IL CINEMA DEI GIUSTI - UN SUICIDIO? MA ME LO FACCIO DOPPIO! ANZI QUADRUPLO! QUATTRO CHE VOGLIONO FARLA FINITA SI INCONTRANO IN “NON BUTTIAMOCI GIÙ”, FILM FEDELE (MA ADDOLCITO) AL ROMANZO DI NICK HORNBY

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Marco Giusti per Dagospia

Non buttiamoci giù di Pascal Chaumet

Un suicidio? Ma me lo faccio doppio! Anzi quadruplo! E clamoroso, portando i miei quattro aspiranti suicidi in cima al più alto palazzo di Londra, e al più celebre per tali propositi, la notte di Capodanno. Pronti a buttarsi giù. Ma se decidi di fare questo salto nel vuoto non vuoi certo compagnia e i quattro, alla fine, funzionano un po' da salvavita gli uni con gli altri. Si perde la concentrazione necessaria, si perde l'ispirazione e ci si autoconvince che è meglio rimandare. Almeno fino a San Valentino.

Per capire, verificare le motivazioni profonde, valutare ogni dubbio. Fedelissimo al romanzo omonimo di Nick Hornby, uscito ormai nel 2005, ci arriva, fresco di Festival di Berlino, questo "Non buttiamoci giù", produzione anglo-tedesca diretta dal francese François Chaumet, regista di commedie leggere ma riuscite come "Il truffacuori" e "Un piano perfetto", interpretato da quattro star del peso dell'ex 007 Pierce Brosnan, dell'australiana Toni Colette, già interna al mondo di Hornby avendo interpretato "About a Boy", dell'americano Aaron Paul, in gran spolvero grazie a "Breaking Bad" e "Need for Speed", e della giovane e lanciatissima inglese Imogen Poots.

Brosnan è Martin Sharp, noto presentatore della tv in crisi per uno scandalo che lo ha rovinato sui tabloid, grande come volto noto e bollito, la sempre strepitosa Toni Colette è Maureen, mamma sola di un ragazzo handicappato, Aaron Paul è un rocker americano che vivacchia facendo il piazza boy a Londra, Imogen Poots è Jess, figlia di un ricco politico, Sam Neill, e mollata dal fidanzato tossico Chas, Joe Cole.

Il film, come in "Il capitale umano" di Paolo Virzì, è diviso in quattro capitoli come i quattro protagonisti della storia, ma, invece di tornare indietro con flashback, segue le loro vicende, da quell'incredibile capodanno fino a San Valentino, proprio partendo dal ritratto di ciascuno di loro.

Perché i quattro, pur essendo completamente diversi, riescono a "non buttarsi giù", anzi a tirarsi su, legandosi gli uni con gli altri con una buffa amicizia da soccorso immediato legata ai crolli psicologici di ognuno di loro.

Se Jess finisce all'ospedale per abuso di bombe, se il figlio di Maureen ha un infarto, se J.J. ritenta il salto, loro saranno lì come i loro stessi angeli. Film positivo, un tempo si sarebbe detto veltroniano, forse poco adatto a questi tempi di crisi e di fidanzate di grandi star del rock che si uccidono, rispetto a altri film tratti dai romanzi di Nick Hornby o solo sceneggiati dallo scrittore e poi prodotti con la moglie Amanda Posey e dalla loro socia Finola Dwyer, come "An Education", diretto da Lone Schering, che lanciò Carey Mulligan, è più giocato sulla commedia che sulla drammaticità della storia.

E, probabilmente, la sceneggiatura di Jack Thorne, giovane scrittore inglese di successo, "The Scouting Book for Boys", che è stato scelto dai produttori per costruire il film, è stata addolcita dalla regia di Pascal Chaumet, che ne fa un prodotto più internazionale, più facile. Non so se questo sia il limite del film, tutto giocato sulla forza della storia e sul cast, con strepitose interpretazioni dei giovani Aaron Paul e Imogen Poots, ma certo lo rendo un po' meno alla Nick Hornby del previsto. In sala dal 20 marzo.

 

 

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