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Il mondiale ai tempi dell'inciucio. Oltre le insanabili divisioni di bandiera, oltre la rivalità fra due paesi e culture, oltre l'eterna inimicizia che corre fra i loro padri pedatori, oltre tutto questo, Neymar giocherà con Messi nel Barcellona. La speranza del Brasile accanto alla luce dell'Argentina. Il "nuovo" Pelè e l'erede di Maradona. A un anno da una coppa del mondo che entrambi devono vincere.
Neymar perché la gioca in casa, e il Brasile non può permettersi di fallire: il paese aspetta questo momento dal 1950. Messi perché nella è rimasto incompiuto: per accostarsi a Diego, gli manca (almeno) quel trofeo che il suo mentore vinse quasi da solo. Con questa insolita alleanza, la faida calcistica sudamericana scolora nell'ecumenismo. Una rivoluzione annunciata da un cinguettio: su Twitter, Neymar è da tempo un messia con oltre sei milioni di discepoli.
«Firmo per il Barcellona, ringrazio i tifosi del Santos per nove anni incredibili », ha annunciato sabato, alla vigilia della sua gara d'addio contro il Flamengo. Poi, ieri sera, prima del fischio d'inizio, non è riuscito a trattenere le lacrime. Spiazzato dalla sortita molto del suo nuovo gioiello, il Barcellona ha aggiornato il proprio sito alle tre del mattino, affrettandosi a ricordare il paragone con Pelè e pubblicando la foto della stretta di mano, quasi un patto politico, fra Neymar e Messi.
Un'istantanea che risale al Mondiale per club 2011, quando il Barça diede la paga al Santos. Adesso, il club catalano deve solo concordare con la Seleçao una finestrella nel fitto calendario (il 2 giugno il Brasile sfida l'Inghilterra, il 9 la Francia, poi c'è la Confederations Cup) per consentire a Neymar di sostenere le visite mediche in Spagna e poi tornare in nazionale. Potrebbe essere presentato il 3 o il 4 giugno.
I dettagli economici restano ufficiosi, anche perché il Santos ha solo il 55% dei diritti su Neymar, il resto appartiene a due fondi di investimento (Dis, 40%, e Tercera Estrela Investimentos, 5%). Firmerà per cinque anni, conserverà i diritti d'immagine, che ne fanno già il calciatore più commerciale del pianeta. «à un giocatore spettacolare e ci renderà ancora più forti», dice Jordi Roura, braccio destro di Tito Vilanova. Tutto è suggestivo di questo trasferimento. Il momento e la destinazione. Neymar doveva partire fra un anno, a costo zero. Ma nessuno poteva più aspettare.
Non lui, che a 21 anni accetta l'esame sempre evitato da Pelè e si misura con l'Europa: studia per il Mondiale. Non Real e a vuoto già nel 2011, stavolta offrivano più degli al Santos (35 milioni contro 25) e al giocatore (11 milioni a stagione contro 7). Venerdì, il club brasiliano ha lasciato a Neymar la scelta. E lui ha deciso di allearsi con Leo, anziché fargli opposizione. Sindrome da grande coalizione.
«Mio figlio ha preferito il Barcellona perché è la squadra che più si combina con il suo stile», ha detto papà Neymar senior, che vigila su destino e finanze del pargolo da quando fu scoperto dal Santos in un torneo scolastico e bloccato per 450 real, due lire, e la famiglia destinava la decima alla chiesa evangelica. Sostiene Cruyff che su una nave non c'è spazio per due capitani, e che la convivenza fra i due assi è un azzardo.
Ma per il Barça spodestato dal Bayern in Europa non c'era operazione migliore per ripartire, per quanto la rincorsa di Neymar a Messi fin qui sia stata più mediatica che pragmatica. L'ha superato negli introiti pubblicitari, può solo imparare da lui sul campo: lo sa bene, però, e sbarca al Camp Nou per questo. E anche per smentire il che l'ha inchiodato ai numeri della sua recente flessione e ha ipotizzato che sia solo «un Beckham in salsa brasiliana», e che il calciatore stia evaporando dietro la figura patinata del divo.
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