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Marco Giusti per Dagospia
Le streghe son tornate di Alex De La Iglesia
Beh, dopo tanto buonismo inutile, supereroi, piloti fast&furious, fa sempre piacere vedere un po’ di streghe al cinema. E per buona metà di questo Las brujas de Zugarramurdi, da noi ribattezzato Le streghe son tornate, sembra proprio in gran forma il maestro dell’horror spagnolo Alex De La Iglesia, regista di film come El dia de la bestia e Ballata triste de trompeta, tra i pochi autori di genere invitati ai festival europei, anche prima delle riscoperte tarantiniane. De la Iglesia unisce quasi sempre il divertimento cinefilo, le citazioni, a situazioni estreme e a metafore sulla situazione spagnola.
Anche in questo riuscito Le streghe son tornate, che venne presentato al Festival di Roma fuori concorso due anni fa, e nel frattempo De La Iglesia ha girato un documentario su Messi, ha prodotto il notevole Musaranas e girato un nuovo film, questa incursione nel mondo delle streghe è comunque segnata dai segni della crisi economica europea. Fin dai titoli di testa, dove accanto alle rappresentazioni delle vere streghe del passato sono associate anche streghe di oggi come la Thatcher o Angela Merkel.
Proprio perché siamo in tempo di ristrettezze, un gruppo di sfigati madrileni, massacrati dalle mogli e dal poco lavoro, decidono di fare un colpo al banco dei pegni per arraffare un bottino di 25.000 fedi nuziali d'oro. Per farlo si travestono da artisti di strada, c’è Sponge Bob, Minnie, l'uomo invisibile, il soldatino verde e perfino un Cristo argentato che tiene il mitra dentro la croce. E' proprio Cristo, cioè Hugo Silva, il capo della banda, talmente scombinato che si è portato dietro il figlioletto Sergio perché è il suo giorno da divorziato ("Non lo vedo mai!").
Ma ognuno dei partecipanti della sanguinosa rapina, per non parlare dei poliziotti che si buttano all'inseguimento, ha dei problemi con le proprie compagne, come se la crisi avesse fatto scoppiare anche i rapporti fra i sessi. Ridotti a tre, Cristo, il figlioletto e il soldatino verde Tony, cioè Mario Casas, prendono possesso di un taxi, guidato dal buffo Manuel, Jaime Ordonez, padre di tre figli e mal sposato, e si dirigono verso la Francia, inseguiti dalla moglie di Cristo e da due buffi ispettori, Secun de la Rosa e Pepon Nieto.
Ma il gruppetto di fuggiaschi non avrà vita facile nell'attraversare il paesino di Zugarramurdi, pieno di vere e terribili streghe, capitanate da Graciana, una grande Carmen Maura, dalla vecchia nonna Maritxu, Terele Pavez, e dalla più giovane e attraente Eva, la bonissima Caroline Berg. Non sono affatto buone queste streghe, non si accontentano di dominare i maschi, progettano proprio di intronarli e mangiarseli.
De la Iglesia non si ferma a mettere in scena l'horror, è anche preoccupato di costruire dialoghi fra maschi e femmine che prendano di mira lo scontro quotidiano fra i sessi, così situazioni terrificanti sono sviluppate assieme a puri momenti di commedia. Anche se cede un po’ nella seconda parte, rimane sempre un grande horror politico di alto livello. Come non si possono fare in Italia, anche se non si capisce bene perché, dove un regista può permettersi di giocare con la religione, la politica, la satira sociale. Grande cast, con un gruppetto di streghe che fanno davvero paura. C'è spazio pure per un incredibile omaggio a José Manuel Moreno e al suo pupazzo Rockfeller. Momento altissimo. In sala dal 30 aprile.
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