COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Valerio Cappelli per il "Corriere della Sera"
Laura Chiatti è una donna libera e anticonformista che si rispecchia nel ruolo che interpreta in Addio al nubilato di Francesco Apolloni, dal 29 su Amazon.
Lei è una delle quattro ragazze che si conoscono da sempre e si ritrovano per il matrimonio di una di loro. Solo che la donna in procinto di andare all' altare, non c' è.
Com' è stato il suo addio al nubilato?
«Meraviglioso e doloroso, aspettavo già il mio primogenito, Enea, ed ebbi un distacco di placenta che mi costrinse a letto per venti giorni. Così le mie amiche mi organizzarono una festa nel giardino del paesino in Umbria dove sono nata e cresciuta. Mi hanno fatto trovare un trono. Io seduta, spettatrice, e loro che ballavano. C' era una drag queen, la gigantografia di Kate Moss che è il mio idolo».
Il suo ruolo nel film.
«Sono una fotografa con uno stile che va di moda: i soggetti di vent' anni prima, li ritrae vent' anni dopo nella stessa posa. Mi adopero per riunire il gruppo, faccio da paciere e ho una sessualità fluida, non chiara, ho una relazione con la figlia di Chiara Francini, una delle quattro».
Diceva che le scene intime sono una rottura di scatole...
«Devono essere funzionali. Nel film bacio la ragazza e non ho avuto alcun tipo di imbarazzo, lo devi riportare in modo reale ma fingendo, l' imbarazzo è in quello, più che nel mostrare il mio corpo».
In una sequenza dite che una donna vale la misura del reggiseno che porta.
«Da giovane ero ossessionata dal seno piccolo, lo ritoccai dopo che dimagrii molto.
Dodici anni fa ero caduta in depressione per amore. Sono ritornata alla seconda».
I suoi ruoli da fatalona?
«Nella vita non lo sono per niente. Avendo un animo maschile, più cameratesco, non conosco competizione e invidie, sono cresciuta così. Ma in fondo essere etichettata come donna sensuale mi fa piacere, mi sento più sensuale ora, a 38 anni ho acquisito delle certezze al di là del corpo».
È meno insicura?
carlo verdone laura chiatti io loro e lara
«No, sono ancora una paranoica insicura, vorrei fare teatro e ho paura, sarà il mio cruccio. Solo che la maternità mi ha raddrizzato e ho più paure rispetto ai miei due figli, Enea e Pablo. Sono diventata ipocondriaca, cosa che non ero mai stata. La maternità è il mio più grande successo».
Ambizioni?
«Zero. Non ho mai avuto la smania della carriera, ho cominciato per gioco, ho sempre accettato il mio percorso e non quello delle altre attrici, conosco i miei limiti».
Questa sua libertà, in un mondo conformista come quello del cinema «L' ho pagata, ho perso incontri, possibilità, film. Non riesco a omologarmi. Nel cinema ti devi allineare, ti giudicano a seconda di quello che sei rispetto a quello che fai, è come se dovessi prendere una posizione, se fai Sorrentino non puoi fare Vanzina, e invece a me piace passare da un film d' autore a uno popolare. Per fare questo mestiere devi essere forte».
Le sue radici umili l' hanno aiutata?
«Mio padre era metalmeccanico, mamma era impiegata in un negozio. Io sognavo di diventare estetista o parrucchiera, non pensavo di fare l' attrice. I miei figli, che hanno 6 e 4 anni, mi chiedono, che lavoro fai? Mi vedono baciare nei film Scamarcio o Riondino e rimangono perplessi e gelosi; il padre invece (l' attore Marco Bocci, ndr ) nei film spara e va tutto bene per loro».
Ma è vero che reciterà in un film di suo marito?
«Sì, sta ultimando la storia drammatica di quattro fratelli e sono la compagna di uno di loro. Quando litighiamo gli dico, guarda che non lo faccio il tuo film».
Ha sempre 9 tatuaggi?
«Ora ne ho 14, tutti piccoli, dov' è possibile la copertura.
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Gli ultimi sono due cuori sulle cosce, i miei bambini».
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