DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Antonello Piroso per la Verità
Nicola Maccanico, 45 anni, 13 alla Warner Bros (7 come direttore generale), è l' amministratore delegato di una giovane società, Vision distribution, che è un unicum a livello mondiale. Distribuisce film, avendo però come azionisti un broadcaster autorevole - cioè un' emittente, Sky, al 60% - e cinque tra i principali produttori italiani: Cattleya, Indiana Production, Lucisano Media group, Palomar e Wildside, ognuno con l' 8%.
Partecipa anche alla realizzazione di film, perché in Italia, spiega Maccanico, «i due ruoli si sovrappongono: non è possibile fare il distributore senza investire nei film che si distribuiscono; concorrendo con un suo finanziamento alla formazione del budget, il distributore diventa così coproduttore o titolare dei diritti di commercializzazione».
Com' è che nel cinema di casa nostra abbondano «i parenti di»? Tuo padre Antonio fu più volte ministro, e segretario generale del Quirinale con Sandro Pertini. L' ad di Medusa è Giampaolo Letta, figlio di Gianni. Tra gli azionisti di Vision c' è Wildside, che annovera tra i soci Lorenzo Mieli, figlio di Paolo, Saverio Costanzo, figlio di Maurizio, e Mario Gianani, «marito di»: del ministro Marianna Madia.
«Accetto la provocazione, ma mi permetto di ribaltare il pregiudizio sottinteso, parlando di me e del mio caso. Nella mia condizione, indubbiamente privilegiata, avrei potuto scegliere di intraprendere un più facile percorso nel settore pubblico. Invece ho preferito cercare di capire quale fosse la mia dimensione. Solo mia. La politica è una passione che mio padre mi ha trasmesso, ma se avessi seguito da subito le sue orme non sarebbe stato semplice costruire la mia identità. E questo ragionamento penso di poterlo estendere anche alle persone che hai citato, che conosco e stimo».
In effetti nei diari di tuo padre (che mi hai fatto leggere nella versione manoscritta, quando ho preparato il monologo sulla sua biografia, che affettuosamente mi chiedesti di portare al Teatro Quirino a un anno dalla sua morte, alla presenza delle massime cariche istituzionali, in primis l' allora capo dello Stato Giorgio Napolitano) c' è più di una traccia della sua preoccupazione per il tuo futuro professionale, che ostinatamente volevi costruirti da solo. Chissà che cosa direbbe di questa avventura in cui ti sei imbarcato.
giampaolo letta nicola maccanico
«Parafrasando una pubblicità, ti rispondo che Vision non vende sogni, non è una scommessa, ma già una solida realtà. Grazie alla sua natura societaria, Vision può valutare un progetto globalmente da subito nelle sue potenzialità, verificando la possibilità di produrlo, strutturando un attento budget mirato, fissando una data d' uscita con tutte le azioni di marketing necessarie. Questo è innanzi tutto merito della lungimiranza di Sky, che ha messo concrete radici nella realtà italiana in un' ottica virtuosa di investimento, e della visione di Andrea Scrosati (responsabile dei contenuti non sportivi di Sky, ndr), che è stato il motore che ha fatto da collante tra diversi mondi in un progetto che solo un anno fa sembrava utopia».
Tradotto in vile denaro, come sono andate le vostre prime esperienze?
«Abbiamo ottenuto risultati importanti fin dai nostri primi film. Come un gatto in tangenziale, che Vision ha coprodotto e distribuito, solo al box office ha totalizzato oltre 9 milioni e mezzo di euro, risultando il campione d' incassi nella gara natalizia. Sono tornato ne ha fatti più di 2 e mezzo, sempre al netto degli ulteriori ricavi. Risultati ottenuti intercettando, grazie al film con Paola Cortellesi e Antonio Albanese, sia i frequentatori dei multisala sia quelli delle sale cittadine, frequentate da un pubblico più esigente, che cerca maggiore profondità nelle storie. Mentre con Sono tornato, con quel Mussolini redivivo ottimamente interpretato da Massimo Popolizio che tu stesso hai intervistato, abbiamo coinvolto il pubblico giovane dei multiplex, spettatori fondamentali per il cinema italiano in una prospettiva di sviluppo».
Ma le sale sono in crisi oppure no?
«I 4 milioni di euro incassati in cinque giorni da A casa tutti bene, il film corale di Gabriele Muccino, cosa ci dicono? Che se c' è un film che diventa evento (per il tema, la sua costruzione produttiva, la sua promozione), allora il pubblico risponde in modo decisamente rilevante. Ma quanti film-evento possono esserci in un anno nel nostro tipo di mercato? Una decina, comprendendo i film americani? È allora evidente che dobbiamo trovare il modo di connetterci con il pubblico delle sale anche con il resto delle produzioni».
In Italia scontiamo anche una stagionalità brevissima.
«Sei mesi, arrotondando per eccesso. Mentre il cinema americano posiziona i propri film di fatto tutto l' anno. Ricordo con orgoglio i numeri straordinari dei due film di Harry Potter che con Warner abbiamo fatto uscire nel mese di luglio. Dobbiamo allungare la stagione, per uscire dal dilemma dell' uovo e della gallina».
Prego?
«Il mercato è povero perché tutti vogliono uscire solo a Natale, oppure escono tutti solo a Natale perché il mercato è povero? E poi: attenzione a non trascurare la disaffezione del pubblico giovane per il nostro cinema in sala. Purtroppo non è un caso: per i giovani, infatti, non vengono scritte storie in cui si possano identificare, non ci sono volti di loro coetanei, e poi sono distratti da mille stimoli veicolati da smartphone e tablet, su cui alla fine preferiscono guardare i film, quando lo fanno. È in corso una mutazione genetica delle modalità di fruizione del prodotto audiovisivo.
Prima esisteva la centralità della sala, e lo spettatore veniva conteso in un perimetro di uguali. Oggi ce lo dobbiamo andare a conquistare anche in competizione con operatori che sono gli Ott (Over the top: le imprese che offrono contenuti via Web, ndr), la stessa Sky, 100 canali digitali. Se ignori la circostanza, hai perso.
Questo postula un innalzamento qualitativo dell' offerta».
Il ritornello che spesso si sente è: per fortuna che c' è Checco Zalone.
«Il fatto che in vetta alla classifica degli incassi di sempre ci siano quelli di un artista italiano ci deve inorgoglire. Ma il cinema made in Italy non dipende da Zalone, che invece può rappresentare un punto di riferimento. Dopo di che, abbiamo uno star system che da anni è sempre quello. Intendiamoci: tanto di cappello davanti alla bravura dei nostri attori, penso per esempio a un film del 2005 come Romanzo criminale, in cui c' era un cast stellare, con molti nomi all' epoca già affermati. Te li ricordi?».
A livello ormonale innanzi tutto Anna Mouglalis, poi Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Kim Rossi Stuart...
«E Elio Germano, Claudio Santamaria, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca. Non male, no? La regia era di Michele Placido. Paolo Sorrentino aveva girato solo due film, L' uomo in più e Le conseguenze dell' amore. Matteo Garrone non aveva ancora girato Gomorra. Voglio dire: il parco registi, pensa anche a Paolo Genovese, a Luca Miniero, a Sydney Sibilia, a Riccardo Milani, si è rinnovato più del parco attori. Un altro elemento che fa parte del quadro. Io ricordo sempre a me stesso che il cinema è un gioco di squadra, in cui non bastano il talento o la professionalità del solista, ma serve un' orchestra affiatata. Per un prodotto che deve intrattenere, divertire, far riflettere.
Dietro cui si deve percepire una tensione ideale, che non sia solo quella di fare quattrini. Un' azienda sana deve fare profitti, ma c' è modo e maniera di farli, e il rispetto del pubblico, della sua sensibilità e intelligenza, è una delle condizioni».
Uno dei tanti gossip romani sussurra che saresti andato volentieri in Rai.
nicola maccanico riccardo luna
«No. Non ci ho pensato in passato e non ci penso per il futuro. Per essere chiari: se un giorno vorrò occuparmi di qualcosa che non sia l' audiovisivo, mi piacerebbe avere la possibilità di farlo nel settore pubblico. Anche perché lo stipendio è importante, ho due figli piccoli, ma la carriera può anche perseguire un puro aumento di responsabilità. Oppure un maggiore impegno nei confronti della collettività».
Andrai a votare il 4 marzo?
«Sì, ci sono sempre andato, non bisogna smettere di avere fiducia nel fatto che il nostro voto possa contribuire a fare la differenza. Certo, l' attualità spesso s' incarica di smorzare gli entusiasmi, presentandoti la politica come uno specchio d' acqua ferma, in qualche caso torbida, specchio di una società in cui non funziona più nemmeno quell' ascensore sociale che permetteva a chi partiva svantaggiato di poter ambire a migliorare la sua situazione».
Il referendum costituzionale è stata un' occasione persa?
«Io ho votato Sì, lo consideravo comunque un punto di partenza.Purtroppo si è trasformato in una consultazione pro o contro Matteo Renzi».
Be', lui ci ha messo del suo.
«Per eccesso di entusiasmo e di ego. Le riforme prospettate erano giuste, un sistema con più pesi e meno contrappesi e in cui con le elezioni si capisce subito chi vince e quindi governa, non a caso il modello del voto per i Comuni funziona bene. Ma per cambiare le regole servono consenso e condivisione molto ampi, che sono mancati».
Cosa penserebbe tuo padre dell' attuale situazione politica?
«Soffrirebbe nel vedere il centrosinistra diviso e perennemente in guerra con sé stesso».
maria e nicola maccaniconicola maccanicoCarlo Verdone e Nicola Maccanico nicola maccanicoMARTONE MACCANICO PIROSO Antonello Piroso ricorda Antonio Maccanico
Bernabo Bocca Luigi Abete e Nicola Maccanico Bernabo Bocca e Nicola Maccanico Antonello Piroso ricorda Antonio Maccanico simonetta giordani nicola maccanico myrta merlinodagostino maccaniconicola maccanicoandrea zappia la moglie sara sarah varetto nicola maccanico
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