DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
1. COREA NORD: CASA BIANCA DECLINA MEDIAZIONE STAR NBA
(ANSA) - "L'amministrazione statunitense ha canali diretti con le autorità della Corea del Nord": così il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha liquidato chi gli chiedeva un parere su una possibile mediazione dell'ex star dell'Nba Dennis Rodman tra il presidente Barack Obama e il leader di Pyongyang Kim Jong-un. Tornando dalla capitale nordcoreana dove ha incontrato il leader del Paese, Rodman ha detto che Kim vorrebbe essere chiamato da Obama. Carney ha quindi ricordato come la Corea del Nord sia un Paese "che nega i diritti umani e violi sistematicamente le risoluzioni dell'Onu".
2. LA VISITA DELLA STAR DEL BASKET AL DITTATORE NORDCOREANO FA INFURIARE LA CASA BIANCA
Alessandra Farkas per il "Corriere della Sera"
Negli ultimi tempi si era parlato di lui soprattutto per le accuse di violenza domestica e una condanna, nel 2008, per aver picchiato la fidanzata Gina Peterson. Ma adesso l'ex campione di pallacanestro Dennis Rodman, noto per il suo stile eccentrico dentro e fuori il campo da basket, nonché per i suoi molti trofei, è tornato sulle prime pagine nell'improbabile veste di fautore della «diplomazia del basket». L'astuta strategia per normalizzare i rapporti a dir poco gelidi tra Usa e Nord Corea, sulla scia della «Ping Pong Diplomacy» che negli anni 1970 aprì la via alla visita del presidente americano Richard Nixon in Cina.
Reduce da un viaggio di due giorni in Corea del Nord, Rodman è tornato a casa con un messaggio per il presidente americano Barack Obama dal leader di Pyongyang, Kim Jong-un. «Vuole che Obama lo chiami», ha dichiarato intervenendo allo show politico della Abc «This Week». Nonostante i recenti test nucleari condannati da Washington, ha assicurato, il despota nordcoreano sarebbe interessato a migliorare le sue relazioni con gli Stati Uniti.
«Mi ha detto: "Non voglio fare la guerra, non voglio fare la guerra"», ha precisato lo sportivo, spiegando che il presidente americano e il leader nordcoreano condividono la passione per il basket e quindi «si può partire da lì».
In un weekend povero di notizie, l'exploit di Rodman è diventato un tormentone istantaneo che ha mandato in tilt i social media, subissando persino il braccio di ferro Casa Bianca-Repubblicani sui tagli al bilancio.
«Sono troppo sconvolto per riuscire a twittare in maniera coerente», ha ironizzato Neil Irwin sul Washington Post mentre il Dipartimento di Stato era preso d'assedio da giornalisti che chiedevano di sapere come mai il governo Usa non fosse intervenuto per allertare Rodman sui rischi dell'incontro con un dittatore da lui descritto come «un amico» e «un grande leader amato dal popolo come suo padre e suo nonno».
Intanto il New York Times ricostruisce la dinamica dietro al summit. Rodman è arrivato in Corea del Nord lunedì insieme a tre cestisti degli Harlem Globetrotters e a una troupe dell'Hbo, per un reportage sul Paese che debutterà ad aprile. «Se fossimo passati per i canali istituzionali, non saremmo mai riusciti ad entrare», spiegano al Times i produttori dello show, «per questo abbiamo offerto ai nordcoreani, in cambio dei visti, una partita con Rodman».
La passione della dinastia Kim per il basket - e soprattutto per i Chicago Bulls - è nota dall'era Clinton, quando una palla firmata da Michael Jordan e donata a Kim Jong-il nel 2000 dall'allora segretaria di Stato Madeleine Albright è finita su un piedistallo del museo principale di Pyongyang. Intanto alla Casa Bianca pare che il presidente Obama sia andato su tutte le furie.
KIM JONG UN DENNIS RODMANBARACK OBAMA E JOE BIDEN DENNIS RODMAN
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