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E' stato sculture, pittore, regista e fotografo, sempre all'insegna dell'anticoformismo. E' morto all'età di 96 anni William Klein, l'uomo che ha rivoluzionato la fotografia con le sue immagini della violenza delle città durante una lunga carriera che ha abbracciato anche la moda e il cinema. "E' morto serenamente", ha dichiarato il figlio.
Nato il 19 aprile 1928 a New York da una famiglia ebrea ortodossa, trascorse la sua infanzia a a New York, dove ebbe modo di sperimentare sulla sua pelle l'antisemitismo che negli anni '30 dilagava anche negli Stati Uniti. Amante dell'arte sin da giovane, dai 12 anni è assiduo frequentatore del MoMA che fu praticamente una sua seconda casa, rifiuta la cultura di massa e a 18 anni si arruola nell'esercito americano come radio operatore, prima di concludere gli studi. E' durante il servizio militare infatti che scopre l'Europa. Nel 1948 si iscrive alla Sorbona di Parigi dove studio' con Fernand Leger che incoraggiava i propri studenti a a rifiutare e sovvertire il conformismo e i valori borghesi che dominavano il mondo dell'arte.
In quegli anni William Klein si sposa con Jeanne Florin e decide di stabilirsi a Parigi. E proprio in questi anni parigini sperimenta nella scultura e nella pittura, ispirandosi alla Bauhaus, a Mondrian e a Max Bill. Contemporaneamente inizia a sperimentare anche con il mezzo fotografico e si guadagna l'appellativo di "anti-fotografo".
Considerato una della figure piu’ anticonformiste della fotografia americana del dopoguerra, si è sempre sentito un outsider. La sua opera opere mina alle basi l’oggettività della fotografia, sovvertendone i canoni consolidati. Proprio nel periodo in cui lo sguardo di Henry Cartier Bresson dettava legge, Klein si dedicava a una sperimentazione che ribaltava ogni regola di composizione, messa a fuoco e qualsiasi altra tecnica fotografica. “Mi piacciono le foto di Cartier-Bresson, ma non mi piace il suo insieme di regole. Così le ho invertite. Penso che la sua visione della fotografia, che deve essere obiettiva, sia una sciocchezza", affermava pur avendo - curiosamente - scattato molte delle sue foto proprio con una macchina fotografica comprata da Cartier Bresson, mostrando quanto in fotografia autori differenti possano dare risultati completamente diversi utilizzando lo stesso mezzo.
Le sue immagine non sono quasi mai pulite e ordinate, eppure hanno una carica e una vitalità che sconvolse un’intera generazione di fotografi. Qualsiasi cosa fosse considerata “errore” dal mainstream fotografico del tempo, Klein riesce a trasformarlo in nuovo metodo espressivo: "Per me, fare una fotografia era fare un anti-fotografia"
Come regista realizzò oltre 20 film, fra cui il primo documentario in assoluto su Muhammad Ali.
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