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Marco Giusti per Dagospia
La foresta di ghiaccio di Claudio Noce
Certo se ambienti un thriller sulla frontiera messicana ci credi di più, ma va detto che anche il Trentino (ovvio che ci sia una Film Commission, che domande…) o comunque le montagne nevose del nostro Nord bene si prestano a cupe atmosfere di vendette e traffico umano tra frontiera e frontiera. Il problema principale di questo interessante “La foresta di ghiaccio”, opera seconda del Claudio Noce dopo la buona prova di “Good Morning Aman”, scritto assieme a Diego Ribon e a Elisa Amoruso, poi regista del notevole documentario “Fuoristrada”, non è né l’ambientazione né il genere scelto, cioè il thriller di frontiera.
ksenia rappoport ne la foresta di ghiaccio
E’ semmai una certa confusione nel racconto che non trova spesso sollievo dalla ricerca registica di soluzioni un po’ effettistiche per ogni sequenza. Peccato perché la storia è interessante, per non dire del tentativo di dar vita a un thriller realistico con un finale giallo. E gli attori, da Ksenia Rappaport a Emir Kusturica, da Adriano Giannini al giovane Domenico Diele, sono di gran livello.
Diciamo che una poliziotta slovena, Ksenia Rappaport, si finge ricercatrice ambientalista per risolvere una situazione di traffico illegale di extracomunitari sulle montagne, d’accordo con la polizia italiana. Si scontra così con la rude gente del posto, che sa molto di più di quel che dà a vedere, e con due fratellastri, Giannini e Kusturica, che gestiscono in realtà il flusso dei clandestini.
Poi un giorno scompare misteriosamente Giannini, che era stato chiamato per accomodare l’impianto elettrico della montagna e le cose si commplicano. Di mezzo c’è anche un ragazzo, un serbo cresciuto in Trentino, profugo di guerra dopo la caduta di Mostar, in grado di riparare la centrale elettrica e ombra di Giannini. La Rappaport indaga. Ovviamente alla fine il giallo si chiarirà. In sala dal 13 novembre
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