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Marco Giusti per Dagospia
Unbroken di Angelina Jolie
Pesante. Il tipico film sulla Seconda Guerra Mondiale che si sarebbe davvero girato meglio alla fine degli anni ’50 con Tony Curtis. E non si capisce proprio perché Angelina Jolie abbia scelto un film come questo Unbroken, per la sua opera seconda da regista, dopo il serioso ma molto più povero esordio con In The Land of Blood and Money tutto dedicato alla guerra in Jugoslavia.
Unbroken, tratto dal libro di Laura Hillebrand, tratta una grande e vera storia di guerra di un giovane atleta italo-americano, Louis Zamperini, che prima se la spassa su un gommone in mezzo all’Oceano Pacifico per 47 giorni tra squali e tempeste, poi finisce nelle mani del sadico Watanabe, comandante di un campo di prigionia giapponese nell’isola di Otami, che lo gonfia di botte e legnate. Tutte rigorosamente in faccia.
Zamperini, interpretato dal quasi inedito Jack O’Connell, aveva girato Eden Lake e il secondo 300, non fa mai una piega. Incassa tutto. Lo spettatore pure. E, alla fine del film, lo spettatore, non ha neanche vinto la guerra. Ha visto due ore di legnate. Diciamo che è meglio la prima parte del film, dove assistiamo alle vittorie sportive del giovane Zamperini, Louie o Zamp per gli amici, che lo portano dalla piccola cittadina di Torrance, California, dove è noto come il Tornado di Torrance, dritto alle Olimpiadi di Berlino del 1936, dove sarà il primo degli americani sui 5000 metri. Gloria nazionale.
E sono molto belle anche le scene sul bombardiere, il B-24 Liberator, nel Pacifico, che vedono il nostro eroe fare un atterraggio di fortuna senza freni assieme al pilota Phil, interpretato da Domnhall Gleeson, figlio di Brendan e ottimo attore. Insieme a Phil e a un altro soldato, Mac, Finn Whittrock, finiscono in mezzo al Pacifico, in preda a squali affamati e senza nulla. Diciamo che tutta la prima parte del film, fino a quando Zamperini e Phil vengono fatti prigionieri dai giapponesi è ben fatta, e i personaggi non sono così monolitici.
Quando la situazione diventa quella del campo di prigionia giapponese, con il cattivissimo Watanabe, interpretato da una star del rock, certo Takamasa Ishihara detto “Miyavi”, qui al suo primo film, e non è Ryuchi Sakamoto, le cose prendono un’altra piega. La Jolie ha detto che ha pensato a The Hill di Sudney Lumet con Sean Connery, magari anche a molti altri film con situazioni simili, soprattutto Furyo di Nagisa Oshima, solo che non c’è proprio nessuna profondità psicologica nei personaggi e il film naufraga nella noia della ripetizione del giapponese sadico che lo gonfia di botte e Zamp che resiste. Boh!
Alla fine, come è stato scritto, è soprattutto un film senza identità che sembra diretto da una cooperativa. Ineccepibile come immagini e messa in scena, dietro c’è il grandioso Roger Deakins, il direttore della fotografia dei film dei Coen, qui candidato all’Oscar, insieme al fonico e al mixer audio. I Coen stessi hanno riscritto la sceneggiatura originale di William Nicholson (Les misérables) e di Richard La Gravenese (Dietro i candelabri), pensata per la regia di Francis Lawrence.
Diciamo che non capita a tutti di farsi riscrivere la sceneggiatura dai fratelli Coen. Ma non siamo di fronte a un film dei Coen, e davvero ci sarebbe piaciuto se la Jolie neoregista avesse invece recuperato la leggerezza, pur nella drammaticità della situazione, dei film di guerra alla Blake Edwards con Tony Curtis, che sarebbe stato uno Zamperini perfetto, un po’ spaccone, divertente, velocissimo. O almeno di Qualcuno da odiare -King Rat di Brian Forbes con George Segal, che ha una storia molto simile.
L’unico aspetto interessante del film è che la Jolie ne fa non solo una storia patriottica, col soldato americano che non si spezza mai, ma soprattutto una storia cattolica e italiana. Perché Zamperini, come altri soldati, nei momenti difficili prega e, nella vera storia, diventerà un fervente cattolico. Al punto che la Jolie ha mostrato il film in Vaticano e è stata ricevuta da Papa Francesco, che per sua fortuna si è risparmiato due ore di botte alla Bud Spencer (chissà, invece, gli sarebbe piaciuto…).
ANGELINA JOLIE SUL SET DI UNBROKEN
ANGELINA JOLIE E PAPA FRANCESCO BERGOGLIO
Il vecchio Zamperini, che è scomparso lo scorso maggio, è riuscito a vedere pure il primo montaggio del film. Invece il vecchio Watanabe, quando Zamperini tornò in Giappone qualche anno fa, non ha voluto incontrarlo. Comunque salvo le grandi scene di guerra iniziali riprese da Roger Deakins. In sala dal 29 gennaio.
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