieni di ironia e sarcasmo. Poi nel rispetto meticoloso con cui nei primi mesi dell'esplosione della Beatlesmania risponde ai fan, o nei toni affettuosi con cui manda cartoline e lettere alle zie. Il libro ricostruisce attraverso stralci e frammenti il rapporto di amore e odio con la tanto vituperata zia Mimì, e anche col padre Fred, assente per buona parte della sua vita.
Ci sono poi le lettere inviate alla prima moglie Cynthia, la ragazza della porta accanto della sua adolescenza a Liverpool, sposata in fretta e furia perché incinta di Julian. John cercava disperatamente di mantenere un qualche tipo di rapporto col piccolo, che vedeva poco o nulla, travolto com'era dal successo clamoroso che lo stava trascinando via come un tornado.
C'è il Lennon pungente e polemico che emerge con brillante arguzia nella stizzosa alterigia con cui nell'aprile del 1974 risponde a Todd Rundgren, chiamandolo
reo di aver detto di Lennon, «non è un rivoluzionario, è un idiota del c...» a proposito di alcune intemperanze esibite da Lennon e Harry Nillson al Troubadour di Los Angeles.
Ma ovviamente la parte più succosa è quella che riguarda i rapporti interni al gruppo. Da un certo punto in poi John comincia a firmare tutti i suoi messaggi con la firma John/Yoko, rinuncia al suo secondo nome Winston (datogli ovviamene in onore di Churchill), che però continua a usare per scherzo firmandosi a volte Winston O'Boogie, in favore di John Ono Lennon, e così si firma scrivendo all'amico Paul, e ci sono un paio di lettere piuttosto forti, aggressive, ma di grande interesse perché spedite nel 1971, l'anno dopo lo scioglimento dei Beatles, nel periodo della massima acredine, quando Lennon se ne uscì nel disco
âHow Do You Sleep?', molto pesante nei confronti del suo ex compagno di strada.
Nella lettera, John è molto arrabbiato, e svela che anche gli attacchi personali via musica era stato Paul a iniziarli: cita il secondo album solista di Paul, â'Ram'', dove ci sarebbero riferimenti pungenti alla folle condotta pubblica della coppia John and Yoko. «Non ti rendi conto di quanta merda ci avete gettato addosso?» chiede Lennon esasperato, e poi continua in calce: «La cosa che ci ha veramente lasciati perplessi è il fatto che tu chieda un incontro SENZA LINDA E YOKO. Pensavo avessi capito ORMAI che io sono JOHNEYOKO».
Anche la parte politica è densa. John si difende via lettera dai radicali di ogni risma che cercano di trascinarlo dalla loro parte: era imprevedibile, volubile, gentilissimo a volte. Ma era capace di rispondere a una lettera di un ammiratore con improvvisa ferocia: «Ascolta, Amico, perché non la smettete di asfissiare la gente voialtri fanatici di Gesù? Sono duemila anni che va avanti questa storia - imparerete mai? Chi sa non parla, chi parla non sa. Dalla tua lettera nevrotica non traspare nessuna pace interiore, ragazzo. De gustibus - amico! Vaffanpace! John &Yoko».
Grazie al fatto che all'epoca non c'erano sms e email, abbiamo molto materiale scritto: a John piaceva scrivere, a macchina o a penna, e quasi sempre scusandosi se lo faceva a macchina, come fosse un gesto poco educato, e in genere accompagnando le parole con disegni, facce, svolazzi decorativi. Scriveva ai parenti, anche dopo anni in cui non li frequentava più, mandava precisazioni ai giornali, soprattutto quando se la prendevano, circostanza non rara, con la sua diletta Yoko.
In un caso racconta che in effetti lei e Miles Davis si conoscevano e che in effetti era possibile che qualcosa potesse venirne fuori, ma ribadisce ai detrattori che comunque lei aveva già lavorato con Ornette Coleman.
Le lettere svelano, raccontano, aggiungono pezzi alla conoscenza di una personalità tormentata e poliedrica, le letterine a Ringo e a George, ammiccanti e complici, ma in fondo si comprendono perfettamente alcune linee guida: l'infanzia funestata dall'essere stato abbandonato sia dal padre che dalla madre, lo shock di perdere la madre
Julia proprio quando finalmente l'aveva recuperata in pieno nella sua vita, la catarsi beatlesiana, la terapia â'Primal Scream'' che ispirò i suoi primi lavori da solista, la fusione con Yoko, totale, destabilizzante, regressiva.
E poi gli anni del ritiro a New York, nella Dakota House, dove si occupava del figlio Sean, senza più apparire in pubblico, in quella casa davanti alla quale nel 1980 lo aspettò la follia di Mark Chapman che gli sparò addosso senza nessuna ragione plausibile.
John sembra sempre l'Ulisse in cerca di se stesso, personaggio esemplare, con tutta la sua nevrotica complessità , del secolo scorso, un misto di fragilità e potenza che riassume l'essenza stessa della musica. Non era lui, del resto, che ha scritto la canzone più dolce, ma allo stesso tempo più potente dell'era moderna? Non era lui che chiedeva con un sussurro un mondo senza divisioni, senza religioni, senza soprusi? Immagina, diceva, immagina...
2- JOHN LENNON: MIEI CARI PAUL E LINDA MA CHI VI CREDETE DI ESSERE?
Cari Linda e Paul stavo leggendo la vostra lettera e mi domandavo quale sciroccato fan dei Beatles di mezza età l'avesse scritta. Ho resistito alla tentazione di andare all'ultima pagina per scoprirlo. Continuavo a pensare: chi può essere? Queenie? La madre di Stuart? La moglie di Clive Epstein? Alan [sic] Williams? Che cavolo... è Linda!
Pensate davvero che i giornalisti mi/vi stiano dietro? Pensate questo? Chi ci crediamo/vi credete di essere? La solita storia del «chi è indulgente con se stesso non si rende conto del male che fa agli altri» - spero vi rendiate conto di tutta la merda che voi e il resto dei miei amici «gentili e altruisti» avete riversato addosso a me e a Yoko da che ci siamo messi insieme.
A volte sarà stata un po' più delicata o più «ceto medio», diciamo - ma non tanto spesso. Più di una volta ci siamo «mostrati superiori» - & vi abbiamo
perdonati entrambi - per cui questo è il meno che possiate fare per noi, voi nobili persone. Linda - se non t'importa di ciò che dico - sta' zitta! - fa' scrivere Paul - o quant'altro.
Quando mi hanno chiesto cosa avevo pensato a suo tempo della nomina a baronetti ecc. - ho risposto secondo quel che ricordavo - e ricordo perfettamente di aver provato un po' di imbarazzo - anche tu, Paul, no? - oppure (mi viene il sospetto) continui a crederci? Perdonerò Paul per aver incoraggiato i Beatles - se lui mi perdona per aver fatto lo stesso - per essere «onesto e troppo premuroso con me»!
Che cazzo, Linda, mica stai scrivendo per il libro dei Beatles!!! Non è dei Beatles che mi vergogno - (sono stato io a metterli insieme) - ma di certa merda che abbiamo dovuto sopportare per farli diventare così grandi . Pensi davvero che tutta l'arte di oggi sia nata grazie ai Beatles? - Io non credo che tu sia pazzo fino a questo punto - Paul - ci credi? Prova a smettere di crederci e magari ti svegli! Non abbiamo sempre detto di essere parte del movimento - e non il movimento? Abbiamo cambiato il mondo, è vero - ma ora cerca di completare l'opera - MOLLA IL TUO DISCO D'ORO E SPICCA IL VOLO! [...]
(Lettera 142: a Linda e Paul, 1971?) (Traduzione di Alessio Catania) © Yoko Ono Lennon 2012
3- LETTERA ALL'EX BEATLE STUART SUTCLIFFE, 1961
Ricordo un tempo in cui tutti quelli che amavo mi odiavano perché io odiavo loro. E allora? E allora? Che cazzo, e allora? Ricordo un tempo in cui gli ombelichi arrivavano al ginocchio. Quando solo cacare era sudicio e tutto il resto puro e bello.
Non so ricordare niente senza una tristezza talmente profonda da non riuscire a esserne consapevole, così profonda che le sue lacrime mi lasciano spettatore della mia stessa STUPIDITà e così vado divagando tra " hey nonny nonny no".
Quanto si può andare avanti a scrivere e scrivere come te. Ormai non so più veramente a chi sto scrivendo e neanche perché è così strano. In genere scrivo così e non sto a pensarci, ma quando spedisco è come una piccola parte di me che se ne va nelle mani di qualcuno lontano chilometri e chilometri che si chiederà che cazzo sta succedendo o magari userà la mia lettera come carta igienica.
Comunque non mi importa della fine che fa perché, se ci penso, non conta proprio nulla. Ma che cosa conta? Chi ha il diritto di dire che questa lettera non è importante e che invece Gesù, quello sì che conta, e conta in assoluto? Già ! Mi chiedo che effetto faccia essere stupidi o roba del genere. Scommetto che dev'essere fantastico.
E allora come te la passi, vecchio Stu. Stai bene? Come ti va la vita - bene, male, di merda, di lusso - alla grande come un tempo o è solo un migliaio d'anni di niente, e carbonai senza fine? Questo è quanto, penso. Ciao Stu, e non scrivere per... ehm, cosa? Be', non perché ti senti in dovere. Scrivi quando ti va. Allora ciao (da John. Quello con gli occhiali, sai) COMUNQUE bye bye a presto Non so perché l'ho detto.
JOHN LENNON E YOKO ONO BED INIL GIOVANE JOHN LENNON DI Nowhere BoyBED-IN LENNON E YOKO ONOLENNON E YOKO ONO BED INPaul e Linda McCartney John e Yokofoto di Linda McCartney da Vanity FairLettera LennonJOHN LENNON E YOKO ONOJOHN LENNON E YOKO ONOJOHN LENNON E YOKO ONOI BEATLESBeatles LennonMick Jagger e John Lennon foto Ron Galella BEATLES 6The Beatles JOHN TOCCA IL PACCO DI ANDY CHE AFFERRA LA TETTA DI YOKOfoto di Linda McCartney da Vanity FairJOHN LENNON E YOKO ONOJohn Lennon Yoko OnoLENNON d d e c b e ff cd fc c foto di Linda McCartney da Vanity FairBEATLES PAUL MCCARTNEY VECCHIO
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