NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON…
Marco Giusti per Dagospia
Gran voglia di Gomorra, vero? Mentre in tv già appaiono i primi trailer della nuova stagione di Gomorra – La serie, arriva con un assurdo ritardo di ben due anni un buon film molto sofferto sullo stesso tema. Presentato con successo al Festival di Roma ancora in epoca Marco Muller, I milionari di Alessandro Piva, il regista di La capagira, è un buon gomorra movie nato addirittura prima della serie e tratto dal libro omonimo di Luigi Alberto Cannavale e Giacomo Gensini. Lo hanno sceneggiato Massimo Gaudioso, uno degli sceneggiatori del Gomorra film, li stessi Piva e Gensini e Giuseppe Gagliardi, che avrebbe dovuto dirigere in un primo tempo il film e che lo ha poi abbandonato per le troppe ristrettezze produttive.
Il fatto è che una storia così ambiziosa, che è più o meno identica a quella di Gomorra - La serie, anche se è Roberto Saviano che ha ripreso “I milionari” di Cannavale e Gensini, non vicecersa, inoltre basata su fatti di cronaca reale, avrebbe avuto davvero bisogno di un impegno produttivo che i pur valorosi Galliano Juso, mitico produttore del Monnezza, e Giuseppe Gargiulo, non avevano di partenza.
Così un film sulla camorra storico, che partiva dagli anni ’60 e finiva oggi, con tanti personaggi e una serie continua di colpi di scena, una sorta di Good Fellas napoletano, è diventato un film molto più piccolo e molto meno ambizioso. Anche se Piva, che è un regista di talento e uno dei pochi che sappiano girare polizieschi e film d’azione, ha fatto il possibile per mantenerlo il più possibile vicino alle prime intenzioni. Oltre a poter disporre di un cast di attori in gran parte napoletani di grandissimo spessore, da Sasa' Striano a Gianfranco Gallo, da Francesco Di Leva a un Alfonso Santagata da paura come vecchio boss.
Di fronte a questi talenti napoletani, un po' stride il siciliano Francesco Scianno come protagonista nel ruolo di Marcello Cavani detto “Alendelon”, bel ragazzo ma non credibile come boss napoletano. Meglio Valentina Lodovini, già rodata come napoletana in Benvenuti al sud, e bravissima nel fornire un'immagine di donna del boss un po' materna e po' cafona. L'aver semplificato la storia all'ascesa e caduta di un piccolo boss dei quartieri, ha penalizzato la visione d'insieme della crescita di un gruppo di ragazzi come malavitosi dentro la Napoli di questi ultimi trenta-quarant'anni.
E ha sacrificato il personaggio più marginale e cattivo, cioè il “Piranha” di Sasà Striano, gangster crudele e malato che ama solo la mamma pescivendola. Il Don Carmine di Gianfranco Gallo, con tanto di figlio chiattone chiamato “Sciupatiello” che erediterà il regno del boss è più o meno identico al boss Savastano con figlio Genny di Gomorra- La serie. Manca solo Donna Imma, insomma.
Se Sollima ha una regia forse più moderna, diciamo così, e gode di una produzione importante, Cattleya, e di una impostazione seriale internazionale, sarebbe un errore sottovalutare Piva e la sua regia più classica e ruvida. I milionari con tutti i suoi problemi e la disastrata distribuzione è un buon film e indica con precisione la strada che dovrebbe intraprendere il nostro cinema per la sua riconquista del mercato ripartendo proprio dai generi. Esattamente come ha fatto Sollima con Suburra e Gomorra. In sala dall’11 febbraio.
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