DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paolo Martini per "Sette - Corriere della Sera"
Volendo fare del sano gossip sul gossip, ovvero quattro chiacchiere sul mondo del pettegolezzo, l'abile conversatore deve scegliere prima di tutto l'atteggiamento giusto con cui affrontare l'eventuale discussione. à facile scivolare su queste parole per definizione leggere, e dalla sostenibile leggerezza del ricamo a piccolo punto sui fatti del giorno svirgolare chissà dove.
à perciò che viene da indicare subito, in questo elenco sommario di suggerimenti per rinfrescarsi le idee sui pettegolezzi, la posa forse più cinica. Selfie-made man. Dimenticato il mito dell'uomo che si è fatto da solo, il self-made man, la nostra società festeggia la nascita di un nuovo tipo umano che si fa da solo l'immagine di se stesso, continuamente, senza pause, con la fotocamera del telefonino, a cui segue l'immediata condivisione online. Quella che è stata considerata la parola dell'anno 2013, "selfie", indica una moda che, in realtà , si è andata via via radicando nei primi Anni 10.
à un fenomeno che deve quasi tutto ai nuovi smartphone, con il simbolino della Mela morsicata o meno. Ma tantissimo hanno fatto pure l'uccellino di Twitter e il quadratino fotografico di Instagram, insomma i vari social network che si sono affiancati a Facebook, MySpace e così via. Farsi la foto da soli per registrare in proprio un evento è diventato in pochi mesi un contagio globale, e quando un ragazzo s'avanza e ha lo smartphone in mano, non può più scappar via nemmeno papa Francesco, che pure, secondo le parole di Barack Obama, è l'ultima grande sentinella morale contro questa deriva cinica del mondo.
Ma torniamo al punto: la posa da "selfie-made man" sul tema del gossip deve essere sostenuta con giocosità e autoironia. E la tesi è semplicissima: non è più possibile il gossip nell'epoca del "selfie". Vero? In parte è proprio così. Le star più chiacchierate si divertono un mondo ad alimentare leggende "postando selfie" sempre più sfrontati, ovvero mettendo in pubblico gli autoscatti più impudichi.
Così siamo passati da un George Clooney - personaggio intorno a cui si è alimentato per anni un mercato mondiale del retroscena - a James Franco, che con la propria vera o presunta bisessualità gioca apertamente dal suo telefonino. C'è ormai persino una classifica storica dei selfie più famosi, che si apre con l'inevitabile "Madonna heavy drinking in lingerie", ovvero Madonna che sbevazza in sottoveste, e si chiude ancora con "Madonna selfie armpit" (= ascella), ovvero con la Ciccone che ostenta un boschetto di peli nell'ascella stessa (sic!).
Ma, attenzione... Binge-watchers. Cioè quelli che a una sana, normale visione di qualche mezz'ora di televisione, sostituiscono dei veri e propri riti d'indigestione interminabili (binge sta per l'atteggiamento compulsivo). Ecco, qualunque fan delle serie tv americane, a questo punto della discussione, può obiettare alla tesi del Selfie-made man: «...attenzione a dare per morto il gossip».
Che il pettegolezzo sia vivissimo, in alta quota, è una convinzione ben radicata tra le schiere degli spettatori di serie tv resi avveduti da due-tre stagioni di Scandal e di House of Cards: gli spettatori bulimici del grande romanzo americano televisivo a puntate sono coscienti di una straordinaria trasformazione in atto.
Le vicende rosashocking della lobbista Olivia Pope (nei panni della disinvolta signorina Papa c'è l'attrice Kerry Washington) o gli intrighi sexy del politico Franck Underwood (nei panni dell'onorevole Sottobosco si è calato Kevin Spacey) ci dicono soprattutto che il gossip è il sale della politica di oggi, in un'epoca che ormai non è solo pienamente post-ideologica, ma forse anche post-leaderistica, dove sulla scena pubblica nessuno crede più a niente e a nessuno: per il New York Times siamo nella stagione "Post-Hope Politics", senza speranze, senza aspettative.
Grande interprete di questa trasformazione del gossip in Italia è stato Roberto D'Agostino, che con il suo sito Dagospia si è ritrovato man mano ad allargare lo spettro dei retroscena dal mondo dello spettacolo al potere politico ed economico. A ben vedere, è come se il gossip vero e proprio, nell'arco di poche generazioni, avesse cambiato categoria: non è più un gioco innocente per le servette ma il campo di battaglia esclusivo delle élites.
Come la Pope e Underwood, eroi ambigui dell'età antipolitica, i veri uomini di potere sono quelli che manovrano, da dietro, la scena della rivelazione dei gossip. Non è che sia una storia nuova di zecca, e non è nemmeno che sia stata scritta da un nuovo Don De Lillo (quasi all'inizio di Underworld si può pescare la miglior citazione in materia: «Fama e segretezza sono i due estremi della stessa fascinazione, il crepitio elettrostatico di una certa libidine del mondo»). Perciò c'è anche chi trova queste narrazioni sulle sveltine e gli intrighi che si consumano dietro, sotto e intorno alle scrivanie di Washington noiose e ripetitive come una certa pornografia... Hip-Hop-Hurrah!
Ecco perché non manca ancora oggi chi preferisce il mondo del gossip tradizionale, dove s'innervano ogni stagione i nuovi reali inglesi che fanno volare le fidanzate in economy e le nuove cafone da reality che mostrano il lato B dopo il parto, i calciatori con le creste mohicane che seminano figli o "i giudici" dei talent-show che sembra che sappiano solo urlare. Peraltro, il limite del trash si è talmente alzato, o quello del buon gusto si è così abbassato, che ormai possiamo trovare queste celebrities volgarotte sulle copertine più patinate e un tempo stilose.
Per sostenere bene la parte del tradizionalista a oltranza del gossip è dunque necessario un livello di conoscenza del mondo Pop internazionale che va ben oltre Kate e Pippa Middleton. Perché con l'Italia non si va da nessuna parte, basta sfogliare un qualche numero recente dei nostri maggiori settimanali di gossip per perdersi in un battibaleno tra i tupé e le tinture dei personaggi del passato prossimo: è un cambio di stagione anche qui, rispetto all'epoca d'oro dei pettorali ben oliati di qualche improbabile tronista e delle inchieste sulle mestruazioni delle divette.
Di più o di meno che sia, in Italia le stelle stanno sempre a guardare, sempre le stesse, poche, e ormai hanno tratti grotteschi. Ma calarsi nei panni dell'entusiasta residuale del gossip pop, in grado di reggere il tema con competenza internazionale, è un bel rischio: basta imbattersi nel solito snob che si deve ancora riprendere dall'ultimo film di Sofia Coppola, Bling Ring. à la cruda e realistica storia di una banda di ragazzi che si divertivano a entrare nelle case dei personaggi da jet-set hollywoodiano per fotografarsi mentre giocavano con le intimità tanto chiacchierate delle varie Paris Hilton, per portar via magari un paio di occhialoni da sole o di scarpe di lusso.
La Coppola, che si era già esercitata sull'età di passaggio e sulla cosiddetta "adultescenza" di un certo mondo di oggi, in Bling Ring mette a fuoco il vuoto di quest'epoca delle celebrities facili, del gossip ancora più facile e del selfie come trofeo, una deriva che non ha guastato solo quei ragazzi, ma forse anche un'intera generazione. à la trasparenza quasi assoluta del nulla, un vuoto morale - perdonate la parola grossa - che lascia di stucco. Forse non è poi tanto morto il gossip, se fa ancora così male.
GEORGE CLOONEY E AMAL ALAMUDDIN GEORGE CLOONEY FOTO DI CHUCK CLOSE PER VANITY FAIR SELFIE PUBICO DI JAMES FRANCOAlain Le Roy e Roberto Dagostino Roberto Dagostino Gianna Terzi di Sant Agata e Marisela Federici KATE E PIPPA MIDDLETONSOFIA COPPOLA GAEL GARCIA BERNAL FOTO LAPRESSE IL CAST DI THE BLING RING
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