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FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
Michele Anselmi per www.ilvostro.it
«Più sobria e meno sfarzosa». Così Alberto Barbera, biellese, 62 anni, già direttore della Mostra veneziana a cavallo del Duemila prima di essere cacciato senza tanti complimenti dal ministro Urbani, vuole sia la 69ª edizione della cine-kermesse al Lido, dal 29 agosto all'8 settembre. In sostanza «snella», come amava dire con una punta di civetteria Guglielmo Biraghi. Infatti s'è deciso di fare un programma essenziale, ma non minimalista: 18 titoli in concorso, 12 fuori concorso, altri 18 in Orizzonti.
Barbera e il presidente della Biennale Paolo Baratta - già ribattezzati Ba & Ba - giovedì mattina saranno a Roma per presentare il menù della Mostra, dopo settimane di indiscrezioni e supposizioni, anche nomi tirati fuori a casaccio, pescando tra gli infiniti papabili. Prendete la pattuglia italiana, la più delicata da comporre, per le spinte e le controspinte, perché tutti rivendicano il diritto di esserci salvo poi dolersi se i critici stroncano e i cinefili fischiano.
Sul fronte Italia, a due giorni dalla conferenza stampa, Barbera e i suoi consulenti, ovvero Giulia D'Agnolo Vallan, Bruno Fornara, Mauro Gervasini, Oscar Iarussi, Emiliano Morreale, Marina Sanna, avrebbero deciso così. Solo due film italiani in gara: "à stato il figlio" di Daniele Ciprì, il primo senza la collaborazione storica di Franco Maresco; "Bella addormentata" di Marco Bellocchio. Insomma, niente più "abbuffate" tricolori degli ultimi anni, quando Marco Müller riusciva a piazzare anche quattro film nazionali in gara, più tutti gli altri disseminati nelle varie sezioni, incluso Controcampo, ora trasportato con nome diverso al suo Festival di Roma per non far dispiacere a nessuno.
Due italiani in concorso significa rigore estremo. Sempre che - si sta decidendo in queste ore - i selezionatori veneziani non scelgano di promuovere in competizione anche "Un giorno speciale" di Francesca Comencini, sorella di Cristina, girato a tempo record, tra marzo e aprile, a basso budget, sulla scorta del romanzo dell'attore Claudio Bigagli "Il cielo con un dito".
Una commedia tra amore e lavoro, costruita sulla giornata di due giovani che si incontrano un po' per caso: lei, Giulia Valentini, deve vedere un politico importante che l'aiuterà forse ad entrare nel mondo dello spettacolo, lui, Filippo Scicchitano, è stato appena assunto come autista e il suo primo incarico consiste proprio nell'andare a prendere la ragazza e accompagnarla all'incontro. Distribuisce Lucky Red, produce Carlo Degli Esposti.
Dimenticare le spiritosaggini goliardiche del 2011, quando la pre-apertura fu riservata a un terrificante film-farsa in 3D di Ezio Greggio, stavolta si fa sul serio. Del resto, Barbera è stato chiaro nell'intervista rilasciata al "Corriere della Sera" due settimane fa: «L'anno scorso gli italiani erano una trentina, ma solo di 7 o 8 si è parlato. Di tutti gli altri non s'è accorto nessuno. Forse mi accuseranno di lesa italianità ... Ma io penso il contrario. Inutile ammucchiare nomi per far contenti tutti. Per ridar prestigio al nostro cinema serve una selezione severa. Fuori dalle solite logiche di spartizione tra Raicinema e Mediaset».
Tutto ciò vuol dire che molti sono rimasti fuori. Alcuni titoli? "Tutti i santi giorni" di Paolo Virzì, "Venuto al mondo" di Sergio Castellitto, il quale avrebbe rivendicato l'apertura poi assegnata a Mira Mair, "Un giorno devi andare" di Giorgio Diritti, ormai in viaggio verso il Torino Film Festival, "Il comandante e la cicogna" di Silvio Soldini, "Il rosso e il blu" di Giuseppe Piccioni, "Il volto di un'altra" di Pappi Corsicato, sicuro al Festival di Roma per la nota amicizia con Müller. Anche "Acciaio" di Stefano Mordini, dal best-seller di Silvia Avallone, sempre by Palomar di Carlo Degli Esposti, che proprio stamattina, martedì, sarà annunciato tra i film delle Giornate degli autori.
Inutile dire che non tutti l'hanno presa bene: alcuni con saggia rassegnazione, altri con malcelato fastidio. Ma si sa: Venezia è sempre un rischio per gli italiani. Basta poco, in quel contesto cinefilo e fibrillante, perché scatti la ridarella, il fischio, il buu di scherno, con relativi titoli di prima pagina e comprensibile rabbia degli autori: l'anno scorso accadde con "Quando la notte" di Cristina Comencini e ne venne fuori un putiferio che certo non aiutò la vita commerciale del film.
Sostiene Barbera che «alcuni nomi attesi non ci saranno perché i loro film non mi hanno convinto, ma le belle sorprese non mancheranno, perché il prestigio di Venezia è intatto nel mondo, tutti vorrebbero venire qui». In buona misura è così. E a questo punto non sarà facile per il fiero Marco Müller, fino al 2011 indiscusso Doge della Mostra, dimostrare che il suo primo anno al Festival di Roma, con un budget identico a quello veneziano, cioè 12 milioni di euro, non sarà costruito con quelli che nel 2006 definì «gli scarti veneziani».
Intanto pare allontanarsi, salvo ripensamenti, l'anteprima mondiale di "Django Unchained" di Quentin Tarantino, per il resto si vedrà . Probabile a questo punto che "Venuto al mondo" di Castellitto regista e attore, dal romanzo della moglie Margaret Mazzantini, con Penélope Cruz e Emile Hirsch, trovi proprio a Roma la sede più consona per la prima uscita.
Inutile dire che sia "Bella addormentata" di Bellocchio, sia "à stato il figlio" di Ciprì sulla carta fanno gola a qualsiasi direttore di festival. L'uno prende spunto dagli ultimi giorni della vita di Eluana Englaro, visti da lontano, per parlare non solo di testamento biologico e temi eticamente sensibili attraverso le storie di alcuni personaggi-simbolo raccontati con stile veemente, quasi rabbioso. Le prime scene sono davvero impressionanti per forza polemica.
Uscirà il 6 settembre nelle sale, in contemporanea con Venezia. Nel cast Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino, Maya Sansa, soprattutto Toni Servillo. Il quale Servillo è protagonista assoluto anche del secondo, torva storia familiare in salsa siciliana e in chiave iperrealistica, tra usura e ammazzamenti, presa dal romanzo omonimo di Roberto Alajmo.
Non si riderà nemmeno, a occhio, con "L'intervallo" di Leonardo Di Costanzo, teatrale corpo a corpo sui tema della camorra preso quasi certamente per Orizzonti. Mentre, per restare a Napoli e dintorni, si aspetta con curiosità il documentario che Jonathan Demme, il regista americano del "Silenzio degli innocenti" ma anche del mirabile ritratto "The Agronomist", ha girato sul sassofonista partenopeo Enzo Avitabile. In partecipazione speciale, naturalmente, anche il sindaco "arancione" Luigi De Magistris.
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