DEPARDIEU, TOGLIETEVI IL FIASCO – IL “CITTADINO ONORARIO” DELLA CECENIA CON DOMICILIO FISCALE IN BELGIO VUOLE “SETTE PASSAPORTI, A COMINCIARE DA QUELLO ALGERINO”

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Alberto Mattioli per "la Stampa"

Forse, più che un apolide, è un collezionista: di passaporti. Chi si rivede. Gérard Depardieu, l'autoesiliato più famoso di Francia, torna a parlare all'ingrata patria. Un micidiale uno-due domenicale: prima un'intervista per la stampa scritta, al «Journal du dimanche», e poi una in tivù, a «Tf1», sei mesi dopo la letteraccia inviata sempre a mezzo stampa al primo ministro Jean-Marc Ayrault che l'aveva tacciato di «miserabile» per la decisione di abbandonare il Paese e soprattutto le tasse di Hollande.

Le frasi di Depardieu non sono sempre coerenti, ma la più clamorosamente divertente è quella in cui annuncia di volere sette passaporti. Attualmente è a quota due: quello francese, cui non ha rinunciato, e quello russo, che gli consegnò a favor di telecamere Vladimir Putin in persona. In più l'attore è «cittadino onorario» dell'amata Cecenia e ha il domicilio fiscale in Belgio. Adesso però dichiara che chiederà altre cittadinanze, a cominciare, chissà perché, da quella dell'Algeria.

«Mi considero un uomo libero e cittadino del mondo», amen. Soprattutto, Gégé è, parole sue, «talvolta sbronzo». L'attenuante è che non lo nega: «e rivendico il diritto all'eccesso? Certamente sì!», dice al «Jdd». E aggiunge che «è questo spirito un po' hooligan che piace a Putin», che per la verità visto da lontano non sembra proprio uno che va pazzo per l'hooligan.

Invece, sempre secondo l'amico Depardieu, non solo gli piacciono gli eccessi degli altri, ma «ha fatto molte cose per la cultura, per l'opera, lo sviluppo di San Pietroburgo, i restauri, le chiese, i monasteri. La cultura, per lui, è importante. Qui (inteso in Francia, ndr)? non so nemmeno come si chiama quella signorina della Cultura», che poi sarebbe la ministra Aurélie Filippetti. E le Pussy Riot? Quisquilie.

«In Russia non esistono campi di concentramento, come si legge». In ogni caso, le banlieue francesi più devastate sono peggio dei gulag. E poi basta con questa mania francese di rimirare il proprio ombelico: «La Francia e le sue "emmerdes" non sono un soggetto di preoccupazione per le televisioni straniere», declama lui.

Quindi, Gégé continuerà a fare degli spottoni per la Russia e il suo presidente. Anche se gli piace pure quello ceceno, l'altro suo amicone Ramzan Kadyrov, di cui a suo tempo disse che «non è affatto un dittatore» e infatti ha «les Talibans au cul».

Nell'ex Urss, l'attore più corpulento dell'Eurasia non si limita a girare film, leggere Tolstoj, vuotare bottiglie, abbracciare despoti locali e danzare balli popolari. Soprattutto, fa affari: «nel commercio, nella ristorazione, nel cinema, nell'immobiliare, nel turismo». L'ultimo business è un agriturismo a Saransk, «con le genti dei villaggi che sono eccezionali».

Insomma, a Depardieu sta riuscendo quello in cui a suo tempo fallì miseramente Napoleone: conquistare la Russia. Dove, oltretutto, «pago il 13% di tasse». Altro che il 75% di Hollande.

 

PUTIN CONSEGNA IL PASSAPORTO A DEPARDIEUGERARD DEPARDIEU GERARD DEPARDIEUGERARD DEPARDIEU3 celentano depardieu rockp04 corsera