DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
Elisabetta Reguitti per il “Fatto Quotidiano”
Come non si diventa scrittori: manuale semi-serio di cosa evitare. L'idea, manco a dirlo, è di uno scrittore: Gianrico Carofiglio che tra il serio e il faceto illustra il suo dodecalogo per quanti sono convinti di essere romanzieri come chi si sente sportivo perché segue le partite in tv.
Le prime 5 perle di onestà intellettuale mettono il super-io, che alberga in molti di noi, con le spalle al muro: primo “l’ispirazione è tutto”, secondo “in italiano a scuola ho sempre preso voti alti”, terzo “ho un amico, ho molti amici scrittori”, quarto “io non leggo niente, scrivo e basta”, quinto “a mia mamma e al mio fidanzato il testo è piaciuto”. Infine rendersi conto che se i suddetti hanno il coraggio di un'espressione come “vuoi la verità?” non è un bel segno e forse non è il caso di accanirsi e disperdendo energie e soldi nell'autoproduzione. “Solo una minuscola percentuale riuscirà a pubblicare, ancora meno quelli che venderanno un numero di copie accettabile. Conviene di più comprare un biglietto della lotteria di capodanno” premette l’autore.
Eppure in Italia si scrive tanto, troppo: le ultime stime parlano di oltre 60 mila pubblicazioni annue alle quali vanno aggiunti gli 8 mila libri autoprodotti; una media di oltre 186 libri scritti al giorno, in un paese dove, secondo l’Istat, meno del 50% degli italiani legge al massimo 3 libri l’anno. Quindi, perché tanta ardore per la scrittura? Rimane l’idea cardine della sesta “regola” per non diventare scrittori ovvero “scrivere per lanciare un messaggio”. Un po’ come se ci sentissimo novelli naufraghi sull'isola dell’ispirazione pronti a lanciare al mondo il nostro messaggio in bottiglia.
La settima regola consiste nel credere che “nel romanzo sia necessario raccontare la verità” che non significa narrare fatti realmente accaduti ma affrontarli attraverso il raffinato strumento della finzione. L’ottavo consiglio si commenta da solo: “sì al talento, no ai talent”, la nona regola affronta il tema del plot narrativo e l'idea sbagliata che “la storia non è importante, ciò che conta è scrivere bene”.
Con una punta di cinismo Carofiglio mette in guardia: “Se la pensate così, difficilmente diventerete scrittori. Soprattutto se non vi chiamate Joyce”. In Italia dunque, c'è una sconfinata offerta di testi a fronte di una richiesta ai minimi termini. Ogni giorno giovani e non inviano lettere di accompagnamento ai loro manoscritti. Da qui la decima perla:
“Astenersi dall’inviare lettere maliziose al presunto editor ” sperando di rendersi accattivanti. Infine le ultime due considerazioni riprodotte in mini video pubblicati sul blog I fiori del male: “Scrivere è facile e divertente” e ancora “posso scrivere ciò che voglio, perché la letteratura è fantasia”. Sorride Carofiglio ex magistrato. Anche il mondo della fantasia sia regolato da leggi. A tutela del lettore.
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