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Silvia Bizio per “la Repubblica”
Non è passato nemmeno un anno da quando l’allora sconosciuto Rami Malek esplodeva sul piccolo schermo nei panni del protagonista Elliot della serie Mr. Robot, la prima ad essere incentrata sulla tecnologia e lo spionaggio digitale dopo la vicenda di Edward Snowden.
Dopo il successo del primo anno – e un Golden Globe vinto come miglior serie drammatica – Mr. Robot, creato e scritto da Sam Esmail e prodotta da Steve Golin (True Detective, The Revenant, Spotlight), è stato rinnovato per la seconda stagione e intanto finalmente arriva sul piccolo schermo italiano, da stasera su Premium Stories.
Il giovane Malek è Elliot, attraente in maniera sinistra, con due occhi sporgenti e un’aria stralunata che inquieta e fa tenerezza insieme; accanto a lui recita Christian Slater, che torna in televisione dopo una lunga assenza dagli schermi, nel ruolo di un hacker anarchico il cui nome di battaglia è “Mr. Robot”.
La storia è imperniata sulle vicende di Elliot che soffre di un debilitante disturbo anti-sociale, e la cui unica maniera di collegarsi agli altri è hackerandoli, studiandone le vite nei segreti dei loro computer. Elliot viene avvicinato dal misterioso, enigmatico e anarchico Mr. Robot, che cerca di arruolarlo nelle sue attività clandestine contro il capitalismo.
«Mr. Robot è quanto mai tempestivo e rilevante e fa riflettere il pubblico su quello che sta succedendo oggi», dice Christian Slater. «Già parlare con tutti questi esperti nel campo dell’hackeraggio mi ha aperto più gli occhi al pericolo dell’internet e ora sto più attento a proteggere la mia privacy e quella dei miei figli per esempio.
Ho un figlio di 16 anni e una figlia di 13 e, per quanto capisco che internet sia uno strumento meraviglioso che ci apre al mondo, ne vedo i pericoli. Nelle mani sbagliate può essere usato per manipolare e fare del gran male».
Aggiunge Malek, ormai diventato presenza fissa nel mondo di Hollywood: «La cosa che più disturba è quanto lo show anticipi gli avvenimenti del mondo reale. Mr. Robot ha qualcosa di trasgressivo nel suo modo di guardare a una società sempre più dominata dai software e con una crescente inclinazione a rubare e analizzare dati personali di chiunque».
Tutto questo si riflette in un personaggio, quello di Elliot, vero outsider fuori da ogni norma e canone: «È un programmatore per la cyber-sicurezza di giorno e hacker di notte. Usa le sue straordinarie abilità coi computer come strumento e arma di protezione per se stesso e per le persone a cui vuole bene.
Ma le sue grandi capacità tecniche lo mettono di fronte a una grande scelta di vita: rimanere fedele alla compagnia di cybersecurity per cui lavora o unirsi al gruppo di Mr. Robot per distruggere la compagnia da cui riceve lo stipendio e minare le fondamenta della cosiddetta America “corporativista”?
Questo è il dilemma amletico del giovane Elliot, che sono sicuro avrà patito anche Edward Snowden prima della sua decisione di smascherare quello che secondo lui è un attacco ai diritti civili dei cittadini del mondo libero, ovvero la subdola e illegale sorveglianza degli organi di sicurezza governativi, come la Nsa».
«La serie parla di tutto ciò, ma non si schiera né da una né dall’altra parte», precisa Slater. «Sta allo spettatore decidere da che parte schierarsi. Comunque la differenza tra Elliot e Snowden è che Elliot, sia pure giustificato dalla sua sociopatia, è un hacker, dunque un criminale, anche se del tipo Robin Hood. Snowden non è un hacker.
Mr. Robot, il mio personaggio, è decisamente più ambiguo. È un sobillatore, non ci sono dubbi, anche se le sue intenzioni nobili per i diritti individuali sono ineccepibili. Ma anche Snowden si sarà contorto prima di prendere la sua decisione: spifferare contro il proprio datore di lavoro? Mettere a rischio la sicurezza del proprio paese che, sentendosi minacciato dal terrorismo, si vede costretto a sorvegliare la rete?».
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