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1- ASCOLTI TV VENERDÃ 2 DICEMBRE 2011: 5,607 MLN (22.42%) PER RESTO UMILE WORLD SHOW, 4,697 (18.85%) PER I MIGLIORI ANNI, 2,501 (9%) PER ITALIALAND
http://www.tvblog.it/post/30279/ascolti-tv-venerdi-2-dicembre-2011-resto-umile-migliori-anni
- La decima puntata del varietà â'I Migliori Anni'' condotto da Carlo Conti con ospite tra gli altri Renato Zero, ha ottenuto 4.697.000 telespettatori, share 18,85%.
- La prima puntata del varietà Resto umile world show (Fotogallery) condotto da Checco Zalone con ospiti Laura Pausini, Kekko dei Modà ha registrato 5.607.000 telespettatori, share 22,42%.
2- CHECCHO, CHE CAZZO HAI FATTO?
Riccardo Bocca per http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it/
Qualche decennio fa, un critico pensò di massacrare il "Pinocchio" portato teatralmente in scena da quell'insopportabile e insostituibile visionario chiamato Carmelo Bene. Scrisse, il pennaiolo in questione, che in quello spettacolo c'erano appena quattro minuti straordinari: il resto era da buttare, era inutile. Anzi peggio: era proprio brutto.
Parole che il troppo defunto Bene accolse con lo stesso genio che gli animava l'arte: «à un complimento meraviglioso», commentò: «quattro minuti straordinari, in teatro, sono un'immensità , un tempo infinito di bellezza». E consegnò così, in tutta la sua ieraticità , una verità che al critichello era sfuggita.
Tutto questo, per cercare di difendere in tutti i modi, anche con citazioni esageratamente onorevoli, il "Resto umile world show", lo spettacolo che ieri sera ci ha proposto su Canale 5 Luca Medici, in scena Checco Zalone. Un programma, nel complesso, che oggi vorremmo fingere di non avere visto, e possibilmente di non avere sentito, tanto è il dispiacere per questo suicidio (artistico) molto poco assistito.
Purtroppo, invece, abbiamo tenuto orecchie e occhi fin troppo aperti. Ed è chiaro, a noi truppe telecomandadas, cos'è successo sul palcoscenico. Con deplorevole faciloneria Mediaset, infatti, e con altrettanto devastante fame di share, si è messo al muro un comico, lasciando che friggesse nella sua inesperienza, e che tirasse gli ultimi mentre col mestolo nel paiolo rimestava scenette e risa già usurate in altre occasioni.
Esattamente come per Fiorello, insomma, si ripresenta al centro del telesepolcro il vizio dell'autoriciclo, dell'equiparazione di se stessi al povero maiale, del quale -si sa- sfruttiamo pure l'ombelico. E dunque avanti con canzonette satiriche già sentite, con l'abuso retorico della volgarità oratoriale, con parodie dei cantanti alle quali, ancora nell'anno 2011, non si riesce a rinunciare.
E sorvolo qui, mosso da stupida indulgenza, sul duetto Zalone-Pausini, o sullo sketch con Claudio Bisio, passaggi per tutti (a dir poco) spiacevoli.
Il fatto è che Zalone, nella sua implicita simpatia, ha già spremuto se stesso. Spiace, l'ho detto, scriverlo, ma il problema non è nuovo. Già nel buio dei cinema, dopo le sghignazzate imperiali con "Cado dalle nubi", si registrava la pochezza di "Una bella giornata", strascico milionario -ma assai meno felice- dell'opera prima. E qui si scende ancora, nell'insolente convinzione che alle platee divanate si possa offrire il peggio, l'avanzo.
Dunque cosa facciamo? Bocciamo? Buttiamo? Ci prepariamo, la volta prossima, a risperare nel meglio? A voi l'ardua demenza. Da parte mia, passo e chiudo sottolineando quattro minuti -i famosi quattro minuti- che alla fine salvano questo spettacolo: nonostante tutto. E che ci fanno credere, più col cuore che con la ratio, che Zalone resusciterà : non si sa quando, non si sa come e dove, ma resusciterà .
Il primo minuto, indimenticabile, quasi indefinibile per strepitosa sintesi, consiste in Checco versione Saviano. Non quando parla, o si muove, o comunque agisce: quando sorride, invece. Statico, autocelebrativo, riproduzione esatta della divinità che il monoscrittore si è stampato addosso.
Quanto ai rimanenti tre minuti, trattasi di Zalone in chiave Vendola: fotografia feroce, e vergognosa assieme, dell'eco che tuona nell'attuale vuoto politico. Un rombo che spaventa, nella sua essenza apocalittica, e che ci mostra Luca Medici per quello che è: un artista, ancora, in grado di recuperare. Sempre che ne abbia voglia, s'intende. Sempre che ne abbia il coraggio.
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