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Marco Giusti per Dagospia
chiara ferragni elisa amoruso a venezia
Ma state andando o no al cinema? “Maledetta primavera”, è l’opera prima di fiction di Elisa Amoruso, che quasi due anni fa presentò a Venezia il suo discusso documentario “Chiara Ferragni Unposted”, più che probabilmente su commissione.
Libera dalla Ferragni, la Amoruso si lancia nella sua storia, che scopriremo fortemente autobiografica, di crescita nella Roma piccolo borghese sul finire degli anni ’80, tra “Il tempo delle mele”, la lambada, canzoni celebri come “I Like Chopin” e, appunto, “Maledetta primavera” di Loretta Goggi.
La sua piccola protagonista, Nina, la bionda Emma Fasano, è dovuta passare repentinamente da un quartiere borghese a uno più popolare, perché il padre, Giampaolo Morelli nel ruolo di un simpatico mascalzone senza testa napoletano, ha il vizio del gioco, e la mamma, la ormai eternamente sofferente Micaela Ramazzotti, musa virziniana, non ha la forza di reagire ai casini che provoca il marito.
Per di più, non solo ha due figli, il maschio è il poco espressivo Federico Ielapi già protagonista di “Pinocchio” di Garrone, ma ne aspetta pure un terzo e vorrebbe abortire. La ragazzina, così, nella nuova scuola di suore che frequenta, si lega un po’ morbosamente a Sirley, una ragazzina nera che viene dalla Guyana, la bellissima Manon Bresch, star della tv in Francia, che è stata adottata da una donna italiana, Fabrizia Sacchi. Più che la famiglia si decompone nel malessere provocato dal padre e dalla non risposta della madre, più che Nina si lega a Sirley.
E, naturalmente, lo sbocco è l’amore. Questa storia, che nei veri anni ’80 del nostro cinema si sarebbe trasformata automaticamente in un dramma sexy con Gloria Guida e qualche bellezza esotica, con abbondanza di nudi, diventa oggi una delicata storia di amore e di crescita nella Roma degli anni ’80, girato da una troupe di tutte donne, ma la presenza davvero esplosiva di Manon Bresch e l’insistenza della Amoruso nel voler rileggere il periodo affrontando citazioni ai generi dell’epoca con gli strumenti dei generi correnti del cinema italiano, finiscono per non dare al film uno sguardo ben definito.
E è un peccato, perché il film ha buoni momenti e buone intuizioni, e il fatto di essere per metà parlato in francese dalle ragazze lo differenzia da gran parte delle nostre commedie nostalgiche sugli anni ’80. In sala da giovedì 3 giugno.
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