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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
1- VISITE MEDICHE PER PAZZINI E CASSANO: STASERA LE FIRME
Monica Colombo per Corriere.it
E oggi sarà il giorno delle firme. L'affare Pazzini-Cassano e' in dirittura d'arrivo: questa mattina l'ex attaccante doriano ha effettuato le visite mediche all'ospedale di Busto Arsizio prima di raggiungere Milanello all'ora di pranzo e conoscere Massimiliano Allegri. Nel pomeriggio effettuerà i test di Milan Lab mentre in serata firmerà il contratto che lo legherà al Milan per i prossimi tre anni. I documenti sono già pronti dopo l'incontro avvenuto in mattinata fra Tullio Tinti, agente della punta interista e Adriano Galliani (ora recatosi a Forte dei Marmi).
Dopo il colloquio avvenuto in mattinata fra Beppe Bozzo e la coppia Branca-Ausilio, nelle prossime ore anche Antonio Cassano si sottoporrà alla seduta di test per l'Inter. "A chi non piace un giocatore come Antonio?" ha laconicamente commentato Massimo Moratti questa mattina. "Sono molto felice" ha detto Pazzini che si prepara a vestire la maglia numero 11.
2- CASSENEIDE
Malcom Pagani per Il Fatto
Li provocava tutti nello stesso modo. Finta e controfinta. Tunnel e parole: "Il vizio uguale di tua madre c'hai: stai sempre con le gambe aperte". Quelli impazzivano. Scivolavano nei meandri semantici più oscuri del barese: "Tramòn, cularot" e cercavano giustizia sommaria mentre Antonio, come sempre, era già altrove.
L'ha rifatto. Ancora una volta. L'amore eterno declinato in tradimento. La bandiera che sa trasformarsi in banderuola. L'Inter al posto del Milan. Come all'epoca in cui il borsone con l'accappatoio soffocava nella pedaliera della Vespa, i "figghie âe papà " potevano permettersi di cambiare fede e squadra davanti al prato del Subbuteo e nei vicoli della città vecchia, sulla porta, le matrone si passavano la foto del figlio di Giovanna.
Il miraggio della fuga in una Polaroid. Lui, minuscolo 14enne sotto la scritta "Interello". Il borsone in nero e azzurro. Il marchio dei Fiorucci, i salumi preferiti dall'antenato di Moratti, Ernesto Pellegrini, sulla borsa da riportare in treno, mentre intorno, i migranti di ritorno offrivano salame e consolazione. Ã fatta, dicono. Quasi 20 anni dopo.
Lui da Stramaccioni (che oltre a imitarlo benissimo, dovrà trovare posto all'irrequietezza cronica che, anche in Polonia, giurano, abbia disturbato il gruppo di Prandelli fino alla sentenza senatoriale: "Lui, qui, mai più") e Pazzini da Allegri.
L'allenatore che fu eversivo Cassano in gioventù (mollò la sposa e duemila invitati sull'altare) e sullo spartito del Milan depresso di oggi, non trova più la nota lieta, ma quella di un realismo che alle illusioni, destina la casella dell'inessenziale. Così mentre l'ex compagno di una Sampdoria già sepolta, viaggia verso Milanello nell'indifferenza più assoluta e con un soprannome, Pazzo, che vestirebbe bene solo Antonio, l'altro elemento dello scambio, affronta l'ennesimo Monòpoli della sua vita ripartendo dal via.
Più vicino ai trenta che ai venti, a solo 4 giri di orologio dal tempo limite, già manifestato in una fortunata biografia di Pierluigi Pardo: "Mi sono fatto 17 anni da disgraziato e 9 da miliardario, me ne mancano ancora 8, prima di pareggiare". Che il regno del suo amico Sneijder somigli al cerchio che si chiude è più di un'ipotesi.
Inizio nella Pro Inter, provino fallito da adolescente, e gol lunare e rivincita in un Bari-Inter al tramonto dei '90 che, giurò, lo portò via dai clan e dalla disgrazia: "Quella partita mi ha trascinato via dalla merda. Sarei diventato un rapinatore, uno scippatore o un delinquente". Valutare se finirà in sconfitta, lazzo innocuo delle curve, reciproca soddisfazione o pentimento, è ancora ardito.
Né stupisce il vaso contiguo tra i rivali che negli ultime stagioni, calpestata la sacralità un po' pelosa della maglia, ha abbattuto ogni pudore. à il calcio di oggi. Ridimensionato. Straccione per necessità . A caccia dell'idea in dispensa a costo zero per dare sapore alla minestra riscaldata.
Dopo aver litigato con Totti a Roma, rischiato l'annoiata bulimia tra il frigo e la playstation nella Madrid di Fabio Capello, essere risorto a Genova senza dimenticare di mandare a fare in culo il datore di lavoro, il presidente Garrone, Cassano traversa il naviglio. Una rivoluzione meno copernicana delle precedenti, con un solo sole al centro. Il suo. Se non incendierà polemiche, scalderà il contesto. Al Milan avrebbero voluto che imitasse Mourinho.
Dopo la prima conferenza stampa, a Cassano era sembrato uno "con due coglioni grandi come una casa". Nel buio attuale, si aspettavano una frase. Una cassanata utile a sollevare il morale. Un "ci penso io". Al posto dell'invocazione aziendalista, nel pomeriggio in cui aveva trovato modo di distinguersi su temi altri: "Froci in nazionale? Speriamo di no", Cassano era andato in direzione ostinata e contraria. Rimpiangendo Ibrahimovìc e Thiago Silva.
Scrollandosi responsabilità e bugie presidenziali dalla maglia. "Così non si vince" disse. E nonostante la filiale protezione societaria ricevuta ai tempi del temuto infarto, strappò il velo. Così, il peggio forse sta proprio nell'inerzia. Cassano va all'Inter senza idealismo. Cambia monolocale e non progetta di arredarlo. Timbra il cartellino con il sospetto che comunque vada, in attesa di un domani genovese (l'ultimo teatro per la replica finale è già stato scelto) l'avventura si riveli più un automatismo tra dirigenti attenti alle plusvalenze che un vero e proprio desiderio.
Di Cassano sapevamo quasi tutto. Gli arbitri cornuti, la pigrizia, i lettini dello spogliatoio piegati dal moto ondulatorio: "Ne ho trombate molte, anche in ritiro". Ignoravamo non lottasse più per decidere in prima persona. Il Cassano antico non l'avrebbe fatto. Gli sarebbe bastato il sospetto di essere usato. Effetto ottico. L'Inter pare un lampo di coraggiosa incoscienza, ma la luce, a guardar bene, sembra spenta.
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