
LA MOSSA DEI DAZI DI TRUMP: UN BOOMERANG CHE L’HA SBATTUTO CON IL CULONE PER TERRA – DIETRO LA LEVA…
1 - "RAPPORTO CARELLI", NULLA DI NUOVO NELL´UNIVERSO DEI TALK
Da "la Repubblica"
Titolo impegnativo per il Rapporto Carelli, nuovo talk politico di Sky Tg24 il martedì e mercoledì alle 20.35. Fa pensare a un modulo di alto profilo e richiama inchieste o tratti definitivi su precise questioni. La libertà di cui può godere un canale all-news faceva sperare in un taglio netto dalla produzione corrente. La scelta è invece diversa, somiglia, quasi mima gli altri talk: davanti a Emilio Carelli passano ospiti come Di Pietro e Brunetta e la postazione, terrazza con vista magnifica su Roma centro, è di quelle che ispirano ben altri Rapporti.
L´avvio è faticoso e i buoni propositi parecchi, ma ci vorrebbe anche un buon motivo per scegliere il programma che va in orario micidiale, vista la concorrenza in giro. E glissiamo sui sondaggi in diretta, del tipo: "La Casta deve pagare di più?". Il 97 per cento ha risposto sì. Il tre per cento doveva essere la Casta al gran completo. Perché non osare altro e in maniera piuttosto radicale? Cosa lo impedisce?
2 - CARELLI C'E' BISOGNO DI RODAGGIO
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
Studio con vista sul Vittoriano. L'unica idea nuova di «Rapporto Carelli», il nuovo talk di approfondimento di Emilio Carelli, è di aver allestito uno studio con affaccio su Roma, che è sempre un bel vedere. Sì però, quelle stufette piazzate dietro il lato B degli ospiti facevano tanto tendopoli, e i non pochi incidenti tecnici (dai microfoni all'ormai invasivo touchscreen) si potevano forse evitare in un più accogliente studio tradizionale (Sky Tg24, martedì e mercoledì, ore 20.35). Carelli è uno sperimentatore.
A lui non interessava il tema («L'Italia del Monti», per quanto «I Monti d'Italia» sarebbe stato più incisivo), non interessava «dare voce all'Italia che di solito è ignorata dalla tv», non interessava far partecipare al dibattito anche «Gli sgommati». No, a lui interessava ben altro test, di vago sapore linguistico e internazionale.
Carelli, anzi «Rapporto Carelli» (Rapporto di nome e Carelli di...) voleva dimostrare che il dipietrese, in tv, è ormai lingua madre. Per questo ha invitato la bravissima Rachel Donadio, corrispondente da Roma del New York Times e l'ha obbligata a capire Antonio Di Pietro, il Trattorista. La trasmissione ha avuto tratti surreali (la povera Rachel, nonostante l'abitudine a decifrare gli arcani della politica italiana, avrebbe avuto bisogno di una traduzione simultanea), specie quando sono intervenuti due sapientoni da Oxford, due dottorandi italiani con vocazione tribunizia.
Sì certo, le trasmissioni hanno bisogno di avviamento, di rodaggio, di tempo; né ci faremo mancare la possibilità di seguire il programma su iPad e tablet Samsung, grazie all'applicazione Sky Go, ma francamente è difficile capire chi, in pieno access prime time, possa decidere di sintonizzarsi con Rapporto per sentire volti nuovi come Di Pietro. Finora la stagione è stata abbastanza mite, ma se il freddo avanza, basteranno quattro stufette per riscaldare la mente e i... cuori degli ospiti?
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