DAGOREPORT - DOPO APPENA TRE SETTIMANE ALLA CASA BIANCA, TRUMP HA GIA' SBOMBALLATO I PARADIGMI…
motociclista del club a baghdad
All’”Iraq Bikers Club” un gruppo di uomini non così selvaggi, formato da cristiani e hezbollah, si considera una vera e propria famiglia. Guidano moto “Honda” ma preferiscono chiamarle “Harleys”. Alcuni sono appena rientrati a casa dal nord, dopo aver combattuto contro il nuovo califfato islamico dell’ISIS, altri partiranno presto per la guerra. Nel frattempo si godono un giro insieme in libertà. Si incontrano una volta a settimana per socializzare e poi scorrazzano per le strade.
Lo scorso venerdì però è stato un giorno speciale. Era il Ramadan e molti motociclisti hanno portato con sé i figli. Inoltre si commemorava un membro del gruppo ucciso tre settimane prima a Baghdad. Il rituale è semplice: invece di fare la consueta parata in pubblico, il gruppo va a fare visita ai familiari del deceduto.
Il capobanda si chiama “Captain Bilal” al Bayati. Ha 34 anni e ha creato il club due anni fa. Racconta: «All’inizio eravamo in due, poi ho girato per Baghdad in cerca delle persone giuste. Non tutti possono unirsi a noi. I nostri membri non vengono scelti per il background familiare, sono misti: sunniti, sciiti, curdi, turchi. Non c’è nessuno strano o violento rituale per entrare. Non siamo una gang. Il nostro intento è solo mostrare di essere brave persone. Una famiglia».
Gli “Iraq Bikers” sono nazionalisti e non certo pacifisti. Finora se ne contano 75. Non hanno un’uniforme ma li riconosci dalle bandane e dai teschi. Alcuni in città li criticano: non siamo in Texas. Ma non si può dire che siano osteggiati, anzi.
Ahmed guida una Honda rossa che ha trovato per strada. Era ridotta male e lui se l’è rimessa a posto. Nabir Kadim Jasim, 40 anni, è appena tornato da Mosul, dove era cecchino per Hezbollah. E’ qui solo per una pausa, prima di tornare al fronte contro l’ISIS.
Quando è cominciato il caos, alcuni leader iracheni hanno chiesto ai motociclisti di fare una parata per dare alla gente qualcosa di allegro da vedere, ma non sono finanziati dal governo.
Non hanno strette di mano particolari, parole segrete o tatuaggi identificativi. Non fanno roboare i motori: ci sono troppi checkpoints anche solo per provarci. Sono solo in cerca di normalità. Ogni paese ha i suoi motociclisti. Gli “Iraq Bikers” hanno 10.000 “Mi piace” su “Facebook” e a settembre faranno la loro prima parata in Spagna.
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