RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Gloria Satta per ‘Il Messaggero’
L' INCONTRO
Marshall McLuhan e Pamela Prati, la nascita del web e la politica al tempo dei social, l' utopia libertaria degli Anni Settanta e il futuro prossimo dominato sempre più dagli algoritmi. In una parola, la rivoluzione digitale: è il tema di Dago goes to Oxford, la dottissima lezione a cavallo tra storia, filosofia e tecnologia che Roberto D' Agostino, fondatore e direttore d' orchestra del sito Dagospia, terrà oggi pomeriggio nella mitica università britannica in streaming sul sito stesso e su Facebook.
Romano, 70 anni, D' Agostino (che ha scosso anche la sonnolenta tv con l' innovativo programma Dago in the Sky trasmesso da Sky Arte) è stato invitato in qualità di pioniere dell' informazione online: Dagospia, attivo dal 2000, vanta oggi tre milioni di pagine viste al giorno spaziando tra politica e costume, alta finanza e gossip, cronaca e mondanità, il famoso cafonal. Ultimo scoop: la scoperta che l' annunciato, strombazzatissimo matrimonio di Pamela Prati (con un inesistente imprenditore) era una bufala.
L' INVITO
L' invito a Oxford, racconta Dago, è arrivato inaspettato. «Ho sempre giocato in casa e in quell' ateneo non conoscevo nessuno», spiega. «Mi ha invitato la Italian Society of Oxford che prima di me aveva voluto Beppe Grillo. Cosa mi aspetto? So soltanto che stasera, dopo la mia esposizione, risponderò alle domande del pubblico». Andare a parlare in una sede così prestigiosa gli fa un grande effetto.
«Oxford è il San Pietro della cultura umanistica. E in quella cattedrale del sapere dirò una cosa semplicissima: signori, l' umanità è cambiata non perché Karl Marx abbia scritto il Manifesto ma perché Thomas Edison ha inventato la lampadina. Le rivoluzioni non le fanno le idee ma le cose, gli strumenti in grado di trasformare la realtà». Ha ancora un ruolo un' università di antica tradizione nell' era della cultura orizzontale di internet?
«Certo», risponde Dago. «Per inventare gli strumenti serve il pensiero. La rivoluzione digitale è nata dalla cultura degli hyppie californiani che oltre 40 anni fa spazzarono via il Novecento con le sue ideologie, le sue guerre e inventarono il computer, un mezzo di comunicazione che doveva utopisticamente garantire la pace e democratizzare l' accesso ai contenuti: non a caso free in inglese signifca sia libero sia gratis».
Dago in redazione - ph Massimo Sestini
E perché decise di fondare Dagospia? «Avevo rinunciato al posto in banca per fare il giornalista. Ma ero stufo di sprecare energie e tempo per convincere i caporedattori a pubblicare le mie cose. Così, quando L' Espresso censurò la mia stroncatura di un disco di Francesco De Gregori rimpiazzandola con la sviolinata di un altro critico, capii che dovevo mettermi in proprio. Per essere libero di fare quello che mi piaceva.
All' inizio Dagospia arrancava, ero solo e pubblicavo tre articoli al giorno. Oggi il sito ha una redazione e tantissimi lettori». In tempi in cui il gossip impazza, è lecito chiedersi se l' informazione sia anche pettegolezzo. «È pettegolezzo che, con il tempo, diventa mito. Tacito è stato l' Alfonso Signorini del primo secolo dopo Cristo», afferma D' Agostino. «Non esiste oggettività, la Storia è il risultato di tanti punti di vista. Il web ha cambiato tutto propagando le notizie in tempo reale e smontando le fake news».
A proposito, come ha fatto a smascherare la bufala delle nozze di Pamela Prati? «Mi è bastato incrociare i social per scoprire che i protagonisti della storia erano inesistenti. E ascoltare le testimonianze di altre celebrità abbindolate da spasimanti virtuali. Le manager di Pamela hanno inventato tutto per guadagnare sulle ospitate della loro cliente ma hanno colto una verità: non c' è più distinzione tra realtà e finzione e, specie in tv, il pubblico vuole favole appassionanti, vere o false che siano».
Dago in redazione - ph Massimo Sestini
LARGO ALLE MACCHINE
Un informatore occulto di Dagospia è stato l' ex presidente Francesco Cossiga. La politica è davvero cambiata con i social? «Attraversa una fase di passaggio in cui si confrontano l' immediatezza di internet, che abbatte gli intermediari tra i leader e la gente, e i tempi analogici della democrazia costretta a rispettare rituali lentissimi. Questo spiega la crisi dei 5Stelle che, nati proprio sul web, si sono poi innestati nel vecchio sistema. È stato come mettere benzina in un' auto diesel».
Che ci riserva il futuro? «Il trionfo dell' intelligenza artificiale. Comunicheremo tutti i dati alle macchine che risolveranno molti problemi, anche in campo medico. L' uomo e la macchina saranno un tutt' uno». Scenario terrificante.
«Ma già siamo su quella strada», esclama Dago, «la nostra paura più grande non è forse quella di perdere il cellulare?».
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