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Piero Degli Antoni per ''il Giorno - la Nazione - il Resto del Carlino''
Lei su Radiodue al sabato e alla domenica fa «Il programmone». Che differenza c' è tra radio e tv?
«In radio puoi sperimentare, sbrodolare, non ci sono le leggi rigide della tv, quando ti fanno 'Stringi stringi...'».
Il suo umorismo così surreale è collegato alla sua sicilianità?
«Ha a che fare con il bar, con la provincia. La provincia crea più goliardia, ci conosciamo tutti, ci annoiamo, e quindi per vincere la noia scatta lo scherzo, la presa in giro. E se lo storicizzi diventa spettacolo».
Si riferisce al periodo in cui viveva a Galati Marina...
«Ero disoccupato, non facevo concorsi per paura di vincerli, non studiavo - ero stato bocciato per due anni - passavo le ore in mezzo agli altri, al bar. L' unico svago era il film della domenica, in paese c' era un solo cinema. Non andavo a vedere un film particolare, andavo a vedere qualsiasi cosa ci fosse, e talvolta prendevo le fregature. Per esempio i film di guerra, oppure troppo d' amore, mi annoiavano... invece se c' erano Totò, De Filippo, Fabrizi, Nino Taranto... o anche Jerry Lewis, Dean Martin, mi divertivo. Però mi piacevano anche Ercole e Maciste, le avventure, un po' di vampiri. Non si sapeva mai in anticipo che film avrebbero dato, ogni volta era una sorpresa».
La sua famiglia come prendeva il suo stile di vita?
«Mio padre era impiegato al Comune, i figli erano quattro, faceva qualche lavoretto extra per arrotondare, non ci mancava niente ma non potevamo permetterci il superfluo. Le cento lire per andare al cinema me le guadagnavo grazie a mia madre, che me le dava solo se andavo a messa. Se non mi vedeva in chiesa perdevo il cinema. E io andavo.
Questo fino agli anni Sessanta, dai Settanta in poi mi mantenevo da solo con spettacolini, feste di piazza, facevo anche il dj. Vivevo con i miei, che mi davano da mangiare e dormire, ma non avevo il coraggio di chiedere nient' altro, quindi, se desideravo il jeans particolare, prima dovevo trovare i soldi. Appena sono arrivati in tv Cochi e Renato ho avuto l' illuminazione, ho capito come si poteva mischiare la musica col cabaret, poi con 'Alto Gradimento' ho intuito che si poteva ridere in un altro modo.
Gli sketch alla Paolo Panelli mi facevano ridere, ma mi sembrava di conoscerli già in anticipo, sapevano di vecchio. Anche Walter Chiari era bravo, però mi sembrava scontato, erano barzellette raccontate bene, ma sempre barzellette».
Cochi e Renato erano, e sono, due comici del Nord: strano che riuscissero ad affascinare un siciliano...
arbore e frassica indeitro tutta 30 e l ode
«A me piaceva la comicità del Nord, per esempio anche Paolo Villaggio o Felice Andreasi. La comicità nuova arrivava da Milano, così come la musica arrivava dall' estero. Ancora oggi continuano a piacermi più i comici milanesi che quelli siciliani. Infatti allora ero un po' emarginato per questo modo di ridere alla milanese»
Lei ha avuto una parabola artistica particolare: è partito come spalla e...
arbore delogu e frassica indeitro tutta 30 e l ode
«Non credo. A 'Quelli della notte' ero una spalla? No. Eravamo tanti protagonisti. Renzo cosa faceva? Andava, bussava, apriva una porta, ed entravamo in scena io, Catalano, Ferrini che era il più forte di tutti, Marisa. Non eravamo spalle: in quel momento, anche se per pochi minuti, eravamo protagonisti. Spalla è un' altra cosa, sono Gianni Agus o Carlo Campanini...».
Frassica e i soldi.
«Io vengo da un' economia zero. Guadagnavo qualche soldino che mi serviva per andare a Roma per cercare un ingaggio. Quindi conosco il valore del denaro, ho fratelli e cognati che vivono con lo stipendio e con la pensione. Non sono abituato a stare con i ricchi, anche se io, forse, sono ricco. Anzi a volte rifiuto qualche contratto proprio perché mi sembra troppo. Qualche no lo devo dire. Ci sono alcune trasmissioni o film dove non ci vado manco morto».
Frassica e le donne. Lei ne ha sempre avute di molto belle.
nino frassica foto di luciano di bacco
«È come quando non avevi i soldi. Col successo anche i brutti diventano belli, hai una compagna magari più bella di quello che ti spetterebbe».
Ma lei si considera bello o brutto?
«Mi considero brutto, a volte medio. Dipende dallo specchio. Bello mai».
È vero che quando qualcuno le dice, usciamo a cena ma non parliamo di lavoro, lei non accetta l' invito?
«Mi annoio. Qual è l' alternativa? Il calcio? Non mi piace. Le donne? Già fatto. I motori? Non ci capisco niente, non ho neanche la patente. Politica? Esce fuori la mia ignoranza. Invece di quante cose puoi parlare dentro lo spettacolo? Sarebbe un peccato rinunciarci visto che è la cosa che mi piace di più».
Ha un rimpianto?
«Fisicamente di non avere fatto sport. Non avere imparato l' inglese, la chitarra e il pianoforte. E pure le arti marziali per difendermi. Oggi se uno mi vuole picchiare devo scappare, ma correre non so correre, e come faccio?»
La più grande soddisfazione?
«La prima in assoluto alle isole Eolie. Allora ero sconosciuto, però lavoravo con Arbore, Boncompagni e Mario Marenco - era il '92 - a 'Radio anghe noi'. Facevo un quiz radiofonico strampalato. Insomma, vado alle Eolie e sento nell' aria la mia voce, però a un orario che non era quello della trasmissione. Pensavo fosse una replica. Invece mi sono accorto che dei ragazzi avevano registrato dalla radio - con quei vecchi registratori dove per incidere dovevi schiacciare due tasti contemporaneamente, rec e play, altro che podcast - tutta la collezione dei miei sketch. Per me è stato come se mi avessero dato delle medaglie.
La stessa soddisfazione che ho provato quando hanno chiesto alla figlia di Totò con chi avrebbe riso suo padre se fosse stato ancora vivo. E lei ha risposto: "Con Frassica". Quando mi dicono bravo lo prendo, non si butta via niente. Ma quando dicono "originale" sono proprio contento. Preferisco "originale" a "bravo": bravi siamo tanti, originali pochi».
FRASSICAFRASSICA 2FRASSICA ARBOREFRASSICA 1FRASSICAFRASSICA 3NINO FRASSICA FRASSICAnino frassica e maurizio ferrini
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