SAVIANO COPIONE! LA CASSAZIONE CONFERMA: LO SCRITTORE HA COPIATO ARTICOLI DEL QUOTIDIANO “CRONACHE DI NAPOLI” NELLA STESURA DI “GOMORRA” - IN APPELLO ERA STATO CONDANNATO A VERSARE 60 MILA EURO

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Carlo Tarallo per Dagospia

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Una bella tegola sul groppone di Roberto Saviano. La Cassazione, a quanto apprende Dagospia, ha riconosciuto che lo scrittore ha copiato articoli di “Cronache di Napoli”, quotidiano partenopeo, nella stesura del suo bestseller “Gomorra”.

 

La Corte ha infatti rigettato tutti i motivi sul punto contenuti nel ricorso presentato da Saviano contro la sentenza di appello, che lo condannava a 60mila euro più 20mila di spese legali nei confronti della Libra Editrice, che edita i quotidiani “Cronache di Napoli” e “Cronache di Caserta”, rinviando per il solo punto (il numero VI), relativo alla riquantificazione del danno.

ROBERTO SAVIANO CON LA SCORTAROBERTO SAVIANO CON LA SCORTA

 

La Corte di Appello, quindi, non potrà più decidere se Saviano ha copiato o no, circostanza ormai acclarata, né potrà negare il plagio nei casi già accertati nella pronuncia precedente.

 

Quanto alle questioni di merito, che hanno visto il rigetto delle contestazioni di Saviano, questi alcuni dei punti principali della sentenza di Appello confermata dalla Cassazione: con riferimento a uno degli articoli oggetto di controversia, la Corte di Appello aveva scritto che “Saviano non si è limitato a riferire nella loro rigorosa oggettività notizie desunte aliunde, ma si è appropriato anche delle modalità con cui esse erano state esposte, nonché delle parole più significative adoperate dal giornalista (di Cronache, ndr). Si è quindi in presenza di una riproduzione abusiva in senso stretto”.

SAVIANOSAVIANO

 

A proposito di un altro articolo, il giudice scrive: “Il raffronto del brano di “Gomorra” con l’articolo di Libra dimostra la fondatezza delle lagnanze dell’appellante (Libra, ndr). In “Gomorra” il Saviano ha infatti realizzato un’abusiva riproduzione pressoché letterale della parte iniziale del pezzo giornalistico, cui ha fatto seguire una contraffazione (o plagio camuffato) della restante parte dell’articolo…”. Ora, con la pronuncia della Cassazione, la vicenda è finita. Almeno dal punto di vista giudiziario. 

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