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Simona Antonucci per "il Messaggero"
Doppio incarico, artistico e del mercato, due festival, del cinema e della fiction, moltiplicazione delle sedi, dall'Auditorium a Massenzio passando per il Maxxi, libertà sulla scelta dei collaboratori, delle date, delle clausole di recesso. Fantascienza! Il contratto di Müller ormai assomiglia al copione di un film di fantascienza, ambientato nel leggendario El Dorado, dove Monti non è dovuto intervenire a fare tagli alla spesa pubblica, ad aumentare tasse ai cittadini, a rivoluzionare i rapporti di lavoro. Dove gli enti locali non sono in bancarotta e la cultura è la prima voce dell'economia dello Stato.
Puntata dopo puntata, cda dopo cda, si dice e si sente dire di tutto e la parola definitiva su questa tormentata edizione della rassegna romana sembra proiettata in futuro così lontano che diventa fantascienza anche soltanto ipotizzare che il festival vada in scena a fine giugno, nell'annunciata anteprima ai Fori romani. Il nuovo direttore artistico della kermesse, appena nominato, è immediatamente partito per Hong Kong, un El Dorado dei tempi moderni.
E lì è rimasto. In viaggio anche la bozza di accordo che dovrebbe regolare il suo mandato: avanti e indietro dagli uffici della Fondazione cinema a quelli dei legali che stanno cercando di venirne a capo. Ormai solo studi privati: il consigliere Michele Lo Foco che rappresenta il Comune nel cda del Cinema e che seguiva per la Fondazione la stesura del contratto di Müller è stato sollevato dall'incarico. E probabilmente sarà lui stesso a sentirsi sollevato, visto che le sue opinioni probabilmente non erano in linea con le altre linee: «Dobbiamo contenere la spesa del personale - dichiarò subito dopo la nomina di Müller - compresa la voce che riguarda il direttore artistico e i suoi collaboratori».
E invece le richieste avanzate dall'ex responsabile della Mostra di Venezia (cui sembra ormai impossibile rispondere arrivederci e grazie, dopo le battaglie di Alemanno e Polverini per averlo a Roma) sarebbero ben altre: 120.000 euro di compenso per la direzione, con un bonus ancora non definito per l'incarico del mercato, che da quest'anno sarebbe di stampo asiatico.
La possibilità di inglobare anche il festival della fiction, sempre sotto la sua supervisione (e questo incarico sarebbe gratis?). E poi: due appuntamenti, uno estivo a Massenzio, e uno autunnale all'Auditorium a sua volta moltiplicato per due, a ottobre e a novembre (ma le sale stanno ad aspettare?). E ancora: l'ingaggio dei suoi collaboratori fedeli. Per finire: lo stipendio assicurato per la durata del contratto anche in caso di recesso.
Il presidente Ferrari, al momento, si guarda bene dal riconvocare i soci della Fondazione e rimanda la palla ai Fondatori che dovranno, prima ancora di affrontare la fantascienza, calarsi nel neorealismo più sommesso del bilancio in nero. E racimolare i 2 milioni e passa da Camera di Commercio, Musica per Roma, Provincia, Comune e Regione.
E qui si apre ancora un'altra saga, genere commedia amara. La Regione deve ancora alla Fondazione 2 milioni e 800 di mancati finanziamenti degli anni passati. Ora dovrebbe aggiungerne circa 800 per sanare il bilancio. Ma un altro milione e trecento serve già per il nuovo finanziamento. E poi ci sono i conti per la liquidazione della Fondazione Rossellini: cifre da El Dorado.
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