IL CINEMA DEI GIUSTI - BASTA MARILYN! SONO 50 ANNI CHE VENIAMO TORMENTATI DAL RICORDO DELLA MONROE - “MARILYN” È COSTRUITO COME UN RICCO FILM PER LA TV. E ALLA FINE TUTTO SEMBRA SEMPRE UN’IMITAZIONE MAL RIUSCITA DI UN MONDO CHE NON C’È PIÙ - MAGARI SAREBBE STATA PIÙ INTERESSANTE UN FILM ISPIRATO ALLA STORIA DELL’ATTRICE CON IL NOSTRO COMICO CARLO CROCCOLO. NON CI CREDETE? LUI GIURA CHE È VERO… O CON CHISSÀ QUANTI ALTRI. ANGELO INFANTI ESCLUSO CHE AVEVA SEGUITO IL CONSIGLIO DI FRANK SINATRA (“È UN PO’ ZOZZETTA…”).

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Marco Giusti per Dagospia

Basta Marilyn! Sono cinquant'anni che veniamo tormentati dal ricordo di Marilyn e francamente, non ne possiamo più. Lei era fantastica, ma i tanti film che l'hanno omaggiata, compreso l'"Io e Marilyn" di Leonardo Pieraccioni con la Marilyn sosia trovata su Google, non proprio.

Di solito i film che raccontavano le sue fugaci storie con scrittori, "Marilyn and Me" (1991), dove Me sta per Robert Slatzer, o con fratelli di presidenti, "Marilyn and Bobby" (1993), dove Bobby sta per Robert Kennedy, erano stati relegati alla tv. Anche questo "My Week With Marilyn", uscito a fine 2011 in tutto il mondo e da noi solo adesso, col titolo di "Marilyn", in occasione del cinquantenario della morte dell'attrice, è costruito come un ricco film per la tv.

Hanno fatto solo film televisivi il regista, il cinquantenne inglese Simon Curtis, e lo sceneggiatore, Adrian Hodges, che ha tratto il copione da due libri di ricordi dello scrittore inglese Colin Clarke, che ebbe, all'epoca della lavorazione di "Il principe e la ballerina" diretto e interpretato da Laurence Olivier, unico film girato in Inghilterra da Marilyn, una breve flirt con la star.

Ma i produttori, più o meno gli stessi che fecero il colpaccio agli Oscar l'anno scorso con "Il discorso del re", cioè la BBC e l'UK Film Council e l'ingombrante Harvey Weinstein come socio americano, ne hanno voluto fare qualcosa di più grande, malgrado l'esiguo budget (sei milioni di sterline). E soprattutto hanno cercato di lanciare agli Oscar, riuscendo almeno nella sua candidatura, la brava Michelle Williams, attrice fine e dotata, come ha dimostrato in tanti piccoli film, come "Blue Valentine" e "Meek's Cutoff", ma forse non particolarmente adatta a dar vita a Marilyn.

Potenza di Weinstein. Ma anche sua debolezza, perché questo "Marilyn" pretende troppo da Michelle Williams, e ci spinge obbligatoriamente al confronto con la vera Marilyn, che non difende la giovane attrice scelta per il ruolo.

Il film, va detto, come tante produzioni inglesi di rango, ha una sua solida costruzione e set perfetti, ritroviamo perfino gli studi Pinewood dove si girò effettivamente il film di Olivier. E gli attori sono di tutto rispetto, Kenneth Branagh si diverte come un matto a rifare Laurence Olivier, e in gran parte ci riesce, Judy Dench è uno spasso come la divina Dame Sybil Thorndike, stella del teatro, Julia Ormond ha la giusta tristezza per interpretare una dolente Vivien Leigh, mentre Dougray Scott fa un allampanato Arthur Miller e Zoe Wanamaker, figlia dell'attore americano Fred Wanamaker, spetta il ruolo dell'isterica Paula Strasberg, coach ufficiale di Marilyn e non è male neanche il giovane protagonista Eddie Redmayne nei panni di Colin Clark, assistente di Olivier, che si ritrova a vivere una settimana di fuoco con Marilyn sotto gli occhi della fidanzatina Lucy, Emma Watson.

Il cinefilo antico (quasi bacucco) si divertirà a rivedere sullo schermo il direttore della fotografia Jack Cardiff, noterà l'attenzione degli artigiani inglesi nel ricostruire il set di un film sballato ma di culto come "Il principe e la ballerina". Ma se la coppia Olivier-Marilyn funzionava, malgrado tutto, nel film originale e perfino in questa ricostruzione, grazie a Branagh credo, la coppia Clark-Marilyn non riesce a farci emozionare.

Alla fine tutto sembra sempre un'imitazione mal riuscita di un mondo che non c'è più e quel poco di magia che si era creata con grandi attori e set giusti, se ne va e la stessa Michelle Williams, malgrado la candidatura agli Oscar, non credo ci abbia proprio guadagnato da questo film.

Il problema è anche la storia, troppo esile per poterci cucire addosso un film, o il viaggio modello BBC sul come si girava una volta in Inghilterra. Magari sarebbe stata più interessante un "My Week With Marilyn" ispirato alla storia dell'attrice con il nostro comico Carlo Croccolo. Non ci credete? Lui giura che è vero... O con chissà quanti altri. Angelo Infanti escluso che aveva seguito il consiglio di Frank Sinatra ("è un po' zozzetta...").

 

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