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Marco Giusti per Dagospia
Lui, Samir, si innamora di una maestra di nuoto biondina, Agathe, nel centro della Francia, a Montreuil. Finge di non saper nuotare e lei ci starebbe pure. Perché quando i due si ritrovano per caso da soli in piscina lei sembra più che disponibile. Ah, la prima parte di questo L’effetto acquatico, ultima opera dell’islandese-francese Solveig Anspach, è una delizia, una grande commedia di sentimenti come non se ne vedevano da tempo. Samir, interpretato da Samir Guesmir, è una sorta di Jacques Tati imbranato, ma sempre molto elegante, altissimo.
Lei, Agathe, Florence Loiret-Caille, è una adorabile francese quarantenne molto indipendente e testona. Ma lui è davvero innamorato e per raggiungerla e riprenderla, quando lei scopre il trucco di Samir, andrà fino in Islanda, a un congresso di insegnanti di nuoto, presentandosi come delegato israeliano. Più scorre il film, con tutta la sua grazia femminile e con tutti i suoi colpi di scena, più che troviamo somiglianze con quello che vorrebbe fare Checco Zalone con i suoi ultimi film, soprattutto Quo Vado, ma senza ricerca della risata a tutti i costi. Samir non apre quasi mai bocca, è solo sguardi.
Non si capisce neanche bene da dove venga. Ma la costruzione comica con la sua coprotagonista, sia nella piscina di Mentreuil sia in Islanda è perfetta. Entrambi i protagonisti hanno già lavorato con la Anspach e questo rapporto così stretto tra attori e regista sembra costituire una forza interna del film. Presentato alla Quinzaine des Realisateurs di Cannes a maggio, dove ha vinto il premio SACD, questa commedia intelligente girata tra Francia e Islanda è molto piaciuto alla critica internazionale.
Purtroppo la regista, nata in Islanda, vissuta tra America e Francia, ma attiva come cinema soprattutto in Francia, è morta a fine riprese lo scorso agosto a 55 anni per un cancro. Ma questo film è così grazioso e pieno di vita e di grazia da apparire proprio l’opposto dell’ultima opera di una regista malata. In sala dal 30 agosto.
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