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Annalena Benini per “il Foglio”
Fra le dieci azioni che le persone di successo evitano, oltre a lamentarsi, vantarsi, urlare, accusare, c’è anche: spettegolare. I pettegolezzi, pur divertenti, rimpiccioliscono chi li frequenta, offrono quell’aria subalterna e spiona di chi non possiede informazioni di prima mano e quindi si accontenta di riportare, malignare, inventare, tentando d’illuminare se stesso attraverso le vite (e le ombre) degli altri.
Cercando di individuare, sul lavoro, i motivi del proprio insuccesso nelle dicerie sui successi altrui. E’ difficile immaginare Barack Obama che intrattiene gli amici a cena chiacchierando dei malumori della segretaria dovuti alla relazione extraconiugale con l’impiegato del piano di sotto, raccontata dal garagista scansafatiche al capo di gabinetto.
I pettegolezzi però sono un modo per scaricare le frustrazioni, scrive il Financial Times, oltre che il collante di molte relazioni sociali, fanno parte della vita dentro un ufficio e a volte hanno perfino un effetto benefico su chi sparge veleno, perché consentono a sentimenti repressi di sfogarsi, magari accanto alla macchinetta del caffè o durante una colazione confabulatoria, evitando danni peggiori come urla davanti al capo e reazioni isteriche alla notizia che non sarai tu quello che otterrà la promozione: i pettegolezzi consentono spiegazioni e giustificazioni che acquietano l’insoddisfazione, narrazioni che riempiono il vuoto.
“Il gossip ci permette ritorsioni contro un’ingiustizia percepita, mette in scena l’invidia e i sentimenti passivi-aggressivi e risarcisce per gli squilibri di potere”, secondo il Ft. E’ una specie di consolazione, che però rivela l’insuccesso, perché spettegolare con foga, esercitando l’immaginazione e le informazioni a disposizione sui complotti, le bugie, le arrampicate e forse i dolori degli altri, senza preoccuparsi dei danni possibili, mette a nudo l’incapacità di stare dentro il mondo e allo stesso tempo di osservarlo con distacco.
Anche se i pettegolezzi sono spesso irresistibili, piacevoli e anche spiritosi e dividono il posto di lavoro e in generale il mondo in due: quelli che si accodano con entusiasmo, aggiungendo particolari fantasiosi e commenti più o meno maligni, e quelli che negano, increduli, distratti, e quindi vengono presto messi ai margini dalla banda del pettegolezzo.
“Ma è il gossip negativo quello preferito dalla maggior parte delle persone: ci fa sentire meglio con noi stessi e ci rassicura, perché l’oggetto non siamo noi”. E’ il paradosso e la potenza del pettegolezzo: ci sentiamo migliori di quelli cui cerchiamo di fare a pezzi la reputazione, ad esempio, ci sentiamo migliori di quelli su cui inventiamo o elaboriamo notizie che non lo sono. Sempre, però, da un gradino più in basso: sotto lo spettegolante, sopra lo spettegolato.
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