DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Luca Dondoni per “la Stampa”
Fra qualche mese accadrà: Antonello Venditti e Francesco De Gregori partiranno per il loro primo tour insieme, un'esperienza che assomiglierà molto a quella vissuta da Baglioni e Morandi nel 2015 dove cantavano singolarmente, in duetto o l'uno i brani dell'altro. Incontrandoli vengono alla memoria canzoni che hanno segnato la storia del pop italiano degli ultimi 50 anni.
La loro vita artistica, fatta di comunanza e diversità, li aveva visti collaborare a inizio carriera con l'album Theorius Campus, ma il discografico aveva pochi soldi e gli fece incidere un disco dove duettavano solo in Dolce signora che bruci in mezzo alla città, per il resto ognuno cantava un suo brano.
Qual è stata la scintilla per il Venditti & De Gregori Tour? De Gregori: «Un pranzo a Roma dove ci siamo detti: ma veramente lo vogliamo fare? Dopo una bella bottiglia di vino ci siamo convinti che lo desideravamo. Siamo convinti che alla gente farà piacere vedere i nostri nomi accoppiati. Poi se vuole sapere perché in cartellone il nome Venditti viene prima di De Gregori le confesso che abbiamo risolto la questione con il lancio della monetina e ha vinto lui, anche se sono certo che suoni meglio De Gregori & Venditti».
Il viaggio musicale sarà anticipato da un mega concerto. Venditti:
«Il 18 giugno inaugureremo la lunga avventura allo Stadio Olimpico di Roma con uno spettacolo dove riproporremo, ritoccate, alcune delle canzoni che sono entrate nel cuore della gente, nelle loro storie di vita. Abbiamo mixato le nostre due band. Io mi sono preso basso e batteria mentre gli altri sono musicisti di Francesco. Bravissimi ma probabilmente nel corso dei mesi li cambieremo anche a seconda dei loro impegni. Scalette e musicisti potranno cambiare».
Per festeggiare questo annuncio avete pubblicato un 45 giri, come si faceva una volta. De Gregori: «Abbiamo reinterpretato due pezzi che amiamo molto reciprocamente. Generale e Ricordati di Me di Antonello. Un regalo a chi ci ascolta da tanto tempo, ma arriverà molto altro. Dopo il tour all'aperto e in alcuni festival (il 10 luglio al Lucca Summer Festival) entreremo nei teatri e allungheremo le date sicuramente sino al 2023. Tutto verrà filmato per un docufilm, e ci sarà anche un disco».
Il vostro tour fa notizia anche perché di voi si è parlato per anni come amici/nemici a causa di un litigio. Venditti: «A lungo ci hanno visto come i Coppi e Bartali della musica, degli antagonisti». De Gregori: «Non ci lasciammo a causa di un litigio, anche se in realtà litigavamo in continuazione, ma perché lui fece Roma Capoccia e diventò immediatamente famoso e io ci misi qualche anno in più, ma facevamo cose diverse. Ci allontanammo rispettandoci tantissimo». Tanto che Antonello nel '78 scrisse una canzone intitolata «Francesco». Il testo recitava: «Siamo due aquiloni strappati che non volano più».
Venditti: «Sapevo che me ne sarei andato dalla casa discografica ed era una sorta di addio al mio amico De Gregori, anche se lui ha un caratterino bisognerebbe chiedere a Dalla del periodo di Banana Republic». A proposito di Lucio, oggi si celebrano i dieci anni dalla sua scomparsa. De Gregori: «Ho avuto la fortuna di lavorare con Lucio per ben due volte, della nostra amicizia ricordo sia gli aspetti comici che quelli tragici. Adesso, lo confesso, l'aspetto celebrativo non riesco a farlo mio. Ci ho lavorato da vivo e preferisco ricordarlo così».
Venditti: «Dalla mi ha salvato trovandomi una casa a Roma dopo una mia separazione. In più lo ascoltavo molto quando mi parlava perché raramente aveva torto. Ma, guardi, per me le morti non esistono, esistono solo le nascite».
Cosa pensate del fatto che per ora non si sia vista una grande mobilitazione del mondo della musica contro la guerra in Ucraina?
Venditti & De Gregori: «Anche sulle facce di persone più erudite di noi abbiamo visto paura e smarrimento. Credo che sia la sensazione che proviamo anche noi. Sulla mobilitazione non abbiamo commenti al riguardo. Cosa dovremmo fare? Un concerto? L'ennesimo concerto che si fa per qualcosa. Il concerto deve essere bello per sé stesso e non per qualcosa. C'è la guerra e allora facciamo un concerto. Ma chi l'ha detto? Piuttosto di scrivere canzoni brutte sulla guerra è meglio stare zitti, altrimenti è retorica».
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