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Marco Giusti per Dagospia
Il violinista del diavolo di Bernard Rose
Paganini rock star? Perché no. Paganini che fa il patto col diavolo per arrivare al successo? Perché no. Dopo aver visto l'incredibile versione della vita del celebre violinista, "Paganini" appunto, diretta, scritta e interpretata da un Klaus Kinski fuori di testa negli anni '80, ben venga questa versione diretta da Bernard Rose, regista del non dimenticato e notevolissimo horror "Candyman", ma anche di molti video inglesi e di film in costume un po' pesantoni come "Amata immortale", "The Kreutzer Sonata", "Anna Karenina".
Prodotto e girato quasi interamente in Germania, con qualche set italiano, il film ruota tutto attorno al suo protagonista e coproduttore David Garrett, celebre e fortunato violinista, che ha inciso per la Decca una serie di fortunati dischi che ne hanno fatto una specie di rockstar della musica classica. Garrett, che è tedesco, nato a Aachen e si chiama in realtà David Bongarz, fa di Paganini un mischione del Dracula di Gary Oldman, di Johnny Depp, ma prende anche molto dai grandi del rock degli anni '70.
Il diavolaccio che ne compra l'anima, ma ne fa una star internazionale, Urbani, interpretato da Jared Harris, già spolpato dalle coproduzioni tedesche alla "Pompei", più che un mefistofelico impresario sembra uno di quei manager trafficoni che manipolano i loro artisti. Anche se non si sa, come spiega bene anche il film, se il Diavolo sia l'artista indemoniato che dissipa la sua vita fra droghe, mignotte e gioco, o il suo manager.
Esattamente come la musica rock-classica, facile e occhieggiante, anche il film naviga tra ovvietà di tutti i tipi. David Garrett non è il massimo come attore, ma se si limita a muovere i capelli e suonare va bene, mentre Bernard Rose si diverte a punteggiare il suo film con qualche momento horror interessante per darci qualche brivido di vita.
La Londra dell'800 non è ricostruita male tra Germania e Austria, qualche buon attore c'è, come Joely Richardson che fa una giornalista da "Rolling Stone" anni '80, pronta a scoparsi artisti e manager in cambio di una buona intervista, ma già la presenza di Helmut Berger come Lord Braghersh, gonfio, decadente, attorniato da bei ragazzi, rende il tutto un bel po' trash. Insomma, si vede questa avventura di Paganini nell'Europa dell'800 fra fan scatenate e diavoli tentatori. Non è il massimo, non arriva alla vera follia di Klaus Kinski che si sentiva Paganini, lui sì che era il Diavolo in persona, ma si vede. In sala.
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