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Testo di Gianluigi Nuzzi per “Gq Italia - www.gqitalia.it”
Millantatori, mitomani, truffatori di varia caratura, approfittatori e depistatori. Ancora: spioni veri o presunti, ambigui cappellani carcerari, maniaci sessuali, mercanti di corpi per pedofili sino ai peggiori di tutti, gli assassini.
CASO ORLANDI - FILM LA VERITA' STA IN CIELO
La storia di Emanuela Orlandi, figlia di un commesso del Vaticano e sparita a 15 anni il 22 giugno 1983, è un carosello atroce e nauseabondo di figure e figuranti, dove anche la più semplice comparsa provoca disgusto. Una squallida storia che dagli scantinati del potere tra Italia e Vaticano sale su, inghiottisce una bella ragazza qualunque e cerca poi maldestramente di inabissarsi tra miasmi insopportabili. Una storia che – peggio – ha partorito silenzi e ricatti, sollevato un vortice di fumo, una nube tossica tale da buttare la verità sulla fine di Emanuela nel pozzo nero degli omissis del nostro Paese.
Dov’è Emanuela? È stata uccisa? Da chi? Perché? È da questo monolite nero privo di speranze che parte il regista Roberto Faenza con La verità sta in cielo, film di verità e pugni nello stomaco dal 6 ottobre al cinema. Faenza sceglie questo dramma per spingerci dietro le quinte di quegli anni, ripetendo ancora una volta a chi, sordo, fa finta di non capire che la scomparsa della Orlandi è la sottile cerniera criminale tra mondi diversi, apparentemente lontani, ma uguali.
CASO ORLANDI - FILM LA VERITA' STA IN CIELO
C’è la politica degli accordi e degli affari con la corrente andreottiana, i fratelli Vitalone a Roma, i giudici e i periti corrotti del porto delle nebbie della procura, i banchieri privi di scrupoli come Roberto Calvi, faccendieri alla Flavio Carboni e poi quel soccorso nero dei ragazzi killer della banda della Magliana. Testaccini in testa, ingigantiti dal traffico di cocaina e dal racket spietato, pur di assicurarsi ogni copertura sono sempre a disposizione, pronti a liquidare ogni problema del “mondo di sopra”, loro che vivendo nelle tenebre dello spaccio, dell’usura e della morte hanno meno da perdere degli amici insospettabili e potenti che in chiaro parlano di pace, uguaglianza, diritti, progresso.
Faenza va oltre e trova in Massimo Carminati, il boss di Mafia Capitale, l’uomo che collega quei mondi terrificanti di ieri al crimine di oggi nella terra grigia di mezzo, dell’interesse, dove il bene degli altri è il proprio e sfumano contorni, distinzioni, distanze. Sono passati oltre trent’anni, certi sistemi mutano eppure sembrano sempre lì.
Ma che c’entra la povera Emanuela con questa gente? Sparisce proprio da questo mondo, perché sebbene né lo frequenti né lo conosca ne diventa con ogni probabilità vittima. In termini certo non giudiziari o penali – prove non ce ne sono e sulla ragazza la procura di Roma ha messo una pietra tombale di recente – ma sociali sì. Mille indizi ci portano lì.
CASO ORLANDI - FILM LA VERITA' STA IN CIELO -SCAMARCIO
Primo tra tutti il ritrovamento della tomba di “Renatino” De Pedis, presunto cassiere della banda della Magliana assassinato da incensurato. È stato tumulato proprio sotto la cripta della basilica di Sant’Apollinare a Roma, frequentata da Emanuela per andare all’attigua scuola di musica dove imparava a suonare il flauto traverso. De Pedis era amico di don Pietro Vergari, rettore della basilica, conosciuto quando era cappellano in carcere.
Allora perché il corpo di De Pedis riposa tra santi e cardinali? Il film lo svela nell’intreccio perverso del malaffare che si declina in ogni branca del potere, utilizza la banda della Magliana di De Pedis e sfrutta amicizie anche dentro un Vaticano, all’epoca, terra di denari facili e mafiosi, con Paul Casimir Marcinkus al vertice dello Ior.
Faenza affida l’interpretazione del giovane boss a Riccardo Scamarcio, che qui diventa ruvido, furbo, strafottente delinquente, imbottito di denaro facile, a servizio del potente di turno. Una mano lava l’altra e insieme uccidono più facilmente. De Pedis divide scorribande, avventure, vita (e quindi film) con l’amante Sabrina Minardi, che troviamo interpretata qui da un’intuitiva Greta Scarano, che insieme a Valentina Lodovini e Maya Sansa completano il cast. E sarà proprio la Minardi ad aprire una nuova stagione delle indagini, svelando retroscena spesso più presunti che reali.
Il film attinge dal vero e lo sbatte su pellicola, prendendo ritmo con sapienza, unendo in continuità l’Italia dell’epoca a quella di oggi con i sopravvissuti di ieri che ancora oggi sono nella terra di mezzo, nella terra di sotto, passatoia tra verità e ipocrisia, a iniziare dal figlioccio di De Pedis, quel Carminati appena riemerso con Mafia Capitale.
Tragedie come questa aprono una botola sul sistema fognario italico del potere, che la nostra ipocrisia ci impedisce di conoscere e che il film descrive senza indugi. Una ragnatela sotterranea del male che ha dissanguato di speranze i familiari di Emanuela, e di giustizia noi italiani. Parti da una scomparsa e ti accorgi che non è una sola ma sono almeno altre due, tre, quattro; ti accorgi che, ancora oggi, sulla Orlandi c’è chi coltiva interessi. Non solo a evitare che la verità si sappia, ma anche che le indagini vadano avanti: per esercitare pressioni, ricatti e chissà cos’altro ancora.
Tuttavia non credo che Emanuela Orlandi sia finita al centro di orge di intoccabili − cardinali compresi − che non potevano permettersi di lasciarla in vita. Non credo, cioè, che il blocco di potere raccontato nel film abbia partecipato all’omicidio ma che questo, più probabilmente, sia frutto di una situazione degenerata in un luogo sacro, sfuggita di mano a chi, magari, voleva abusare della ragazza.
Un dramma che si consuma − è un’ipotesi con molti indizi significativi a sostegno − proprio tra le mura della basilica, dei suoi anfratti, alcuni nemmeno censiti al catasto. Pochi sanno che un altro ragazzo che frequentava la stessa scuola di musica di Emanuela finì vittima di violenze sessuali da parte di un insegnante della scuola. Professore davvero dal raro cinismo.
Proprio a lui si era rivolto il padre chiedendo attenzione per l’adolescente ancora traumatizzato dall’aver visto morire sotto i suoi occhi la fidanzatina, falciata e uccisa da un’auto pirata nel cuore di Roma. Il maestro colse la richiesta d’attenzione a modo suo, e ne abusò.
Cosa accadeva in quella scuola? L’impresa di pulizie della Magliana può essere poi intervenuta per rendere linda la scena del crimine, guadagnando crediti e innestando il frullatore dei ricatti.
Ma oggi chi sa la verità? La verità sta in cielo è il titolo del film che vale come risposta, parafrasando quanto papa Francesco, pochi giorni dopo la sua elezione nel 2013, sussurrò a Pietro Orlandi. In realtà, la verità è appena oltre le mura leonine, come clamorosamente fa capire proprio il film nella scena finale. Che merita la riapertura dell’inchiesta.
Roberto Faenza gianluigi nuzziCASO ORLANDI - FILM LA VERITA' STA IN CIELO
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