IL CINEMA DEI GIUSTI: I GIGANTI SCORREGGIONI DI SINGER

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Marco Giusti per Dagospia

"Ucci ucci sento odor di cristianucci!" O, se volete, "Fee-fi-fo-fum, I smell the blood o fan english man!" Tornano i giganti. Rozzi, violenti e scorreggioni. Vanno pazzi per gli essere umani che mangiano sia crudi che in forno come ripieno di una focaccetta. Che bellezza! Certo, il film in questione, "Il cacciatore di giganti" o "Jack The Giant Slayer", diretto dal Bryan Singer de "I soliti sospetti", è un pasticcio in 3D dal costo abnorme, 195 milioni di dollari, e già considerato un mezzo flop in America, visto che in due settimane ne ha ripresi solo 59, ma va bene lo stesso.

Perché, alla fine, la parata di giganti che Bryan Singer e il suo sceneggiatore di fiducia, Christopher McQuarrie, mettono in piedi è l'unica cosa davvero funzionante del film. A cominciare dal capo, il generale Fallon, mostro a due teste, una è doppiata da Bill Nighy e l'altra da John Kassir, ma sono belli tutti, da quello coi capelli alla Cristicchi al gigante cuoco scaccoloso che cerca di mettere in forno il povero Ewan McGregor.

La storia, che è la vera tragedia del film, è un mischione mal cucinato delle due vecchie fiabe inglesi "Jack and The Beanstalk", cioè "Jack e la pianta di fagioli", e "Jack The Giant Killer", già molte volte portate al cinema, sia nei cartoni animati che dal vivo. Vi ricordo solo la versione disneyana di "Jack and The Beanstalk" con Topolino che sale sulla pianta magica di fagioli e incontra il gigante e la versione cinematografica di "Jack The Giant Killer", da noi diventato "L'ammazzagiganti", diretta nel 1962 da Nathan Juran con i trucchi del grande Ray Harryhausen e Kerwin Matthews protagonista. Ma mettere insieme le due storie, come in questo caso, è un pasticcio. Inoltre unire a queste due storie il nuovo genere fantasy-favolistico delle Biancaneve e delle Alici in 3D porta un po' al disastro. Non è tutta colpa di Bryan Singer.

Il film nasce da un'idea e da una sceneggiatura di Darren Lemke e Davd Dobkin nel 2005, di Lemke è la trovata di unire le due favole. Allora lo doveva dirigere D. J. Caruso,che non si dimostrò adatto. Quando la New Line si rivolge a Bryan Singer, che entrerà anche in produzione, il copione è già stato riscritto più volte, ma Singer decide di riscriverlo ancora una volta con Christopher McQuarrie per la parte che riguarda esplicitamente i giganti e poi di rifinirlo con Dan Studney, piccolo genio della tv ("Lost"). Quel che ne viene fuori lo possiamo vedere tutti, qualcosa funziona, qualcosa no.

Jack, interpretato dal Nicholas Hoult di "Warm Bodies" (e di "About a Boy"), è il solito frescone di "Jack and The Beanstalk", un contadinotto che va al mercato e si fa derubare di tutto in cambio di un pugno di fagioli. Non sa che i fagioli sono magici e, a contatto con l'acqua, fanno nascere delle piante che arrivano fino al cielo, su su, in un mondo fantastico dove vive non un solo gigante, ma un'intera tribù di giganti assatanati di carne umana che ardono solo dalla voglia di ritornare sulla terra a rimettere le cose a posto. Sì, perché, tanti anni prima Re Eric riuscì, grazie a una corona magica, a rimandarli a casa e a non farli venire più.

Ma ora il pessimo consigliere del re, Roderick, interpretato da Stanley Tucci con la parrucca, è riuscito a impossessarsi della corona, conosce la storia dei fagioli, che gli sono stati rubati dal frate che gli ha dati a Jack in cambio di un cavallo, e vuole possedere il mondo al comando dei giganti scorreggioni. Un casino, eh? Mettiamoci anche una principessa, la Eleanor Tomlinson di "Educazione siberiana", figlia del re Brahmwell, cioè Ian McShane, promessa sposa di Roderick, che ha voglie di avventure e finisce per ripararsi dalla pioggia nella casetta di Jack proprio la notte che un fagiolo magico entra in una fessura del pavimento e farà decollare la pianta verso il cielo.

Con la principessa in aria, la pianta aperta sul mondo dei giganti e Roderick con voglie di strapotere, il Re manderà a recuperare la ragazza una squadra composta da il fido cavaliere Elmont, cioè Ewan McGregor, il cavaliere Crawe, cioè Eddie Marsan, il losco Roderick e il suo pessimo braccio destro Wickie, un notevole Ewen Bremner, qualche baldo soldato e il buon Jack. Una volta arrivati in cima alla pianta il gruppetto si scontrerà coi giganti e coi loro rozzi comportamenti. Non solo. Se la vedranno anche con Roderick che li vuole fare tornare sulla terra e si è portato la corona proprio per dominarli. Insomma, di due buone favole se ne è fatte una, che è però farraginosa, contorta e difficile da digerire.

Per fortuna, da quando entrano in scena i giganti, paurosi e scatenati, a rutti e scorregge, le cose migliorano e almeno loro, in una costruzione tra le tavole di Arthur Rakham e i mostri artistici di Ron Mueck sono delle belle invenzioni. Inoltre si muovono magnificamente in 3D e sono tutti ben costruiti come caratteri.

E' un peccato che la storia sia così scombinata, perché Bryan Singer aveva messo in piedi un ottimo cast di attori, quasi tutti inglesi, da Ewan McGregor a EddieMarsan, da Nicholas Hoult a Ewen Bremner, già visti nei film di Danny Boyle e Mike Leigh. Grandissimi professionisti. C'è anche il piccolo Warwick Davis, l'eroe di "Willow", in una parodia teatrale della storia di "Jack The Giant Killer". Una delizia. Va detto che non funziona granché nemmeno la parte romantica della storia. Più che probabile, inoltre, che anche da noi, come in America, i rozzi "Croods" facciano a pezzi i giganti e i loro cacciatori. In sala il 28 marzo.

 

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