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IL CINEMA DEI GIUSTI - “BIG HERO 6”, LA PRIMA UNIONE TRA DISNEY, MARVEL E JOHN LASSETER È IL FILM CHE TUTTI I BAMBINI VORRANNO VEDERE A NATALE

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Marco Giusti per Dagospia

 

Big Hero 6 di Don Hall e Chris William

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E’ vero che nella sanità pubblica noi italiani siamo al terzo posto in tutto il mondo prima del Giappone, che è quarto, e molto prima dell’America che è addirittura 44esima, ma non possediamo certo un superinfermiere personale gonfiabile come il pupazzone Baymax, pronto a curarti al minimo starnuto, come fosse il tuo Luciano Onder personale. Proprio Baymax, sogno sanitario bianchissimo dell’America obamiana, è il cuore pulsante e l’arma vincente del notevole Big Hero 6, il primo cartone animato targato Marvel-Disney-John Lasseter, diretto da Don Hall e Chris William con grande accortezza.

 

Se in Scemo & + Scemo 2 dei fratelli Farrelly i mali della sanità pubblica americana sono ridicolizzati da gag estreme, come i due infermieri latini che staccano il catetere con cinque litri di piscio dal pisello di Jim Carrey o il trapianto di rene in Messico eseguito in auto, in Big Hero 6 il personaggio del robot infermiere cuore d’oro che penso solo alla salute e al bene del suo amico umano è qualcosa di futuribile da accostare al mondo dei supereroi della Marvel.

 

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Perché gli obbiettivi maggiori rimangono l’unione Marvel-Disney-Lasseter, e quindi lo sviluppo del mondo dei supereroi Marvel in un cartoon Disney-Lasseter, ma anche la conquista del mercato asiatico mischiato a quello mondiale. Non a casa il film si svolge in un futuro possibile in quel di San Fransokyio, cioè una San Francisco Toki-zzata. L’idea originale era anzi quella di una San Francisco ricostruita dai giapponesi.

 

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Il mischione quindi è servito per il lancio del film al Tokyo International Festival il 7 novembre e poi per una grande anteprima a Dubai che lo spingessero verso la conquista di un mercato che ha bisogno di grandi film, ma dove raramente i protagonisti possono essere orientali.

 

Trattandosi di un cartone animato “mescolato” nippo-americano, i protagonisti sono giapponesi occidentalizzati che si chiamano Hiro, Go Go, Tadashi, mentre il pupazzone bianchissimo è davvero un robot apparentemente fuori da ogni tipologia di razza, anche se la sua figura sembra sia stata modellato dalla forma di una campana di rame di qualche tempio shintoista di Suzu.

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Anche il messaggio pacifista e umanitario che ci arriva da Baymax è di tipo orientale, anche se alla fine vince proprio come robot umanizzato alla Wall-E in un mondo piuttosto violento. La parte Marvel, diciamo, riguarda soprattutto la costruzione di un piccolo gruppo di nerd di giovani nerd da laboratorio, diciamo genietti informatici, che sono obbligati a diventare dei supereroi per combattere le forze del male in città. Hiro, soprattutto, si deve vendicare di chi ha provocato la morte di suo fratello Tadashi.

 

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Era stato proprio Tadashi a portarlo dentro al gruppo di giovani studiosi e a affidarlo al suo robot infermiere Baymax. Hiro viveva alla giornata facendo soldi con le gare clandestine fra robot da combattimento, particolarmente violente. Messo a studiare nuovi progetti, Hiro si era segnalato con la costruzione di un microrobot che poteva far gola a vari appetiti. Diciamo che la prima parte del film, che ci introduce a questa curiosa San Fransokyo è davvero notevole per invenzioni grafiche e usao del 3D.

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E grandissimo è anche il personaggio di Baymax, al centro della vicenda. Un po’ meno, ci pare, la storiellina dei supereroi. Ma questo è davvero secondario. Con un budget da 165 milioni di dollari, il film, ha già incassato 165 milioni in America e altri 56 nel resto del mondo. Non è Frozen, non ha quelle possibilità, ma è comunque il film che tutti i bambini italiani vorranno vedere a Natale. Esce il 17 dicembre.