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da www.dailybeast.com
Il primo caso di "vendetta porno" è stato bocciato. Ian Barber nel 2013 aveva messo su Twitter le foto nude della sua ex ragazza, le aveva inviate alla sua famiglia e al datore di lavoro, poi è stato portato in giudizio e il giudice di Manhattan ha appena stabilito: «Questa Corte considera la sua condotta reprensibile ma in nessun modo criminale». L'uomo rispondeva di tre capi di imputazione: molestia sessuale, diffusione illegittima di immagini, esposizione di materiale sessuale offensivo.
Il ragazzo ha tradito la fiducia della sua ex-fidanzata e lo stato di New York non è riuscito a proteggerla. E' chiaro che l'attuale sistema legale non è adeguato alle nuove forme di cybermolestie. Inoltre aiuta a fraintendere la funzione principale di Twitter.
Secondo il giudice una foto postata su Twitter non costituisce diffusione illegittima. Ma Twitter ha 241 milioni di utenti. Come si fa a non considerarla tale? Secondo il togato non si tratta nemmeno di molestie sessuali perché l'uomo non ha comunicato direttamente con la vittima né ha incoraggiato altri a farlo. Inoltre non ha ottenuto le foto filmandola segretamente o contro la volontà di lei, quindi la condotta non può ritenersi illegale. La ragazza acconsentì alle foto, non importa se poi non gli diede il permesso di condividerle con altri.
Le cattive intenzioni di Barber sono state totalmente ignorate. Ha fatto vergognare una persona davanti a milioni di persone, forse ha influenzato la sua carriera, eppure resta impunito.
Nel New Jersey una cosa simile è punita dalla legge, così come in California. New York e gli altri stati devono allinearsi, darsi delle linee guida per fermare il fenomeno.
La tecnologia ci invade, è diventata parte del sesso e le "vendette porno" andranno ad aumentare. La risposta non è permettere a chiunque di mettere in piazza l'altrui intimità . Gli uomini come Barber, che agiscono con malizia, con il chiaro intento di ferire, sputtanare e molestare le donne, devono essere fermati.
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