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Una promessa di Patrice Leconte
Marco Giusti per Dagospia
Preparate le giacche pesanti e le galosce. Torna il cinema per le vecchie signore dalle buone letture. E torna la moda per i romanzi di Stefan Zweig, adorati anche da Wes Anderson e dai nostri nonni. Qui siamo di fronte a “Una promessa”, diretto dal sempre elegante Patrice Leconte, tratto da “Viaggio nel passato” di Zweig, mélo ambientato nella regione industriale tedesca di un secolo fa, esattamente nel 1912, ma tutto recitato in inglese e girato in gran parte in Belgio.
Zweig per turisti, insomma. Se non vi aspettate un capolavoro, alla fine funziona, anche se rimpiangiamo la versione Zweig di Wes Anderson e del suo “Grand Hotel Budapest”, e era inutile portarlo a Venezia e a Toronto l’anno scorso, visto il ritardo col quale arriva in sala e gli scarsi risultati ottenuti. E questo malgrado le ottime interpretazioni della bella e sempre elegante Rebecca Hall, del giovane Richard Madden, già star di "Trono di spade" e dell'Alan Rickman eterno cattivo della saga di Harry Potter.
La storia mette in scena un triangolo amoroso fra un giovane insegnante di belle speranze, Friedrich, cioè Richard Madden, il suo datore di lavoro, il ricco ma illuminato proprietario di una acciaieria Karl Hoffmeister, un ambiguo Alan Rickman, e la sua giovane moglie, Lotte, la sempre notevole Rebecca Hall di “Vicky Cristina Barcellona”.
una promessa patrice leconte con il cast
Friedrich e Lotte, ovviamente, finiranno per innamorarsi pazzamente ma si riveleranno i loro sentimenti solo quando Karl ha ormai deciso di mandare il suo giovane segretario in Messico per due anni a scavare manganesio per l'acciaio. Mortacci… I due quasi-amanti si fanno la promessa che si ameranno per sempre quando lui tornerà dal Messico, complice il fatto che il marito, Karl, è malatissimo di cuore e sta per lasciarci le penne. Vero che Karl avrà poco da vivere, ma intanto ci mette lo zampino la guerra del 15-18 e per i due innamorati non si tratterà più di aspettare solo due anni. Ma molti di più.
Costruito su sentimenti mai del tutto dichiarati e sulla sospensione delle emozioni dei tre protagonisti oltre che sulle ambiguità del marito-padrone che predispone per la moglie una specie di giardino dell’Eden che poi lui stesso frantuma, è un film che alla fine, complice la scrittura di Zweig, si vede, ma non ci offre molte emozioni. Inoltre l'idea di un regista francese che gira in inglese un classico in lingua tedesca non ci sembra così meravigliosa. Ottimo per le serate di pioggia e per il cinema delle signore di Prati. In sala dal 2 ottobre,
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