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Lettera di Diego Passoni* a Dagospia
*ballerino e conduttore radiofonico di Radio Deejay
Ogni tanto un giornalista di destra ripesca nel mazzo delle vecchie checche del secolo scorso qualcuno da intervistare. La prima parte è un veloce amarcord, poi parte un rosario di domande-risposte su diritti LGBT, su matrimoni, adozioni ecc.. con un solo scopo: far avallare da parte di un omosessuale famoso le stesse idee di colui che intervista, ovvero che gli omosessuali dovrebbero continuare a fare quel che facevano ai tempi in cui “si stava meglio”: ovvero vestirsi in modo bizzarro, fare colore alle feste, a teatro, al cinema, ad una cena, e continuare ad accoppiarsi la sera nei cruising o all’estero, comprando sesso in luoghi esotici. A questo giro Leopoldo Mastelloni ci ha tenuto a dire che vuol essere chiamato frocio e non gay, e che è ridicola la lotta per i diritti da parte di chi ha voluto la trasgressione.
Caro Mastelloni, nessuno ha cercato la trasgressione, nell’essere gay, e si renda conto che tantomeno lei è mai stato trasgressivo. Mai. Lei è stato un variopinto cocorito che al sistema andava molto bene - l’epurazione dalla Rai avvenne per un bestemmione in diretta, non per altro - e che ha avuto il grande privilegio di essere riconosciuto in un talento, e di aver fatto i giusti incontri.
Questo mi sembra molto poco trasgressivo. In un Italia che era non meritocratica ed omofoba (lo so, è ancora così ma allora era davvero peggio) le andò molto bene, e nulla ha mai fatto per far sì che le cose cambiassero, poiché da buon esempio di figlio d’Italia, una volta avuto un privilegio, ben si è guardato dal pensare anche agli altri, come se gli altri fossero il nemico e non la proiezione di sé, e dunque la vittoria di un’intera categoria sociale.
leopoldo mastelloni e andrea maccarrone
Questo aspetto, devo dire, è rimasto non solo a lei, ma, atavicamente, in molti omosessuali maschi, spesso poco solidali tra loro e invece sempre in cerca di una “regina” che li difenda e rappresenti, mentre loro le tengono la gonna.
Lo so per esperienza diretta, per gente che ho incontrato, ma lo si evince anche da come le associazioni LGBT preferiscano spesso lavorare sul nuovo programma di serate estive piuttosto che a far pressione politica veramente efficace, e di come colpevolmente nessuno dei loro esponenti abbia mai fatto memoria (un mezzo busto, un’aiuola, una vetrina) di un grandissimo, molto più di lei, Mastelloni, come Umberto Bindi, morto in solitudine ed emarginato in modo infame per aver ammesso di essere gay, mentre preferiscono fare la claque ad una marcellabella o ivazanicchi qualsiasi che si rimangia all’ultimo tutto il fascismo di cui si è nutrita, da cui si è fatta mantenere, e di cui è sostanzialmente fatta, solo per convenienza, per metterla su un palco o un carro e “fingere” che questo aiuti non si sa quale causa.
leopoldo mastelloni anton emilio krogh
Ma esiste un sacco di gente che vive il proprio orientamento non come una trasgressione o un’opportunità di ascesa sociale a suon di colpi di scena, e, se trasgredisce, lo fa per i cazzi suoi, mentre tutti i giorni vive l’essere omosessuale senza nessun privilegio di cui lei ha beneficiato. E questo modo di vivere fatto di princìpi e non di principi da servire, lo capisco bene, a lei proprio non va giù.
Non parlando però io in nome di nessun’altro se non me medesimo, sappia caro Leopoldo Mastelloni, che per quanto mi riguarda: guerra senza fine alle serve di regime.
Diego Passoni
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