DE SADE IN THE SKY - RIPARTE "THE APPRENTICE" E BRIATORE TORNA A SEVIZIARE I CONCORRENTI: PIÙ LI MALTRATTA E PIÙ LO SEGUONO E CERCANO LA SUA APPROVAZIONE

Malcom Pagani per "Il Fatto Quotidiano"

Colori di Briatore. Rosso, rosso pompeiano, arancio aragosta, viola, viola addobbo funebre, blu tenebra. Sul blu tenebra, che è anche la cromatura scelta per le lenti dei sobrissimi occhiali diurni, il "boss" riemerge dall'apparente paralisi facciale per spiegare la strategia ai Fantozzi di giornata: "Io vi distruggo, io vi mando ‘affanculo".

L'hanno preso per stanchezza e alla seconda stagione di The Apprentice (Sky uno, venerdì, ore 21), ha detto sì. Ma a questo ritmo, non resisterà. Per varare la serie numero 2 della serie che lo ha consacrato comico assoluto e garantire a una mezza dozzina di apprendisti stregoni con l'ambizione di servirlo il brivido della tivvù, Flavio aveva infatti pensato a una "robina" semplice.

Due rodati dioscuri come osservatori sul campo: il conte Avogadro di Vigliano, maniaco della locuzione "attimino" che anni fa, di fronte a un conto di quasi 4.000 euro in Sardegna per uno spaghettino, si spogliò delle ascendenze nobiliari e portò tutti dal giudice e Patrizia Spinelli, storica appendice di Briatore.

Le canoniche due squadre impegnate a dimostrare capacità manageriale. Due camion per porchetta o affini a due passi dal familiare autodromo di Monza, duemila euro di budget e la corsa al tifoso sudato di Alonso per spacciare birra e salamella e strappargli 5 euro come unico obiettivo di giornata. Per sosia di Ben Stiller con la mascella calante che si presentano così: "Sono abituato a lavorare h 24 perché il business non dorme mai".

Per studenti di biotecnologia pettinati come Robert Smith che dietro all'aspetto stravagante nascondono forzieri di baci Perugina: "Per raggiungere l'eccellenza ci vogliono metodo, disciplina e un pizzico di follia". Per avvocatesse rigide fino allo spasmo, pura materia per Sabina Guzzanti: "Logica, concretezza e determinazione sono le mie armi vincenti" o discotecari che riscrivono le loro origini e come da copione esagerano: "Sono partito da solo con i soldi che mi prestò mio nonno e dopo 20 anni sono titolare di uno dei locali più importanti in italia e nel mondo", un compito elementare. Fallito. Su tutta la linea.

Impegnati a straziare l'inglese con abuso di pricing e marketing, i 14 personaggi in cerca d'autore, piegati dalla piaggeria e dal terrore di essere eliminati e a caccia dell'approvazione di Briatore non men che dell'assegno (contratto a 6 cifre per un tête-à-tête con Flavio di almeno 12 mesi e il vincitore passato, Menegazzo, in effetti regolarmente assunto e ancora disperso in un resort di Malindi) hanno deluso il boss.

Lui si era spiegato: "Detesto arroganti, presuntuosi, teorici, cretini e bugiardi" e in ognuno dei 14 ha rivisto parte delle qualità. The Apprentice è un programma molto divertente. Girato bene e scritto ancora meglio. Regno e specchio riflesso della comicità involontaria, delle bassezze reciproche, delle vigliaccherie congenite e degli opportunismi.

Più in là dei curricula e delle brame, dei modi forbiti o dei doppi sensi da caserma riesumati da Gigi e Andrea (il concorrente Francesco, nell'elegante tentativo di vendere un panino a due ragazze: "tra le 10 cose che fanno meglio gli uomini c'è l'hot dog, non lo potete che prendere da noi"), più in là dell'understatement o dell'improvvisa imitazione di Scalfaro affrontata dal poliedrico Briatore: "Meritocrazia, meritocrazia, meritocrazia", i concorrenti sono pronti a calpestarsi e ad essere calpestati. E a essere naturalmente piallati da FB che ogni tanto tra una mascella larga e uno sguardo assassino ha il riflesso involontario dei Monty Python: "Il vostro destino è nelle mie e nelle vostre mani, soprattutto nelle mie".

Come nella prima edizione, a questo branco di smunti arrivisti (con un paio di eccezioni in un barese loquace e obliquo e in un sveglio romano di natali arabi), di imprenditori sulla carta con la fantasia in cantina (per la scelta del nome, dopo un feroce brainstorming il gruppo maschile opta per Scaccomatto: "tutto attaccato perché comunica un'idea vincente") il vero FB: "Nella vita normale una roba così vi danno dei gran calci nel culo", "I battibecchi non servono a un cazzo" "bisognerebbe mettervi in una macchina e tirarne fuori uno normale", "Ma tu dici colazione o breakfast? Parla come mangi", "abbassando il prezzo avete fatto una roba vergognosa, se avevo uno di quei baracchini ve lo giravo sulla testa", non concederebbe neanche un colloquio.

Ma qui siamo in pieno cinema, le segretarie sembrano nuvole erotiche, si abbraccia la parodia e anche la smania di guadagno digrada in autoironia: "Le scarpe non si allacciano da sole" dice FB e mentre sceglie chi eliminare, riflette aulico sul meglio della selezione (5.000 audizioni) che gli tocca maneggiare: "Non mi piace nessuno, quello è una pippa teorica, quell'altro sembra il macellaio mancante, nessuno ha le palle".

Alla fine uscirà Fulvio, slogan di punta: "Nel mio vocabolario la parola fallimento non esiste", ma il boss sentirà il bisogno di incoraggiare i sopravvissuti a modo suo: "Siete 2 looser anche voi, se vi cucco a far strategia idiote vi caccio". Non vede l'ora di alzare il dito: "Sei fuori". Non pensa ad altro. "Se tutto questo vi spaventa e vi sentite fighi o fenomeni, problemi zero. La porta è lì. Chiaro? And good luck to everybody".

 

BRIATORE E GALLIANI DAVANTI AL RISTORANTE GIANNINO A MILANO Flavio Briatore sei fuori x Briatore Formigoni sei fuori briatore santanch FLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegFLAVIO BRIATORE THE APPRENTICE jpegapprentice briatore assistenti concorrenti