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Luigi Galella per "Il Fatto Quotidiano"
Mara Venier è una regina. La regina dell'infotainment. E utilizza il salotto televisivo con la stessa disinvoltura con cui userebbe quello della sua casa. Che immaginiamo rumorosa e allegra. Più che conduttrice di talk, figura seriosa e noiosa che non le appartiene, a lei piace proprio intrattenere gli ospiti, blandendoli e schernendoli - per lei è equivalente - discutendo del più o del meno o ricordando aneddoti di interessantissime vite private a noi sconosciute, tra un "Massimo Lopez sei l'amore mio" e un "Figlia mia, pensavo d'essere io l'amore tuo" di Cristiano Malgioglio. Ospiti che intiepidiscono il cuore e fanno colore e calore. Ma soprattutto a lei, Mara, piace ridere. Di gusto e di tutto. E più ancora sorridere e canzonare.
Ai danni ad esempio della vittima designata Lorella Cuccarini, conduttrice di "Così è la vita" - c'è sempre un'ipocrita strizzar l'occhio alla vita degli altri in questo genere di programmi - a lungo punzecchiata nei collegamenti per le anticipazioni degli asfittici pomeriggi domenicali, quando può accadere che sogghignando le chieda: "So che hai tantissime cose da dire. Dimmi tutto quello che vuoi".
Possiamo solo immaginare il contesto di quelle risa malcelate, un mondo fatto di piccole beghe fra primedonne, che si abbracciano come grandi amiche del cuore e inavvertitamente, quando possono, ops, si pestano i piedi, senza nemmeno nasconderlo troppo. Perché Mara, infine, si trattiene quanto può, ma poi esplode.
Può succedere anche nel bel mezzo di un racconto drammatico, che altre sue colleghe saprebbero come dominare, indossando per ogni sfumatura di dramma la maschera adeguata. Lei fa più fatica. Eccezione recente, la commozione sincera per il ricordo di Little Tony, che l'ha travolta insieme all'intero studio. Ma di norma, velata dietro l'espressione pensosa, che fa immani sforzi per mantenersi tale, c'è sempre in agguato la sua indole infantile e giocosa.
Un suo modo ironico e irriducibile, contaminato da una punta di cinismo, che la rende impermeabile a ciò che viene raccontato. Un'ironia decostruttiva, puro metalinguaggio, che mentre compone, scompone e irride. Come se volesse spogliare pubblico e ospiti. Come se tutti fossero identici a quello sciocco re della fiaba: nudi. E lei, unica, simile all'innocente bambino in grado di vederli per ciò che sono.
A fine maggio la Rai ha protratto per altre due settimane "La vita in diretta", con l'intenzione di contrastare il pomeriggio di Canale 5. Siamo quindi all'atto finale della stagione e lei, Mara, sostiene che il programma sia una "macchina da guerra". Se consideriamo gli ascolti, in effetti, bisogna riconoscere che non ha torto. Perché a buona parte del pubblico piace stare a casa della Venier.
E oltre alle risa godere perfino di un dibattito serio, in cui si parla ad esempio dei tanti casi di morte ogni anno dei pirati della strada ("La vita in diretta", Rai Uno, giovedì, 17.15). Così mentre si denunciano le tante inutili chiacchiere non si fa che aggiungere chiacchiera a chiacchiera, dichiarando tutti il proprio disappunto perché i responsabili, si sa, restano impuniti, e ci sono tante leggi ma non si applicano, e ce ne vorrebbero altre, ma sono già troppe quelle che ci sono, perché siamo il Paese del diritto, insomma, noi, i Romani... signora mia.
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