DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Elena Barnabi per Gente
La vita di Claudio Sabelli Fioretti, 80 anni – per tutti il più bravo di tutti a fare le interviste – sembra uscita da un film di Woody Allen: engagé e autoironico giornalista di sinistra, lavora nei più grandi giornali italiani (Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, Panorama, L’Espresso, L’Europeo), diventa cinque volte direttore, viene sempre licenziato perché fa i dispetti all’editore, dirige il più grande giornale italiano di satira mai esistito (Cuore),
si inventa con Giorgio Lauro il programma di Radio Rai Un giorno da pecora, dove intervista e prende in giro tutti i politici, scrive 20 libri, va a piedi da Trento a Roma e fa mille altre imprese pazze, colleziona querele, colleziona mogli (tre), colleziona quasi mogli (due), colleziona flirt con le colleghe (numero non pervenuto). Figli: uno, gay.
Amascord - claudio sabelli fioretti - COPERTINA
“Sono stato un pessimo padre, dimenticavo mio figlio ovunque. Una volta anche sui campi da sci al freddo”, scrive lui tutto contrito nella sua autobiografia Amascord (Compagnia Aliberti Editore) che, come recita la quarta di copertina, “era stata rifiutata da tutti gli editori”.
A leggerla, questa autobiografia, si scoprono i retroscena di alcune leggendarie interviste: quella volta che il nostro andò a intervistare l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga e lui lo accolse in mutande, quell’altra che in diretta radio tirò i capelli a Silvio Berlusconi per vedere se erano veri, quell’altra in cui Oriana Fallaci lo sequestrò per quattro giorni e poi riscrisse l’intera intervista. Notevoli anche le tre mitiche interviste a Gianni Boncompagni (con cui Sabelli fece il programma tv Bombay) per i 60, 70 e 80 anni dell’autore televisivo in cui lui sentenziò: «Sono di sinistra. Comunista. Noi siamo tutti comunisti, le mie figlie, Raffaella Carrà, tutti comunisti».
francesca fagnani enrico mentana
Si scoprono anche tanti aneddoti sulla vita dei giornali e sugli anni d’oro dell’editoria, mescolati con i casi di cronaca e della politica degli ultimi 50 anni in un affresco un po’ nostalgico e molto divertente in cui ci possiamo ritrovare un po’ tutti. Siamo andati a incontrare Sabelli Fioretti a Masetti, un piccolo paese del Trentino dove vive per sei mesi all’anno con la moglie Annette. Ci è andata bene: pochi giorni dopo sarebbe partito per Salina, l’isola delle Eolie dove passa gli altri sei mesi dell’anno.
Lo sa che quando la intervistano vengono sempre fuori le solite cose? La storia di Berlusconi, Carla Bruni che le accarezza la faccia e lei suda, chi non si è concesso (per la cronaca: Fiorello, Fazio, Totti).
«La colpa è mia. Mi ripeto sempre».
Vorrei estorcerle dei segreti.
«Mi faccia delle domande cattive».
Ha fatto più di 700 interviste. È mai andato a letto con una persona che ha intervistato?
«No. Però mi è capitato di intervistare una persona con cui ero andato a letto».
Chi?
«Io glielo dico, ma non lo scriva per carità».
Si figuri se lo scrivo.
«Lidia Ravera. Eravamo giovani. Siamo amici».
Altri amorazzi segreti?
«Sono innamorato di Francesca Fagnani».
Non vale, l’ha già detto. E poi la ama solo perché la cita sempre nella sua trasmissione.
«Ma sa quanti invece rubano le mie interviste? Paolo Mieli mi diceva che dovevo esserne orgoglioso. A me invece girano un po’ i coglioni».
E con Enrico Mentana, compagno di Fagnani, come la mette?
«Lo sa cosa è strano di Mentana? È uno che ride delle sue battute. Ora che mi ci fa pensare non mi ha mai invitato nelle sue trasmissioni. Chissà perché».
Già, chissà perché. Come vanno i rapporti con Vittorio Feltri?
«Gli ho dovuto dare 7 mila euro per una causa. Ma avevo ragione io. Però non ho problemi a dire che è un bravissimo giornalista. Con lui direttore i giornali raddoppiavano le vendite. Con me invece le dimezzavano».
Con Eugenio Scalfari, ai primi tempi della nascita de La Repubblica, litigò di brutto.
«Mi fece caposervizio, ma io me ne andai dopo tre mesi. Lui si offese. Poi lo implorai di riprendermi, gli dissi: “Vengo in ginocchio sui ceci da Milano a Roma”. Mi rispose: “Manco morto”. Si prendeva troppo sul serio».
Con l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, invece, ebbe un bel rapporto.
«Cossiga era pazzo. Ma pazzo vero. Veniva in radio con una bottiglia di whisky perché sapeva che era proibito portare alcolici negli studi. Gli ho voluto bene. Però i veri segreti non me li ha mai confidati, se li è portati nella tomba.
Altri bravi?
«Guardi che questo l’ho già detto mille volte: Stefano Lorenzetto e Gian Antonio Stella. A fare le interviste Malcom Pagani e Candida Morvillo. E poi fuori concorso c’è la mia amica Natalia Aspesi. Inarrivabile».
Chi è bravo a fare satira in Italia?
«L’unico è Antonio Ricci con Striscia la notizia».
Le sue interviste sono davvero le migliori?
«Sì. A un certo punto mi sono reso conto che erano diverse dalle altre. Ci metto giorni a prepararmi, leggo tutti i libri, le interviste, sento gli amici».
(...)
Si è mai pentito di qualcosa che ha scritto?
«Al Bano mi confidò che se sapeva che alla Lecciso interessava fare spettacolo mica la sposava. Quando lei lesse quell’intervista, chiamò voi di Gente per annunciare che si sarebbe separata dal marito. Mi sentii in colpa».
L’hanno sempre licenziata. Come mai?
«Quasi sempre, prego. Avevo la mania di andare contro agli editori. Quando ero a Gente Viaggi mi raccomandarono di non mettere un nero in copertina perché l’editore Rusconi non ne voleva. Cosa faccio io appena posso? Metto una regina nigeriana in copertina. Non sono durato molto».
(…)
«Non ho un soldo sul conto corrente».
Dove sono finiti tutti i soldi?
«E chi lo sa? Alle mie mogli non ho dato niente».
Ha comprato case?
«Due qui in montagna e due a Salina. Chissà poi perché, siamo solo in due, io e mia moglie».
E quindi?
«Quindi molti li ho spesi per le querele che mi han fatto».
In molti ci ricordiamo dell’ormai celebre titolo di Cuore “Tutto pronto all’inferno per l’arrivo di Muccioli” pubblicato il giorno prima della morte del fondatore di San Patrignano...
«In tutto ai Muccioli avrò dato 80 mila euro».
Lo rifarebbe?
«Vorrei dire di sì. Però cosa è rimasto di quel mio titolo e di tutta quella satira? Potevo stare un po’ più attento. Però tutto sommato vado orgoglioso delle cose di cui sono pentito».
È rimasto che i giovani di allora come la sottoscritta ancora se lo ricordano. E magari se fanno questo lavoro è anche merito un po’ suo.
«Bella roba. Ora però non gliene frega niente a nessuno. I giornali fanno schifo perché gli editori risparmiano su tutto: hanno stroncato gli stipendi, pagano una miseria i collaboratori, hanno soppresso gli uffici all’estero, gli inviati, tutto».
Che giornali legge?
«Sono abbonato al Corriere, a Repubblica e al Fatto, che poi è l’unico giornale utile».
Utile perché ci scrive lei?
«Non ci scrivo molto. È utile perché non ha fake news. E poi c’è Marco Travaglio».
Cos’ha di speciale lui?
«È bravissimo, ha una memoria di ferro. Gliela invidio. Però quelli che hanno tanta memoria sono degli stronzi. Li odio».
Lei invece dimentica tutto, così scrive nel libro.
«Esco di casa e dimentico perché sono uscito. Salgo al piano di sopra, e non so perché ci sono salito. Mi riempio di post-it e poi li perdo».
Nel libro racconta di quando rivede una sua ex “quasi moglie” e non la riconosce.
«Capisce il dramma? La gente ci ride, ma io mica tanto».
Ha fatto qualche controllo?
«Tutti. Non ho l’Alzheimer. Dicono che ho un QI altissimo. Ma mica è vero: è solo perché nei test a crocette non mi batte nessuno. Abbiamo finito? Di già? E le domande cattive?».
CLAUDIO SABELLI FIORETTI CLAUDIO SABELLI FIORETTI SILVIO BERLUSCONI GIORGIO LAURO A UN GIORNO DA PECORACLAUDIO SABELLI FIORETTI
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