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Marco Giusti per Dagospia
Beh, un film che vede tra i suoi protagonisti la statua parlante di Garibaldi, il Comandante appunto, e una cicogna che da Torino finirà in Svizzera, qualche rischio a Venezia, tra la cattiveria dei nostri critici e l'ignoranza dell'800 italiano della critica internazionale, lo correva. Alla fine meglio presentarlo in sala senza nessuna partecipazione ai festival, visti anche i risultati non positivi dei film presentati a Venezia e quello, invece, veramente buono, di "Tutti i santi giorni" di Paolo Virzì, altro film fuori dalle liste veneziane e romane.
Con questo "Il Comandante e la cicogna", scritto assieme alla sua sceneggiatrice storica Doriana Leondoff e a Marco Pettenello, Silvio Soldini torna alla commedia o, se vogliamo, all'operetta morale. Piccole storie dell'Italia e degli italiani di oggi, ambientate in una grande città del nord di tradizione ottocentesca come Torino, viste attraverso lo sguardo critico delle statue parlanti dei grandi italiani, Garibaldi, Leopardi, Leonardo Da Vinci e lo sguardo del tutto indifferente di una cicogna che ha la sciagurata idea di volare sulla città di Marchionne.
Sì, le voci delle statue, che il regista dice mediata da una simile trovata di un celebre film di Alain Tanner, "Jonas che avrà 20 anni nel 2000",malgrado le simpatiche voci di Pierfrancesco Favino, Gigio Alberti e Neri Marcoré, possono essere un po' imbarazzanti, ma il film prende presto la strada del favolistico e, alla fine, sono abbastanza integrate nell'operazione.
La storia vede l'onesto idraulico Leo, l'eroico Valerio Mastandrea, al suo terzo film in un mese, stavolta con baffi e accento napoletano, tirare avanti con due figli adolescenti, l'occhialuto Elia, Luca Dirodi, che non parla troppo e ruba il pesce al supermercato per sfamare la sua amica cicogna Angelina, e l'esuberante Maddalena, Serena Pinto, che ha appena mollato il fidanzato terrone Vito e lui, per vendetta, le ha sparato in rete il video di una sua megastappachinotto neanche fosse stata Belen.
La mamma, la defunta Claudia Gerini, torna ogni notte da fantasma, ma rigorosamente in bikini, a trovare il marito sempre più in crisi. Per risolvere il problema del video, Leo va da un avvocato loschissimo e milanista, un Luca Zingaretti con parrucchino a metà tra Danny De Vito e Sergio Friscia, più abituato a una clientela di trafficoni e onorevoli da avviso di garanzia facile alla Fiorito, che in cambio della sua prestazione lo mette in mezzo a un brutto impiccio. Ma è lì che il candido Leo incontra la candida Diana, Alba Rohrwacher in versione mora con caschetto, artista squattrinata, che sta facendo un terribile affresco nell'ufficio dell'avvocato.
Diana lavora per pagare l'affitto al buffo Amanzio, un triestino sovrappeso, ovviamente Giuseppe Battiston, che vive alla giornata e è diventato amico e guru del giovane Elia. Va detto che la storia, abbastanza complessa da raccontare, è ben sciolta nel racconto e la commedia dei buoni e candidi personaggi zavattiniani e dei cattivi lestofanti dei giorni d'oggi, anche questi un bel po' zavattiniani, si segue con un certo divertimento. Alla fine, proprio per questo, finiamo per perdonare parecchio a Soldini, a cominciare dall'esibizione dei buoni sentimenti ai discorsetti sul degrado del paese di Leopardi e Garibaldi ("chissà se non sarebbe stato meglio rimanere sotto gli Austriaci!").
Mastandrea e Rohrwacher, anche se fanno troppi film, sono bravissimi e Battiston ha il ruolo cucito addosso. Un occhio ai disegni e ai titoli animati di Cristina Diana Seresini, qui più in luce che nei precedenti film di Soldini, e alle buffe musiche della Banda Osiris, che aumentano il tono favolistico del film. Comunque, meglio non averlo mandato a Venezia.
VALERIO MASTANDREA E CLAUDIA GERINI NE IL COMANDANTE E LA CICOGNA SILVIO SOLDINI SUL SET GIUSEPPE BATTISTON NE IL COMANDANTE E LA CICOGNA LUCA ZINGARETTI NE IL COMANDANTE E LA CICOGNA Il comandante e la cicogna IL CAST DE IL COMANDANTE E LA CICOGNA ALBA ROHRWACHER NE IL COMANDANTE E LA CICOGNA
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